Papa Francesco: l’evangelizzazione si fa camminando con la gente
Barbara Castelli – Città del Vaticano
Con “un coraggioso e perseverante entusiasmo apostolico”, portate “l’amore di Cristo a quanti, lontani dalla patria e dalla famiglia, rischiano di sentirsi lontani anche da Dio”. E’ l’esortazione che Papa Francesco rivolge, nel discorso consegnato, ai membri della Congregazione dei missionari di San Carlo, riuniti a Rocca di Papa dallo scorso 9 ottobre e fino al 4 novembre in occasione del XV capitolo generale ordinario, sul tema: “Incontro e cammino. Gesù camminava con loro”. Nel testo, richiamando il racconto dei discepoli di Emmaus, il Pontefice chiede a tutti di “trovare strade sempre nuove di evangelizzazione e di prossimità”, “al servizio dei migranti”.
Camminare con la gente, ponendosi in ascolto
“Di fronte all’odierno fenomeno migratorio, molto vasto e complesso”, Papa Bergoglio ricorda la “testimonianza profetica” del beato Giovanni Battista Scalabrini, “quanto mai attuale”, e riconosce che l’odierna missione degli Scalabriniani “si svolge in contesti difficili, a volte caratterizzati da atteggiamenti di sospetto e di pregiudizio, se non addirittura di rifiuto verso la persona straniera”. Di qui l’importanza di “ascoltare le persone, ascoltare la storia delle comunità; soprattutto le speranze deluse, le attese dei cuori, le prove della fede”, perché “l’evangelizzazione si fa camminando con la gente”.
Quante storie ci sono nei cuori dei migranti! Storie belle e brutte. Il pericolo è che vengano rimosse: quelle brutte, è ovvio; ma anche quelle belle, perché ricordarle fa soffrire. E così il rischio è che il migrante diventi una persona sradicata, senza volto, senza identità. Ma questa è una perdita gravissima, che si può evitare con l’ascolto, camminando accanto alle persone e alle comunità migranti.
Dignità e annuncio
Oggi i missionari scalabriniani sono circa 700, di circa 40 nazionalità diverse e operanti in 34 paesi, e il loro stile pone attenzione anzitutto “alla dignità della persona umana, specialmente là dove essa è maggiormente ferita e minacciata”. A tutti, nel discorso consegnato, il Pontefice ricorda che “la condizione di ogni missione nella Chiesa” è l’essere “uniti a Cristo Risorto come i tralci alla vite”, perché altrimenti si finisce per fare solo “attivismo sociale”. E “dopo aver ascoltato, come Gesù, bisogna dare la Parola e il segno del Pane spezzato”.
E’ affascinante far conoscere Gesù attraverso le Scritture a persone di diverse culture; raccontare loro il suo mistero di Amore: incarnazione, passione, morte e risurrezione. Condividere con i migranti lo stupore di una salvezza che è storica, è situata, eppure è universale, è per tutti.
Vivere la comunione nella diversità
Papa Francesco ricorda, infine, l’importanza di “lasciarsi rinnovare nella fede e nella speranza da Gesù vivo nella Parola e nell’Eucaristia”, e di coltivare “una sana vita comunitaria, semplice ma non banale, non mediocre”, apprezzando “la comunione nella diversità”. “Vi incoraggio – conclude – anche a proseguire il cammino di condivisione con i laici, affrontando insieme le sfide dell’oggi; come pure a curare gli itinerari di formazione permanente”.
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