Benvenuti all’Hogar Buen Samaritano: “Qui è vietato morire”
Alessandro De Carolis – Città di Panama
Non c’è più o quasi nel cuore dei cattolici la madre di tutti i sentimenti, la compassione. La constatazione, realistica quanto amara, è un’ombra che si fonde col buio che avvolge la Cinta Costera. Da poco l’enorme Croce della Gmg è passata di mano in mano ai giovani cirenei della Via Crucis di Panama e quell’affermazione del Papa sembra conficcare nel legno un chiodo in più. Francesco, il Papa della Chiesa ospedale da campo – quella che in ogni sua espressione dovrebbe portare il Vangelo a maniche rimboccate – il Papa della Chiesa in uscita verso gli ultimi pare arrendersi all’“indifferenza” del mondo, alla religione del disimpegno che fa proseliti anche tra chi si professa credente.
Perla nel fango
Le parole di Francesco ricordano il fenomeno che a Panama si verifica ogni giorno col ritrarsi della marea, quando la distesa azzurro-verde che la mattina brilla sul cristallo dei grattacieli, la sera è sparita lasciando chilometri di sassi e fango. E tuttavia il mea culpa che il Papa recita nella sera che rievoca il Calvario non intacca la certezza delle tante perle che brillano nel forziere della misericordia. La soglia di una di queste “perle” il Papa si prepara a varcarla nell’ultimo giorno della sua permanenza a Panama, la Casa Hogar Buen Samaritano, un posto in cui nessuno ha perso “la capacità di piangere”.
Malattia e malocchio
Sono i primi anni Ottanta, gli anni dell’Aids, il male del secolo che divora milioni di vite soprattutto giovani. Panama non è immune dalla pandemia. Qui tanti, quasi tutti, i malati di Hiv sono morti che camminano perché poveri, del tipo di miseria che brucia ogni dignità. Oltre alla croce di una malattia terribile, hanno addosso quella della superstizione e dell’ignoranza, per cui l’Hiv è il malocchio e toccare un malato può esserti fatale. Tanti bivaccano nel Parco Juan Diaz, lo stesso distretto della parrocchia Santa Maria del Camino, che si accorge dell’inferno e decide di non tapparsi gli occhi. All’inizio la solidarietà è un tetto, cibo e calore umano. Poi si struttura, perché il bene è un contagio più virulento dell’Aids. Nel 2004 una vecchia scuola riadattata diventa negli anni un posto per ricevere cure e soprattutto una famiglia per centinaia abbandonati.
Il bene gratis
A Panama, ci spiega Eric Rodriguez, amministratore della Casa Hogar, si stimano 30 mila malati di Aids ma per 1 caso censito, sottolinea, almeno 4 non lo sono. C’è un iceberg sommerso che ha bisogno di un coinvolgimento maggiore da parte delle istituzioni. Intanto i samaritani dell’Hogar fanno anche oltre le possibilità di una struttura che può ospitare 18 persone. Attualmente ci vivono 12 uomini e 6 donne, che svolgono anche terapia occupazionale dedicandosi all’ordine della casa e alla cucina. Attorno a loro un gruppo di psichiatri, geriatri, epidemiologi, dentisti e insegnanti, tutti volontari. Con loro, nel 2006, visse per un periodo Jenna Bush, figlia dell’ex presidente Usa George W. Bush,. Da quella esperienza scaturì un libro che raccontò la storia di una delle ragazze ospiti della struttura.
Il lusso dell’amore
A Casa Hogar la sobrietà delle cose è l’unico lusso disponibile. Ambienti semplici, non mettono in soggezione una persona che viene dalla strada travolgendola con tecnologia e mezzi. Tutto è a misura umana, l’unico eccesso consentito è la generosità, il compartir, la condivisione. Una piccola chiesa da campo, quella del Buen Samaritano. "Da noi - rivela Eric Rodriguez - vige un motto intangibile: a Casa Hogar è vietato morire”. Piacerà molto a Papa Francesco, che lì vivrà una domenica della misericordia dopo il venerdì al carcere di Pacora. Questo riporta la luce nella notte della Via Crucis e il pessimismo sfuma. Perché fa sperare che tanti giovani, vulnerabili alle testimonianze autentiche, capiscano che gocce di amore disinteressato possono coprire i sassi dell’apatia e il fango del conformismo. E insegna che la misericordia non fa preferenze di calendario e che non solo il venerdì è un giorno buono per fare il bene.
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