Panama, "la capitale dei giovani del mondo" aspetta Francesco
Alessandro De Carolis – Città di Panama
Ormai è il teorema di Francesco e funziona sempre. La geometria e la geografia capovolgono, perché il centro, insegna da anni il Papa, si vede meglio dalla periferia. Funziona anche a Panama, su cui si è acceso il potente magnete dei media internazionali. Oltre duemila giornalisti hanno prenotato un posto per raccontare al resto del pianeta la grande festa e le singole storie della Giornata mondiale della gioventù centroamericana.
“La gioventù del Papa”
Un entusiasta mons. José Domingo Ulloa, arcivescovo di Panama, lo ha sottolineato all’omelia della Messa, celebrata tra l’oceano e i grattacieli della Cinta Costera, che nel pomeriggio ha aperto ufficialmente il raduno. “Grazie alla vostra presenza – ha detto a migliaia di ragazze e ragazzi – questo Paese è la capitale della gioventù del mondo”. E che i giovani qui si sentano a casa tanto fra i giganti di cemento e cristallo che fra le architetture coloniali della Panama Viejaè evidente da giorni. Sono tutti uguali vestiti di bandiere diverse, uniti dallo stesso grido di battaglia. “Esta es la juventud del Papa!”, “questa è la gioventù del Papa” vanno cantando o urlando a tempo, fermi a gruppi o mentre camminano verso questa o quella chiesa a pregare e recitare il Rosario.
I giovani dell’Ave Maria
La corona del Rosario è uno dei tratti distintivi di questa Gmg che il Papa ha voluto espressamente mariana, condensandola nella frase-cardine “Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola”. È strano vedere tanti giovani col Rosario stretto in mano come fosse l’amato smartphone. Lo portano avvolto come un guanto o al collo intrecciato a collanine e ciondoli. Ogni zainetto preparato dagli organizzatori ne contiene uno.
Il “Rosario del pellegrino” si chiama e spicca a doppio giro anche al polso di mons. Ulloa, che sull’altare echeggia il Papa quando spinge i giovani “a non aver paura di condividere i loro sogni di speranza, giacché con la forza Spirito Santo si può fare la rivoluzione dell’amore, che non è facile però è possibile con l’aiuto di Maria”.
I volti di Panama
Certo, non tutto è, né può mai filare, senza intoppi, come in un qualsiasi evento che mette insieme centinaia di migliaia di persone. C’è anche una Panama un po’ in disparte che, girando, sembra voler restare immune dal contagio della forza della Gmg, quasi in attesa di vedere cosa mai potrà portare questa invasione colorata tante volte vista nelle megalopoli d’Occidente. E c’è una Panama del tutto invisibile come quella delle famiglie della zona di Pacora, dove Francesco si recherà per pregare con i giovani detenuti venerdì prossimo – chilometri di uomini, donne e bambini tra baracche di lamiera e sporcizia, in condizioni tali per cui anche la periferia sembra per loro un centro lontanissimo.
Il centro della periferia
Francesco avrà parole per tutti e non solo per i giovani, questo è certo. Prima di lui non c’era stata una Gmg con una liturgia penitenziale in un carcere e neanche un dopo Messa finale con “coda” in un posto come l’Hogar Buen Samaritano, che Francesco visiterà portando un abbraccio ai malati di Aids, malattia dimenticata al pari di tante guerre che non meritano più attenzione. Per tutti ci sarà un “sì” da dire o ridire, come Maria, la Mamma dei giovani di Panama. Quel sì un giorno trasformò Nazaret nel centro del mondo. La piccola Panama non vuole essere da meno.
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