Francesco: sempre più pastori di persone e non chierici di Stato
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Nuove generazioni sradicate e frammentate! La Chiesa non è estranea alla situazione ed è esposta a questa tentazione; soggetta allo stesso ambiente, corre il rischio di disorientarsi essendo preda dell'una o dell'altra polarizzazione o sradicata se la sua vocazione ad essere terra di incontro viene dimenticata. Anche nella Chiesa c'è l'invasione delle colonizzazioni ideologiche.
Con questo richiamo a vigilare per non cadere nel fenomeno della "frammentazione culturale" e della conseguente "perdita delle radici", Papa Francesco ha espresso la sua preoccupazione riguardo ad uno dei fenomeni più pericolosi che colpisce il continente americano. L'occasione è stata l'udienza alla Comunità del Pontificio Collegio Pio Latino Americano per i 160 anni dalla fondazione.
Sacerdoti artigiani della comunione
Citando l'Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, il Papa ha ricordato quanto una concreta solidarietà tra sacerdoti sia "la più grande forza" che la Chiesa ha "per costruire la storia" e per "condurre comunità che sanno aprirsi agli altri per tessere e guarire la speranza":
Il nostro continente, segnato da vecchie e nuove ferite, ha bisogno di artigiani della relazione e della comunione, aperti e fiduciosi nella novità che il Regno di Dio può portare oggi. E si può iniziare a svilupparlo d'ora in poi. Un sacerdote nella sua parrocchia, nella sua diocesi, può fare molto - e questo è un bene - ma corre anche il rischio di bruciarsi, isolarsi o raccogliere per se stesso. Sentirsi parte di una comunità sacerdotale, in cui tutti sono importanti - non perché sono la somma di persone che vivono insieme, ma per le relazioni che creano - riesce a risvegliare e animare processi e dinamiche capaci di trascendere il tempo.
Umanesimo evangelico
E' dal senso di appartenenza, ha spiegato ancora Francesco, che si libereranno quelle "energie missionarie rinnovate", in grado di promuovere un umanesimo evangelico "capace di diventare l'intelligenza e la forza propulsiva" per il continente latinoamericano:
Senza questo senso di appartenenza e di lavoro fianco a fianco, al contrario, saremo dispersi, indeboliti, e ciò che sarebbe peggio, priveremo tanti nostri fratelli e sorelle della forza, della luce e del conforto dell'amicizia con Gesù Cristo e di una comunità di fede che dà un orizzonte di senso e di vita. E così, a poco a poco, e quasi senza rendercene conto, finiremo per offrire all'America "un Dio senza Chiesa, una Chiesa senza Cristo, un Cristo senza popolo (Omelia 11 novembre 2016) o, se vogliamo metterla in un altro modo, un Dio senza Cristo, un Cristo senza Chiesa, una Chiesa senza popolo.... puro gnosticismo rielaborato.
Radicati come san Romero
Con l'invito ad essere "evangelizzatori con anima", sviluppando "il gusto di essere sempre vicini alla vita del nostro popolo, senza mai isolarci da loro", Papa Francesco ha ricordato l'esempio di sant'Oscar Romero:
Per questo trovo provvidenziale poter unire questo anniversario alla canonizzazione di sant'Oscar Romero, ex-studente della vostra istituzione e segno vivente della fecondità e santità della Chiesa latinoamericana. Un uomo radicato nella Parola di Dio e nel cuore del suo popolo. Questa realtà ci permette di entrare in contatto con quella lunga catena di testimoni in cui siamo invitati a mettere radici e ispirare ogni giorno, soprattutto in questo periodo in cui si è "lontani da casa". Non abbiate paura della santità e spendete la vostra vita per la vostra gente.
No a chierici di Stato
Lo sguardo del Pontefice è andato poi alla Vergine Maria, perchè sorregga i sacerdoti a diventare sempre più "pastori di persone" e non permetta che si trasformino in "chierici di Stato". A conclusione dell'udienza, anche una considerazione sulla Compagnia di Gesù che "fin dall'inizio ha accompagnato il cammino" del Pio Collegio:
Una delle caratteristiche distintive del carisma della Compagnia è quella di cercare di armonizzare le contraddizioni senza cadere nel riduzionismo. Questo è ciò che voleva sant'Ignazio quando pensava ai gesuiti come uomini di contemplazione e di azione, uomini di discernimento e di obbedienza, impegnati nella vita quotidiana e liberi di andarsene.
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