Colonizzazioni ideologiche. Don Buonaiuto: Papa chiama al rispetto delle identità
Marco Guerra – Città del Vaticano
“Il riemergere di tendenze nazionalistiche, […] in parte è pure l’esito dell’accresciuta preponderanza nelle Organizzazioni internazionali di poteri e gruppi di interesse che impongono le proprie visioni e idee, innescando nuove forme di colonizzazione ideologica, non di rado irrispettose dell’identità, della dignità e della sensibilità dei popoli”. Nel discorso al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, Papa Francesco torna porre l’accento sulle conseguenze della colonizzazione ideologica sulle reazioni dei popoli davanti ad “una globalizzazione sviluppatasi per certi versi troppo rapidamente e disordinatamente, così che tra la globalizzazione e la localizzazione si produce una tensione”.
Promuovere globalizzazione “poliedrica”
Francesco ha quindi esortato a prestare attenzione alla dimensione globale senza perdere di vista ciò che è locale. Il Papa ha ribadito pertanto che i nazionalismi riemergono con facilità “dinanzi all’idea di una “globalizzazione sferica”, che livella le differenze e nella quale le particolarità sembrano scomparire”. Al contrario, il Pontefice ha ricordato che “la globalizzazione può essere anche un’opportunità nel momento in cui essa è “poliedrica”, ovvero favorisce una tensione positiva fra l’identità di ciascun popolo e Paese e la globalizzazione stessa, secondo il principio che il tutto è superiore alla parte”.
Colonizzazioni ideologiche e gender
Papa Francesco durante sul suo pontificato ha denunciato più volte i pericoli derivanti dalle colonizzazioni ideologiche. Il 27 luglio del 2016, nell'incontro con i vescovi polacchi nella cattedrale di Cracovia, Francesco disse che "in Europa, in America, in America Latina, in Africa, in alcuni Paesi dell’Asia, ci sono vere colonizzazioni ideologiche. E una di queste è il gender”. “A scuola si insegna questo: che il sesso ognuno lo può scegliere”, disse ancora ai presuli della Polonia parlando di un epoca del “peccato contro Dio Creatore!”.
Colpite le identità dei popoli
Un anno e mezzo prima, il 19 gennaio 2015, durante la conferenza stampa con i giornalisti in ritorno dal suo viaggio in Sri Lanka e Filippine, Francesco parlò di colonizzazione ideologica e di gender nelle scuole paragonando queste fenomeni a quanto fatto dalle dittature del secolo scorso e agli imperi colonizzatori che “cercano di far perdere ai popoli la loro identità”.
Indottrinamento dei giovani
Anche nelle omelie della Messe a Casa Santa Marta il Papa ha affrontato molte volte il tema delle colonizzazioni ideologiche: Il 23 novembre del 2017, il Santo Padre elencò tre indicatori delle colonizzazioni culturali e ideologiche di tutti i tempi: “Togliere la libertà, cancellare la memoria, indottrinare i giovani”. Definì anche colonizzazioni con “i guanti bianchi” quelle perpetrate da chi vincola gli aiuti ad un Paese imponendo “libri che cancellano tutto quello che Dio ha creato e come lo ha creato”.
Don Aldo Buonaiuto: è bene non togliere le identità ai popoli
In merito a questo nuovo richiamo del Papa sulle colonizzazioni ideologiche, VaticanNews ha raccolto il commento di Don Aldo Buonaiuto, membro della Comunità Giovanni XXIII, direttore di Interris, e da sempre in prima linea per la difesa delle donne vittime di tratta e per la promozione dello sviluppo integrale della persona:
R. - Il Papa è l’unica voce di fatto nel mondo che si erge per denunciare questo grande pericolo, che vede questa colonizzazione ideologica proprio come una nuova forma quasi di dittatura, dove si vuole imporre la propria ideologia portandola come pensiero unico, come si suol dire, in quei Paesi deboli, fragili, poveri. È chiaro che il pensiero di Papa Francesco, è proprio consequenziale al magistero degli altri pontefici. Basta ricordare – senza andare troppo lontano – quell’Enciclica così importante di San Giovanni Paolo II: la Veritatis Splendor, dove già si preannunciava quel pericolo di quel pensiero debole e di quel relativismo imperante che poi il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, definiva proprio come dittatura: la “dittatura del relativismo”.
La comunità Giovanni XXIII, lavorando con giovani africane, tocca con mano i danni provocati dalle spinte ideologiche che alcune organizzazioni esercitano sui popoli africani, quindi spesso si vincolano gli aiuti ad alcuni piani sull’aborto, la contraccezione, l’educazione sessuale…
R. – Lì dove siamo presenti in alcuni Paesi africani – anche se siamo a conoscenza di tutto quello che accade nel continente – vediamo che è appunto preda di forme spaventose sia per distruggere la cultura sia l’identità specifica del proprio territorio. E quindi ecco che il Papa richiama ad una forma di globalizzazione positiva che lui chiama, mi sembra, poliedrica, e non sferica. Quindi è bene dare ai popoli l’opportunità di crescere, ma nello stesso tempo non togliere l’identità, non togliere la cultura, la storia, la tradizione, e tutto ciò che c’è di sano e che invece questa forma perversa di colonizzazione va a togliere, specialmente alle nuove generazioni. Quindi parliamo di bambini a cui viene tolta proprio la propria storia e identità. Va denunciato con forza questo volere appiattire, nell’errore di un’uguaglianza che toglie invece l’importanza delle differenze e delle diversità. Così come vediamo nell’ideologia della teoria del gender.
Il Papa diverse volte si è scagliato proprio contro la teoria del gender, che è stata definita dallo stesso Pontefice una “guerra mondiale contro il matrimonio”…
R. – Sì, purtroppo questa teoria che si radica sempre di più anche in Occidente a partire dalle scuole – che è ciò che ci inquieta – cioè questo voler portare a tutti i costi nelle scuole, in molti Paesi europei, quest’appiattimento con la teoria del gender che è un vero attacco alla famiglia, al concetto proprio naturale di uomo e di donna. E quindi l’importanza proprio della diversità che sempre produce vita, che non è una contrapposizione, ma invece proprio una comunione che genera vita e porta speranza. Quindi c’è una educazione importante alla sessualità, all’affettività. C’è una formazione da portare nelle scuole, e in tutte le agenzie educative, su questi temi etici, sensibili, che si devono – appunto – non contrapporre, perché non facciamo una guerra, ma dobbiamo essere presenti, portare quella verità che ci ha donato Gesù.
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