Papa: card. Bea stimoli l'unità tra cristiani e rinnovata amicizia con gli ebrei

Rivolgendosi ai partecipanti all’incontro promosso per il 50.mo anniversario della scomparsa del cardinale Augustin Bea, il Papa sottolinea l’importanza del dialogo ecumenico e interreligioso

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Il cardinale Augustin Bea, “insigne figura” che ha dato un “influsso decisivo su alcuni documenti del Concilio Vaticano II”, è “un modello cui ispirarsi per il dialogo ecumenico e interreligioso e in modo eminente per il dialogo ‘intra-familiare’ con l’ebraismo”. È quanto ha sottolineato Papa Francesco incontrando i partecipanti all’incontro promosso per il 50.mo anniversario della scomparsa del cardinale Augustin Bea. Il Santo Padre auspica inoltre che "i legami personali fra cristiani ed ebrei producano il terreno fecondo per mettere radici di ulteriore comunione". (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Che il ricordo della figura e dell’opera del Cardinale Bea sia di stimolo a rinvigorire il nostro impegno irreversibile nella ricerca dell’unità tra i cristiani e nella promozione concreta di una rinnovata amicizia con i nostri fratelli ebrei.

Un uomo realista sul futuro dell'unità

Quella del cardinale Bea è una figura “da ricordare - spiega il Pontefice - per quello che ha fatto, ma anche per il modo in cui l’ha fatto”. “La comprensione verso gli altri”, “la bontà” e “un temperamento coraggioso”, sottolinea Francesco, hanno contraddistinto il suo impegno, anche quando “si è trovato ad affrontare non poche resistenze nel suo lavoro per il dialogo”:

Pur accusato e calunniato, andò avanti, con la perseveranza di chi non rinuncia ad amare. Quando gli veniva detto che i tempi non erano maturi per ciò che proponeva l’allora Segretariato per l’Unione dei Cristiani, rispondeva con spirito: “Allora bisogna farli maturare!” (cfr A. Bea, L’ecumenismo nel Concilio, 1968, 36). Né ottimista né pessimista, era realista sul futuro dell’unità: da una parte cosciente delle difficoltà, dall’altra convinto della necessità di rispondere all’accorato desiderio del Signore che i suoi siano ‘una sola cosa’.

Dialogo a due voci

Il Papa ricorda anche la preziosa attività del Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici della Pontificia Università Gregoriana. Si tratta di una realtà che, prendendo nome e ispirazione dalla lungimirante visione del biblista tedesco, si dedica alla promozione della comprensione dell'ebraismo e di un suo sapere teologico a partire da una prospettiva sia ebraica sia cristiana. Ad arricchire questo cammino è la presenza di inseganti ebrei e di studenti che hanno intrapreso la via dello studio dell’ebraico.

Il dialogo va portato avanti a due voci, e la testimonianza di docenti ebrei e cattolici che insegnano insieme vale più di tanti discorsi.

Cristiani ed ebrei insieme al servizio dell’umanità sofferente

 

Papa Francesco, sottolineando che il dialogo deve essere una “opportunità feconda per molti, pone quindi una domanda: “Come proseguire il cammino?”  “L’approfondimento e la conoscenza specifici - afferma infine il Santo Padre - sono essenziali, ma non bastano”.

L’amicizia e il dialogo fra ebrei e cristiani sono infatti chiamati a oltrepassare le frontiere della comunità scientifica. Sarebbe bello, ad esempio, che nella stessa città rabbini e parroci lavorassero insieme, con le rispettive comunità, al servizio dell’umanità sofferente e promuovendo vie di pace e di dialogo con tutti.

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28 febbraio 2019, 11:40