Sinodo, Papa Francesco: vale la pena avere la Chiesa come madre
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Il discorso di Papa Francesco al Sinodo dei Vescovi sui giovani si lega ad una legittima scommessa: vale la pena - sottolinea il Pontefice - “avere la Chiesa come madre, come maestra, come casa, come famiglia, capace, nonostante le debolezze umane e le difficoltà, di brillare e trasmettere l’intramontabile messaggio di Cristo”.
Vale la pena di aggrapparsi alla barca della Chiesa che, pur attraverso le tempeste impietose del mondo, continua ad offrire a tutti rifugio e ospitalità; vale la pena di metterci in ascolto gli uni degli altri; vale la pena di nuotare controcorrente e di legarsi ai valori alti: la famiglia, la fedeltà, l’amore, la fede, il sacrificio, il servizio, la vita eterna.
Il coraggio di parlare
Ricordando che il Sinodo è “un momento di condivisione”, il Papa esorta “tutti a parlare con coraggio e parresia, cioè integrando libertà, verità e carità”. “Solo il dialogo - aggiunge - può farci crescere”. “Una critica onesta e trasparente è costruttiva e aiuta, mentre non lo fanno le chiacchiere inutili, le dicerie, le illazioni oppure i pregiudizi”. "Al coraggio del parlare - spiega Francesco - deve corrispondere l’umiltà dell’ascoltare".
Liberi di cambiare convinzioni
Il Sinodo deve essere “un esercizio di dialogo”. E il primo frutto di questo dialogo - osserva il Papa - “è che ciascuno si apra alla novità, a modificare la propria opinione grazie a quanto ha ascoltato dagli altri”. Sentiamoci liberi - afferma Francesco - “di accogliere e comprendere gli altri e quindi di cambiare le nostre convinzioni e posizioni: è segno di grande maturità umana e spirituale”.
Discernimento, franchezza e ascolto
Il Sinodo - aggiunge il Pontefice - “è un esercizio ecclesiale di discernimento”: “franchezza nel parlare e apertura nell’ascoltare sono fondamentali affinché il Sinodo sia un processo di discernimento”.
Il discernimento non è uno slogan pubblicitario, non è una tecnica organizzativa, e neppure una moda di questo pontificato, ma un atteggiamento interiore che si radica in un atto di fede. Il discernimento è il metodo e al tempo stesso l’obiettivo che ci proponiamo: esso si fonda sulla convinzione che Dio è all’opera nella storia del mondo, negli eventi della vita, nelle persone che incontro e che mi parlano.
Una Chiesa in ascolto e in cammino
Il cammino di preparazione a questo momento sinodale - ricorda il Papa - ha evidenziato “una Chiesa in debito di ascolto anche nei confronti dei giovani, che spesso dalla Chiesa si sentono non compresi nella loro originalità e quindi non accolti per quello che sono veramente, e talvolta persino respinti”:
Questo Sinodo ha l’opportunità, il compito e il dovere di essere segno della Chiesa che si mette davvero in ascolto, che si lascia interpellare dalle istanze di coloro che incontra, che non ha sempre una risposta preconfezionata già pronta. Una Chiesa che non ascolta si mostra chiusa alla novità, chiusa alle sorprese di Dio, e non potrà risultare credibile, in particolare per i giovani, che inevitabilmente si allontaneranno anziché avvicinarsi.
Uscire da pregiudizi e stereotipi
Un primo passo nella direzione dell’ascolto è liberare menti e cuori “da pregiudizi e stereotipi”: “quando pensiamo di sapere già chi è l’altro e che cosa vuole - osserva Francesco - allora facciamo davvero fatica ad ascoltarlo sul serio”:
I giovani sono tentati di considerare gli adulti sorpassati; gli adulti sono tentati di ritenere i giovani inesperti, di sapere come sono e soprattutto come dovrebbero essere e comportarsi. Tutto questo può costituire un forte ostacolo al dialogo e all’incontro tra le generazioni.
Gli anziani sono il polso della civiltà
Gli adulti - spiega il Pontefice - “dovrebbero superare la tentazione di sottovalutare le capacità dei giovani e di giudicarli negativamente”. I giovani invece dovrebbero superare la tentazione di non prestare ascolto agli adulti e di considerare gli anziani “roba antica, passata e noiosa”. Gli anziani, “nonostante la loro fragilità fisica, rimangono sempre la memoria della nostra umanità, le radici della nostra società, il polso della nostra civiltà”:
Disprezzarli, scaricarli, chiuderli in riserve isolate oppure snobbarli è indice di un cedimento alla mentalità del mondo che sta divorando le nostre case dall’interno. Trascurare il tesoro di esperienze che ogni generazione eredita e trasmette all’altra è un atto di autodistruzione.
La piaga del clericalismo
Il Papa esorta poi a “superare con decisione la piaga del clericalismo”. “Infatti - afferma - l’ascolto e l’uscita dagli stereotipi sono anche un potente antidoto contro il rischio del clericalismo, a cui un’assemblea come questa è inevitabilmente esposta”:
Il clericalismo è una perversione ed è radice di tanti mali nella Chiesa: di essi dobbiamo chiedere umilmente perdono e soprattutto creare le condizioni perché non si ripetano.
Far fiorire speranze
"Che il Sinodo - auspica il Papa - risvegli i nostri cuori!". Francesco invita a “non lasciarsi dunque tentare dalle profezie di sventura”, a tenere fisso “lo sguardo sul bene che spesso non fa rumore, non è tema dei blog né arriva sulle prime pagine”.
Il Pontefice esorta infine ad impegnarsi “nel cercare di frequentare il futuro, e di far uscire da questo Sinodo non solo un documento”, ma soprattutto propositi pastorali concreti in grado “di realizzare il compito del Sinodo stesso”:
Quello di far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani, e ispiri ai giovani – a tutti i giovani, nessuno escluso – la visione di un futuro ricolmo della gioia del Vangelo.
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