Il Sinodo continua: camminiamo uniti contro gli attacchi del diavolo
Sergio Centofanti – Città del Vaticano
Papa Francesco ha invitato a pregare il Rosario in ottobre, invocando la Madonna e San Michele Arcangelo, per chiedere a Dio di proteggere la Chiesa dagli attacchi del diavolo. E nel discorso di chiusura dei lavori sinodali ha raccomandato: “Continuiamo a farlo”, perché è “un momento difficile”, il Grande Accusatore approfitta dei peccati dei figli della Chiesa per attaccare la “Santa Madre Chiesa”. I figli sono sporchi, ma la Madre è santa, “non va sporcata”. “Questo è il momento di difendere la Madre; e la Madre la si difende dal Grande Accusatore con la preghiera e la penitenza”.
Gli attacchi al Papa e gli "stolti Gàlati"
Il Sinodo, dunque, si è concluso, ma continua. Sempre di più siamo chiamati a “camminare insieme” - questo vuol dire la parola “sinodo” - uniti a Cristo e al suo Vicario, soprattutto in questo momento così difficile per la Chiesa. Uniti nella gioia e nella sofferenza, nella speranza e nella testimonianza. Uniti nell'ascolto reciproco e nella preghiera. Riparati dal male sotto il manto della Madre di Dio. Sempre il diavolo cerca di dividerci tra noi e da Dio. Questa è la grande tentazione di chi pensa di salvare la Chiesa attaccando il Papa. Per tutti oggi risuona con forza il monito antico di San Paolo “O stolti Gàlati”: convertiti al cristianesimo, erano stati convinti a tornare a credere che la salvezza si ottenesse attraverso la legge. E’ la tentazione di sempre, l'idolatria della legge che dà sicurezza. Ma chi vuole essere troppo obbediente alla legge non obbedisce veramente, perché si lega in modo cieco alle norme ricevute (e in fondo a se stesso, alle proprie capacità di salvarsi grazie all'osservanza di quelle norme) e si stacca da chi gliele ha consegnate. Perde lo spirito della legge, perde l'umanità della legge, perde il volto amorevole dell'autore della legge, Dio: pensando di obbedirgli.
L’illusione di ritenersi fedeli a Dio
Tutto il dramma di chi si oppone oggi al Papa sta qui: senza saperlo si sta opponendo a Gesù, che continua a scandalizzare i farisei di ogni tempo, per guarire e salvare, gratuitamente, per pura misericordia. Gesù cammina tra di noi e passa con la sua grazia: per accoglierla non si può restare fermi (Lc 13,1-35). L'amore ha bisogno di movimento, cammina, come Abramo che per fede ha lasciato la sua terra senza sapere dove andava. La fede cristiana non è una religione del Libro, di una legge scritta, muta, immobile (Catechismo della Chiesa Cattolica, 108), ma è la religione della Parola di Dio, una Parola viva che continua a parlare, dice cose nuove, che prima non capivamo, e si muove sempre. È Gesù. Che va incontrato. Che va seguito. Gesù, per non farci tornare ad essere attaccati alla legge e staccati da Lui, ci ha dato un uomo, debole come noi, debole come Pietro, come suo Vicario. Seguire il Papa è un punto di riferimento, stabile ma dinamico, per continuare a seguire Gesù. Satana vuole spezzare questo legame per staccarci dal Redentore, Colui che dona la vera libertà di amare. Ecco l'inganno diabolico: lavorare per il diavolo credendo di essere al servizio di Dio.
L’appello di San Pio X: amate il Papa!
Così, chi è legato alla vera Tradizione è legato al Vicario di Cristo, anzi, gli vuole bene. Ecco quello che diceva Papa Sarto oltre 100 anni fa, nel suo discorso ai sacerdoti dell'Unione apostolica il 18 novembre 1912:
“Sembra incredibile, ed è pur doloroso, che vi siano dei sacerdoti ai quali debbasi fare questa raccomandazione, ma siamo purtroppo ai nostri giorni in questa dura, infelice condizione di dover dire a dei sacerdoti: amate il Papa!”. Il Pontefice ricordava che “per dimostrare il nostro amore al Papa è necessario ubbidirgli (…) Perciò quando si ama il Papa, non si fanno discussioni intorno a quello che Egli dispone od esige, o fin dove debba giungere l'obbedienza, ed in quali cose si debba obbedire; quando si ama il Papa, non si dice che non ha parlato abbastanza chiaro, quasi che Egli fosse obbligato di ripetere all'orecchio d'ognuno quella volontà chiaramente espressa tante volte non solo a voce, ma con lettere ed altri pubblici documenti; non si mettono in dubbio i suoi ordini, adducendo il facile pretesto di chi non vuole ubbidire, che non è il Papa che comanda, ma quelli che lo circondano; non si limita il campo in cui Egli possa e debba esercitare la sua autorità; non si antepone alla autorità del Papa quella di altre persone per quanto dotte che dissentano dal Papa, le quali se sono dotte non sono sante, perché chi è santo non può dissentire dal Papa”. Quello di Papa Sarto era “lo sfogo di un cuore addolorato, che con profonda amarezza” intendeva “deplorare la condotta di tanti preti”, che con le loro “disubbidienze” creavano “tanto scandalo” tra i buoni e “tanta rovina delle anime”.
Pio IX: l'inganno dei cattolici che non riconoscono le prerogative del Vicario di Cristo
Prima di lui, il Beato Pio IX, nell’Enciclica “Graves ac Diuturnae”, così rimproverava i cosiddetti “vecchi cattolici” che avevano rifiutato il dogma dell'infallibilità pontificia proclamato nel 1870, significativo sviluppo della Dottrina: “Questi figli delle tenebre (…) nulla hanno maggiormente a cuore che d’ingannare gl’incauti e gl’ignoranti, e trarli negli errori con la simulazione e l’ipocrisia, ripetendo pubblicamente che non respingono la Chiesa cattolica e il suo Capo visibile, ma anzi desiderano la purezza della dottrina cattolica, e sono essi soli cattolici ed eredi dell’antica fede. Di fatto essi non vogliono riconoscere tutte le prerogative del Vicario di Cristo in terra, né sono ossequienti al supremo magistero di Lui”.
Papa Wojtyla: non esiste Tradizione staccata dal Papa
Di fronte al rinnovamento e ai nuovi sviluppi segnati dal Concilio Vaticano II, San Giovanni Paolo II risponde con la Lettera apostolica Ecclesia Dei a mons. Lefebvre, ormai 40 anni fa, spiegando il vero significato della Tradizione che “trae origine dagli Apostoli, progredisce nella Chiesa sotto l’assistenza dello Spirito Santo”. Infatti “la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, cresce (…) con la riflessione e lo studio dei credenti”. Ma è “soprattutto contraddittoria” - affermava Giovanni Paolo II - “una nozione di Tradizione che si oppone al Magistero universale della Chiesa, di cui è detentore il Vescovo di Roma e il Corpo dei Vescovi. Non si può rimanere fedeli alla Tradizione rompendo il legame ecclesiale con colui al quale Cristo stesso, nella persona dell'apostolo Pietro, ha affidato il ministero dell'unità nella sua Chiesa”.
La bellezza del camminare insieme
Il Sinodo è finito, ma continua. Ci chiama a testimoniare ogni giorno la gioia dell’incontro con Gesù. La bellezza dell’unità, nel camminare insieme, uniti al Papa, in ascolto dello Spirito, respingendo le tentazioni di colui che vuole dividere e accogliendo con fede la preghiera di Gesù al Padre “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17, 20-21).
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