Papa Francesco: la famiglia è un tesoro, bisogna custodirla sempre e difenderla
Barbara Castelli – Città del Vaticano
Stupore e angoscia: intorno a questi due elementi Papa Francesco richiama l’attenzione dei fedeli radunati in piazza San Pietro per l’Angelus. Commentando l’odierno brano evangelico (Lc 2,41-52), il viaggio della famiglia di Nazareth verso Gerusalemme, per la festa di Pasqua, e la ricerca di Gesù durante il ritorno, il Pontefice chiarisce la “centralità” del Figlio di Dio “nella Santa Famiglia”, di cui oggi la Chiesa celebra la festa. (Ascolta il servizio con la voce del Papa).
Una vita senza Gesù
Durante il viaggio di ritorno da Gerusalemme, Maria e Giuseppe “si accorgono che il figlio dodicenne non è nella carovana”; dopo “tre giorni di ricerca e di timore, lo trovano nel tempio, seduto tra i dottori, intento a discutere con essi”. Papa Bergoglio mette a fuoco l’angoscia che sperimentarono la Vergine e il suo sposo, che avevano accolto “quel Figlio, lo custodivano e lo vedevano crescere in età, sapienza e grazia in mezzo a loro”, una presenza che cresceva soprattutto “dentro il loro cuore”.
Quell’angoscia che essi provarono nei tre giorni dello smarrimento di Gesù, dovrebbe essere anche la nostra angoscia quando siamo lontani da Lui, quando siamo lontani da Gesù. Dovremmo provare angoscia quando per più di tre giorni ci dimentichiamo di Gesù, senza pregare, senza leggere il Vangelo, senza sentire il bisogno della sua presenza e della sua consolante amicizia. E tante volte passano i giorni senza che io ricordi Gesù. Ma questo è brutto, questo è molto brutto. Dovremmo sentire angoscia quando succedono queste cose.
“Maria e Giuseppe lo cercarono e lo trovarono nel tempio mentre insegnava”: allo stesso modo, ogni fedele può “incontrare il divino Maestro” nella “casa di Dio”, accogliendone “il messaggio di salvezza”. “Nella celebrazione eucaristica – insiste Papa Francesco – facciamo esperienza viva di Cristo; Egli ci parla, ci offre la sua Parola che illumina il nostro cammino, ci dona il suo Corpo nell’Eucaristia da cui attingiamo vigore per affrontare le difficoltà di ogni giorno”.
Lo stupore ci apre al mondo
A tutte quelle famiglie in cui, “per vari motivi, mancano la pace e l’armonia”, il Pontefice indica l’esempio e la protezione “della Santa Famiglia di Nazareth”, in cui non “è mai venuto meno lo stupore, neanche in un momento drammatico come lo smarrimento di Gesù”. “Stupirsi e meravigliarsi” impedisce agli uomini di “dare tutto per scontato”, interpretando “la realtà” e “gli avvenimenti della storia” semplicemente in base ai propri “criteri”.
Stupirsi è aprirsi agli altri, comprendere le ragioni degli altri: questo atteggiamento è importante per sanare i rapporti compromessi tra le persone, ed è indispensabile anche per guarire le ferite aperte nell’ambito familiare.
Quando “diamo per scontato che abbiamo ragione”, insiste, “chiudiamo la porta agli altri”, invece, è fondamentale mantenere lo stupore, “meravigliarsi di quello che c’è di buono nelle persone”, soprattutto per salvaguardare l’unità della famiglia, vero “tesoro” che va sempre custodito e difeso.
Il saluto del Papa ai fedeli presenti
Dopo la recita della preghiera mariana, Papa Bergoglio saluta “i religiosi Mercedari venuti insieme con ministranti di varie parti d’Italia”, come pure i “fedeli di Legnaro e Gragnano”. Un pensiero va anche agli “scout di Villabate”, ai “ragazzi della Cresima dell’unità pastorale di Codognè” e a “quelli di alcune parrocchie della diocesi di Bergamo”.
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