Papa Francesco a consacrati e laici: non stancatevi di sperare
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
È un’immagine tratta dal Vangelo di Giovanni la prospettiva primaria da cui scaturisce l’omelia di Papa Francesco durante la Messa con sacerdoti, consacrati e movimenti laicali. L'immagine è quella di Gesù affaticato per il viaggio, che “sedeva presso il pozzo”. È mezzogiorno, ha aggiunto il Santo Padre, e Gesù è stanco di camminare. “In questa fatica - ha affermato il Papa - trovano posto tante stanchezze dei nostri popoli e della nostra gente, delle nostre comunità e di tutti quelli che sono affaticati e oppressi".
Pesi da sopportare
Nei sacerdoti, nei consacrati, nelle consacrate e nei membri dei movimenti laicali, ha spiegato Francesco, sono molteplici le cause che possono provocare fatica nel cammino: “Dalle lunghe ore di lavoro che lasciano poco tempo per mangiare, riposare e stare in famiglia, fino a 'tossiche' condizioni lavorative e affettive che portano allo sfinimento e logorano il cuore”. Sono tutte situazioni, ha detto il Pontefice, in cui si sente “la necessità urgente di trovare un pozzo che possa placare e saziare la sete e la stanchezza".
Stanchezza della speranza
C’è in particolare una “stanchezza paralizzante”, ha affermato il Santo Padre, che nelle nostre comunità si installa e nasce “quando, come nel vangelo, i raggi del sole cadono a piombo e rendono le ore insopportabili, e lo fanno con un’intensità tale da non permettere di avanzare o di guardare avanti". È una stanchezza, ha aggiunto il Papa, “che nasce di fronte al futuro quando la realtà ci 'prende a schiaffi' e mette in dubbio le forze, le risorse e la praticabilità della missione in questo mondo che tanto cambia e mette in discussione".
“Grigio pragmatismo”
La stanchezza della speranza, ha spiegato il Pontefice, “nasce dal constatare una Chiesa ferita dal suo peccato e che molte volte non ha saputo ascoltare tante grida nelle quali si celava il grido del Maestro: Dio mio, perché mi hai abbandonato?". “Così - ha sottolineato Francesco - possiamo abituarci a vivere con una speranza stanca davanti al futuro incerto e sconosciuto, e questo fa sì che trovi posto un grigio pragmatismo nel cuore delle nostre comunità". E si può dare spazio ad “una delle peggiori eresie possibili della nostra epoca”: “pensare che il Signore e le nostre comunità non hanno nulla da dire né da dare in questo nuovo mondo in gestazione".
“Dammi da bere”
Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice: “Dammi da bere”. Ed è quello che chiede a noi di dire “per tornare al pozzo fondante del primo amore, quando Gesù è passato per la nostra strada, ci ha guardato con misericordia, ci ha chiesto di seguirlo”. “Dammi da bere - ha affermato infine il Papa - significa avere il coraggio di lasciarsi purificare e di recuperare la parte più autentica dei nostri carismi originari – che non si limitano solo alla vita religiosa, ma a tutta la Chiesa - e vedere in quali modalità si possano esprimere oggi".
Riapertura della Cattedrale
Francesco ha infine ricordato l’importanza della riapertura della cattedrale basilica di Santa Maria La Antigua dopo un lungo tempo di restauro: “Una cattedrale spagnola, india e afroamericana diventa così cattedrale panamense, di quelli di ieri, ma anche di quelli di oggi che l’hanno resa possibile. Non appartiene più solo al passato, ma è bellezza del presente”. La cattedrale è la sede episcopale dell'arcidiocesi di Panama. l'inizio dei lavori risale al 1608. Dopo il terremoto del 1882, è stata sottoposta ad un radicale restauro. L'immagine di Santa Maria La Antigua, originariamente collocata nella cattedrale di Siviglia, è stata portata a Panama nel 1510. Santa Maria La Antigua è la patrona di Panama.
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