Francesco: l’impresa diventi ‘famiglia’ al servizio del bene comune
Roberto Piermarini - Città del Vaticano
L’Uniapac – riunita in questi giorni a Lisbona - è sorta nel 1931 come “Conferenza Internazionale delle Associazioni di Imprenditori Cattolici”, tra le federazioni di Olanda, Belgio e Francia e con osservatori dell’Italia, Germania e Cecoslovacchia. La nascita è avvenuta in occasione del 40° anniversario della “Rerum Novarum” di Leone XIII. Dopo la Seconda Guerra mondiale l’Uniapac si è allargata ad altri Paesi Europei e all’America Latina e nel 1949 ha cambiato il suo nome nella versione francese “Union Internationale des Associations Patronales Catholiques” (Uniapac). Nel 1962, l’Uniapac diviene un’associazione ecumenica sotto la nuova denominazione “International Christian Union of Business Executives”, conservando le sue iniziali.
L’Uniapac traduce in termini economico-finanziari i principi della Dottrina sociale cristiana
“Fin dalle sue origini circa 80 anni fa – ha esordito il Papa nel suo Messaggio - la vostra federazione ha cercato di tradurre in termini economici e finanziari i principi e le linee guida della Dottrina sociale cristiana alla luce dei tempi che cambiano. L'attuale contesto della globalizzazione dell'attività economica e degli scambi ha profondamente influenzato le prospettive, gli obiettivi e i modi di condurre gli affari. La vostra decisione di riflettere sulla vocazione e la missione dei leader economici e imprenditoriali è quindi più essenziale e necessaria che mai. In effetti, con l’intensificarsi dei ritmi di vita e di lavoro (…) gli obiettivi di questo cambiamento veloce e costante non necessariamente sono orientati al bene comune e a uno sviluppo umano, sostenibile e integrale, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell’umanità." (Laudato Si', 18).
La centralità della persona umana nella gestione delle imprese
“Nella vita professionale – sottolinea il Papa nel suo Messaggio - si incontrano spesso situazioni di tensione in cui è necessario prendere importanti decisioni pratiche di investimento e di gestione. Qui può essere utile ricordare tre principi guida presenti nel Vangelo e nell'insegnamento sociale della Chiesa. Il primo è la centralità delle singole persone, con le loro capacità, le loro aspirazioni, i loro problemi e le loro difficoltà. Quando un'impresa diventa "famiglia", in cui il management si preoccupa che le condizioni di lavoro siano sempre al servizio della comunità, i lavoratori diventano a loro volta "fonte di arricchimento". Essi sono incoraggiati a mettere i loro talenti e le loro capacità al servizio del bene comune, sapendo che la loro dignità e le loro circostanze sono rispettate e non semplicemente sfruttate”.
Gli obiettivi dell’impresa devono essere guidati dalla regola del bene comune
“Nell'esercizio di questo discernimento economico, - ha proseguito il Papa - gli obiettivi da fissare dovrebbero sempre essere guidati dalla regola del bene comune. Questo principio fondamentale del pensiero sociale cristiano illumina e, come una bussola, orienta la responsabilità sociale delle imprese, la loro ricerca e tecnologia, e i loro servizi di controllo della qualità, verso la costruzione di una società più umana e fraterna che possa "rendere i beni di questo mondo più accessibili a tutti" (Evangelii Gaudium, 203). Il principio del bene comune indica la via ad una crescita equa, dove "le decisioni, i programmi, i meccanismi e i processi sono specificamente orientati ad una migliore distribuzione del reddito, alla creazione di fonti di occupazione e ad una promozione integrale dei poveri che vada al di là di una semplice mentalità assistenziale" (ibid., 204).
Mai perdere di vista il valore morale ed economico del lavoro
"Infine, - terzo punto affrontato da Papa Francesco - non dobbiamo mai perdere di vista il valore morale ed economico del lavoro, che è il nostro mezzo per cooperare con Dio in una "creazione permanente", che accelera l'avvento del Regno di Dio, promuovendo la giustizia e la carità sociale, e rispettando le due dimensioni individuale e sociale, della persona umana. La nobile vocazione dei dirigenti d'impresa sarà evidente nella misura in cui ogni attività umana diventa testimonianza di speranza per il futuro e stimolo ad una maggiore responsabilità sociale e preoccupazione attraverso l'uso sapiente dei talenti e delle capacità di ciascuno. Come la prima comunità di apostoli, scelti per accompagnare Gesù lungo il suo cammino, anche voi, come dirigenti e imprenditori cristiani, siete chiamati ad intraprendere un cammino di conversione e di testimonianza con il Signore, permettendogli di ispirare e guidare la crescita del nostro ordine sociale contemporaneo”.
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