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Papa a delegazione albanese: convivenza tra religioni libera le forze migliori

A 550 anni dalla morte dell’eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderbeg, Francesco riceve vescovi, politici e leader religiosi dell’Albania

Michele Raviart – Città del Vaticano

Giorgio Castriota Skanderbeg “ha difeso con coraggio i valori spirituali e il nome cristiano, fino al punto di meritare il titolo di ‘Athleta Christi’ e ha forgiato con le sue gesta l’identità culturale albanese, diventando indiscusso simbolo di coesione e unità nazionale e interprete in sommo grado dei valori di scrupolosa fedeltà agli impegni liberamenti assunti”. Così Papa Francesco ha ricordato la figura del grande condottiero, che nel XV secolo unificò l’Albania difendendo il Paese dai tentativi di invasione dei turchi ottomani.

L’occasione per uno sviluppo equilibrato

Per i 550 anni dalla morte dell’eroe nazionale albanese, Papa Francesco ha ricevuto questo pomeriggio in Sala Clementina circa duecento persone - tra cui vescovi, politici e leader religiosi - giunti in pellegrinaggio dal “Paese delle Aquile". In Albania questo è stato infatti l’”Anno nazionale di Skanderberg” e già 50 anni fa Paolo VI volle ricevere una rappresentanza di albanesi per il cinquecentenario della morte del condottiero:

Auspico vivamente che questa ricorrenza non si limiti alla celebrazione della gloria delle gesta passate, ma sia per l’Albania anche l’occasione propizia per un rinnovato impegno di tutti, istituzioni e cittadini, a favore di un autentico ed equilibrato sviluppo, in modo che le giovani generazioni non siano poste nella condizione di scegliere l’emigrazione, indebolendo il Paese di forze e di competenze indispensabili alla sua crescita umana e civile.

La comunità arberesh

Dopo la morte di Skanderbeg nel 1468 e la seguente invasione turca, infatti, “molti albanesi preferirono emigrare e numerosi si stabilirono in Italia”, specialmente in Calabria e Sicilia, “dando origine alle Circoscrizioni ecclesiastiche albanesi di Lungro, Piana degli Albanesi e Grottaferrata. Si tratta della comunità arberesh, che “con le loro tradizioni ed espressioni linguistiche tramandate da secoli, ci porta con l’immaginazione all’atmosfera dell’Albania di Skanderbeg, e conferma che l’eroe albanese rimane un valido ponte per il mantenimento di fruttuosi legami degli arberesh con la loro terra d’origine”.

Un’identità spirituale multireligiosa

Giorgio Skanderbeg, il cui stemma con l’aquila bicipite nera su sfondo rosso è alla base della bandiera dell’Albania, è quindi portatore di quell’”albanesità” che indica “l’identità spirituale che univa tutti gli albanesi al di là delle distinzioni di carattere religioso”. Su questo punto il Pontefice ha ricordato la visita in Albania del 2014, durante la quale aveva potuto constatare che “il clima di rispetto e fiducia reciproca tra cattolici, ortodossi e musulmani è un bene prezioso per il Paese e acquista un rilievo speciale in questo nostro tempo”.

Esso mostra che la pacifica convivenza tra cittadini appartenenti a religioni diverse è una strada concretamente percorribile che produce armonia e libera le migliori forze e la creatività di un intero popolo, trasformando la semplice convivenza in vera collaborazione e fratellanza. La buona disposizione a considerare le differenze come occasione di dialogo e di reciproca stima e conoscenza, favorisce inoltre lo sviluppo di cammini spirituali autentici e diventa un valido esempio a cui guardare con interesse per costruire una pace duratura, fondata sul rispetto della dignità e della persona umana.

Il ricordo dei martiri e di Santa Madre Teresa

In conclusione Papa Francesco ha impartito la Benedizione Apostolica ai presenti e al popolo albanese, ricordando “i Santi martiri che hanno testimoniato la loro fede al prezzo della vita” e Santa Teresa di Calcutta.

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19 novembre 2018, 17:05