Papa: vita consacrata non significa essere eroi ma operatori di speranza
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Abbracciare la vita consacrata non vuol dire “essere eroi” né presentarsi “agli altri come modelli”, ma stare al fianco di coloro che soffrono, consapevoli “della nostra povertà” e “con la fiducia posta nel Signore e nel suo amore senza limite”. Così il Papa nel messaggio alla XXV Assemblea generale della Confer, la Conferenza spagnola dei religiosi, in corso a Madrid fino a giovedì prossimo. Celebrando i 25 anni di tale realtà, maschile e femminile, e prendendo spunto dal tema dell’Assemblea: “Vi darò un futuro pieno di speranza”, Francesco ricorda il cammino realizzato dalla Confer, con una storia “feconda” e ricca di dedizione e di santità “nascosta e silenziosa”.
Le opportunità della vita religiosa
Il Pontefice esorta a servire e animare la vita consacrata spagnola, con uno sguardo al passato e uno al futuro: non v’è dubbio, osserva, che “lo stato della vita religiosa, senza nascondere incertezze e preoccupazioni, è pieno di opportunità, di entusiasmo, di passione”, con la consapevolezza del senso che anche oggi ha la vita consacrata. Servono “uomini e donne di speranza”, prosegue Francesco citando uno degli spunti dell’Anno della vita consacrata, celebrato da fine 2014, per tutto il 2015 e fino a inizio 2016: “abbracciare il futuro con speranza”.
Le difficoltà della vita religiosa
Il Papa sottolinea come si conoscano le difficoltà che vive oggi la vita religiosa, citando tra l’altro il calo delle vocazioni, l’invecchiamento dei suoi membri, i problemi economici, la sfida dell’internazionalità e della globalizzazione, le insidie del relativismo, l’emarginazione e l’irrilevanza sociale. Eppure, dice, proprio in queste circostanze cresce la speranza nel Signore, l’unico capace di soccorrere e salvare.
Le sfide di oggi
Tra le sfide attuali il Pontefice pone quella di “lavorare nell’evangelizzazione dei giovani perché si aprano alla chiamata del Signore”, per contagiarli “con la gioia del Vangelo e la appartenenza a Cristo”. Francesco pensa a religiosi “audaci”, che aprano nuove strade e pongano la questione vocazionale come opzione fondamentale cristiana. La vita consacrata, ricorda, “cammina nella santità”, vivendo le opere di misericordia, tornando ad ascoltare la chiamata a vivere “con la Chiesa e nella Chiesa”, uscendo da schemi e comodità, “per essere vicini a situazioni umane di sofferenza e disperazione che attendono la luce del Vangelo”. Le sfide che si presentano oggi alla vita religiosa sono d’altra parte molte: “i tempi sono cambiati e le nostre risposte devono essere diverse”. Il Papa incoraggia, riguardo a situazioni strutturali, nuove forme di organizzazione tenendo presente la necessità di uscire e cercare “nuove presenze” per essere fedeli al Vangelo e alle vie dell’amore di Dio. Nelle decisioni, è necessario risultino “prioritari” la vita di preghiera, l’incontro personale con Gesù, il discernimento comunitario e il dialogo con il vescovo. L’auspicio finale è a “vivere con umile audacia, guardando al futuro e in atteggiamento di ascolto dello Spirito” per essere appunto profeti di speranza.
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