Papa a Santa Marta: difendiamo la fede dalla mondanità
Benedetta Capelli - Città del Vaticano
Il coraggio di far scendere il paralitico dal tetto per arrivare a Gesù, la determinazione del centurione nel chiedere la guarigione del servo, il semplice toccare l’orlo del suo mantello da parte della donna che sanguinava per rinascere a nuova vita. Francesco, nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, parla di quanti fecero vedere la loro fede a Gesù, di come toccarono il suo cuore, di come con la fede tutto è possibile. Ma ricorda anche i rimproveri di Gesù a chi non aveva fede. Emblematica per il Papa la guarigione del cieco nel capitolo IX di Giovanni, il suo atto di fede davanti a Gesù che riconosce come il Messia.
Oggi abbiamo chiesto questa grazia: in questa seconda settimana dell’Avvento, prepararci con la fede, a celebrare il Natale. E’ vero che il Natale – lo sappiamo tutti – tante volte si celebra non con tanta fede, si celebra anche mondanamente o paganamente; ma il Signore ci chiede di farlo con fede e noi, in questa settimana, dobbiamo chiedere questa grazia: di poter celebrare con fede. Non è facile custodire la fede, non è facile difendere la fede: non è facile. “Credo, Signore. Aiuta la mia poca fede. Difendi la mia fede dalla mondanità, dalle superstizioni, dalle cose che non sono fede. Difendila dal ridurla a teorie, siano esse teologizzanti o moraleggianti … no. Fede in Te, Signore”.
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