Il Papa ricorda i copti sgozzati in Libia: avevano dentro la consolazione
Debora Donnini - Città del Vaticano
Il Signore ci consola con la tenerezza, come fanno le mamme che accarezzano il loro bimbo quando piange. Lo sottolinea Papa Francesco stamani alla Messa a Casa Santa Marta, esortando a lasciarci consolare da Dio e a non opporre resistenza. La tenerezza è però "una parola che il mondo d’oggi, di fatto, cancella dal dizionario".
E, anzi, io direi che lo stato abituale del cristiano dev’essere la consolazione. Anche nei momenti brutti: i martiri entravano nel Colosseo cantando; i martiri di oggi – penso ai bravi lavoratori copti sulla spiaggia della Libia, sgozzati – morivano dicendo “Gesù, Gesù!”: c’è una consolazione, dentro; una gioia anche nel momento del martirio. Lo stato abituale del cristiano dev’essere la consolazione, che non è lo stesso dell’ottimismo, no: l’ottimismo è un’altra cosa. Ma la consolazione, quella base positiva … Si parla di persone luminose, positive: la positività, la luminosità del cristiano è la consolazione.
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