Il Papa: la teologia morale non esiti a 'sporcarsi le mani' in ascolto della vita concreta
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Papa Francesco auspica studi di teologia morale in grado di accompagnare una Chiesa “in uscita” e di incontrare la vita e le persone nella loro concretezza. E chiede questo impegno ai docenti e agli studenti dell'Accademia Alfonsiana-Istituto Superiore di Teologia con sede a Roma, ricevendoli questa mattina in Vaticano. Circa 400 le persone presenti nella Sala Clementina.
Un anniversario che spinge a guardare avanti
L’occasione dell'udienza è il 70° anniversario dell’Accademia, istituita nel 1949 dai padri Redentoristi e intitolata al loro fondatore sant’Alfonso Maria de Liguori. Anniversario che, sottolinea Francesco nel suo discorso, offre l’opportunità di ringraziare Dio per tutto ciò che è stato fatto fin qui, ma anche di guardare avanti, riprogettando e rinnovando la propria missione in modo “sapiente e coraggioso”, per meglio rispondere alle attese del popolo di Dio.
Entrare nel cuore dell'annuncio del Vangelo
E’ un cammino, dice Francesco, a cui sono chiamate tutte le strutture accademiche della Chiesa, e per compierlo è indispensabile assumere un “criterio prioritario e permanente”: quello di contemplare e fare proprio, dal punto di vista spirituale, intellettuale ed esistenziale “il cuore del kerygma”, e cioè “la sempre nuova e affascinante lieta notizia del Vangelo di Gesù”. E il Papa continua, rifacendosi alla Costituzione apostolica Veritatis gaudium:
Sarà allora possibile attuare un 'dialogo a tutto campo: non come mero atteggiamento tattico, ma come esigenza intrinseca per fare esperienza comunitaria della gioia della Verità e per approfondirne il significato e le implicazioni pratiche'.
"Fare rete" e non idealizzare eccessivamente la vita cristiana
Francesco sottolinea poi la necessità che le istituzioni ecclesiali di tutto il mondo, imparino a “fare rete” fra loro, ma anche con le realtà accademiche nei vari Paesi e con “quelle che si ispirano alle diverse tradizioni culturali e religiose”, per trovare insieme soluzioni opportune ai “problemi di portata epocale che investono oggi l’umanità”. Riferendosi poi in particolare all’Accademia Alfonsiana, il Papa indica la prospettiva - nella fedeltà alle proprie radici - di un impegno ancora maggiore “per una teologia morale animata dalla tensione missionaria della Chiesa ‘in uscita’ ”. E citando l’Esortazione apostolica Amoris laetitia, raccomanda:
Come Sant’Alfonso, dobbiamo sempre evitare di lasciarci imprigionare in posizioni di scuola o in giudizi formulati 'lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità' delle persone e delle famiglie. Parimenti, occorre guardarsi da una 'idealizzazione eccessiva' della vita cristiana che non è capace di risvegliare 'la fiducia nella grazia'".
Ascoltare le sofferenze e le speranze dell'uomo di oggi
Si tratta dunque di mettersi in ascolto senza paura della realtà concreta e della voce dello Spirito, per “aiutare tutti a camminare con gioia nella via del bene”. Sull’esempio, afferma il Papa, dello stesso sant’Alfonso:
La realtà da ascoltare sono anzitutto le sofferenze e le speranze di coloro che le mille forme del potere del peccato continuano a condannare all’insicurezza, alla povertà, all’emarginazione. Sant’Alfonso comprese ben presto che non si trattava di un mondo da cui difendersi e tanto meno da condannare, ma da guarire, guarire e liberare, ad imitazione dell’agire di Cristo: incarnarsi e condividere i bisogni, ridestare le attese più profonde del cuore, far sperimentare che ognuno, per quanto fragile e peccatore, è nel cuore del Padre Celeste ed è amato da Cristo fino alla croce.
La logica della misericordia guida della teologia morale
La misericordia è dunque, per Francesco, la parola chiave della teologia morale. Gesù infatti ai suoi discepoli ha detto “di non essere venuto 'per condannare il mondo, ma per salvare il mondo'”. L’integralità dell’insegnamento morale della Chiesa va sempre curato, ma in evidenza vanno posti i valori più alti del Vangelo, primo fra tutti la carità. E cita l’apostolo Paolo secondo cui lo Spirito portato da Gesù libera ‘dalla legge del peccato e della morte’ e ci rende figli di Dio, figli liberi dalla paura.
Superare l'etica individualistica di fronte alle sfide attuali
Poi il Papa guarda al nostro mondo sempre più globalizzato e con sfide globali che richiedono il superamento dell’etica individualistica e prontezza nelle risposte. E ne indica in particolare tre cominciando da quella dovuta “al dominio crescente della logica della competitività e della legge del più forte che considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo”. Cita poi l’emergenza ecologica, “il grido della terra, violentata e ferita in mille modi dallo sfruttamento egoistico”. E a braccio aggiunge:
A me attira l’attenzione che quando faccio il ministero della riconciliazione o facevo, anche prima, raramente qualcuno si accusa di aver violentato la natura, la terra, il creato. Non abbiamo ancora coscienza di questo peccato. E’ vostro lavoro farlo.
Le nuove frontiere delle scienze biomediche
Terreno di ricerca morale sono ancora “le nuove possibilità che lo sviluppo delle scienze biomediche mette a disposizione dell’umanità”. E precisa:
Non dovrà però mai venir meno la franca testimonianza del valore incondizionato di ogni vita, ribadendo che proprio la vita più debole e indifesa è quella di cui siamo chiamati a farci carico in maniera solidale e fiduciosa.
Non esitare a 'sporcarsi le mani'
Il Papa conclude il suo discorso invitando l’Accademia Alfonsiana a continuare nell’impegno “per una teologia morale che non esita a ‘sporcarsi le mani’ con la concretezza dei problemi, testimoniando con franchezza il Cristo ‘via, verità e vita’".
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