Papa alla Chiesa greco-cattolica slovacca: testimonianza sull’esempio dei martiri
Cecilia Seppia - Città del Vaticano
Un volto entusiasta e devoto di una Chiesa salda nella fede, consapevole della propria dignità, fiera della sua identità ecclesiale. Così il Papa guarda e descrive i circa 1.300 partecipanti al Pellegrinaggio della Chiesa greco-cattolica della Slovacchia, in occasione delle celebrazioni giubilari per i 200 anni dell'Eparchia di Presov, giunti in Vaticano e ricevuti in udienza nell’Aula Paolo VI. Francesco rimarca la missione delle comunità cattoliche di rito orientale, che da secoli in quella regione vivono al fianco dei cattolici di rito latino e afferma che “la Chiesa Greco-Cattolica in Slovacchia si può considerare un’espressione della bellezza della varietà delle forme della vita ecclesiale, di quella varietà che non solo non nuoce all’unità della Chiesa, ma anzi la manifesta”.
L'esempio dei martiri
Subito si rivolge ai vescovi presenti, in primis il metropolita mons. Ján Babjak, esortandoli ad essere guide e padri di questo popolo, sull’esempio dei martiri.
Seguite il luminoso esempio dei beati Vescovi martiri Peter Pavol Gojdič e Vasiľ Hopko. Diffondete la bontà, la pace, la generosità e la mitezza, con profonda umiltà e semplicità, rimanendo sempre pastori secondo il cuore di Dio che è Padre, e seguendo le orme di Cristo che è venuto non per essere servito ma per servire.
Difendere la famiglia
Altra esortazione del Papa è per i sacerdoti “celibi e sposati”, e per i religiosi che prestano il loro servizio accanto ai vescovi, ma soprattutto in mezzo al popolo, chiamati a portare una testimonianza autentica di fronte alle tante famiglie colpite da più parti e ai pericoli che insidiano la vita cristiana.
Le famiglie dei sacerdoti vivono una missione particolare al giorno d’oggi, quando l’ideale stesso della famiglia è messo in discussione se non esplicitamente attaccato: voi offrite una testimonianza di vita sana ed esemplare…Oggi tocca alla vostra generazione dimostrare la stessa fedeltà, forse non di fronte a una persecuzione diretta e violenta, ma in presenza di difficoltà e pericoli di altro genere.
No a mondanità e clericalismo sterile
Il Pontefice però insiste anche sulle tentazioni più ricorrenti che possono mettere in dubbio la chiamata sacerdotale.
Oggi i sacerdoti, come anche i seminaristi – che ugualmente saluto – sono tentati da due tendenze opposte: dal secolarismo, che li porta alla mondanità, oppure da un arroccamento in modi obsoleti e addirittura non evangelici di intendere il proprio ruolo ecclesiale, modi che portano a un clericalismo sterile. Una esemplare vita religiosa, sia maschile che femminile, come anche l’appartenenza ad alcuni dei nuovi movimenti ecclesiali, fanno parte di un tessuto ecclesiale forte e sano
Riscoprire le radici
Francesco ringrazia anche genitori e nonni e tutti gli educatori cristiani per essere protagonisti di una evangelizzazione continua e necessaria; li incoraggia a custodire e vivere in pienezza le tradizioni bizantine che lui stesso ha imparato da giovane a conoscere e amare. Poi, guardando ai Santi Patroni d’Europa, Cirillo e Metodio, sottolinea l’urgenza di una nuova evangelizzazione in Europa:
Il continente europeo, in oriente come in occidente, ha bisogno di riscoprire le proprie radici e la propria vocazione; e dalle radici cristiane non possono che crescere alberi solidi, che portano frutti di pieno rispetto della dignità dell’uomo, in ogni sua condizione e in ogni fase della vita.
Preghiera per il Sinodo
Il discorso termina con l’invocazione a Maria e la richiesta della sua intercessione anche per i lavori del Sinodo dei Vescovi in corso in Vaticano
La Santa Madre di Dio, alla quale guardiamo con speranza e amore di figli, difenda con la sua intercessione la Chiesa in questo tempo di prova e vegli sui lavori del Sinodo dei giovani, che abbiamo da poco iniziato.
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