Sintesi dell’incontro in Vaticano sulla protezione dei minori
Sergio Centofanti – Città del Vaticano
Sono stati quattro giorni molto intensi: un evento di verità, in cui i responsabili delle Chiese di tutti i continenti hanno affrontato la piaga degli abusi sui minori compiuti in ambito ecclesiale e lo hanno fatto dinanzi al mondo intero. Non un evento scontato, non un evento retorico e ripetitivo di cose già dette: è stato un incontro di assunzione di responsabilità, una presa di coscienza globale che ha coinvolto rappresentanti di aree culturali e geografiche diverse e per molti versi distanti, un atto penitenziale pubblico, nella trasparenza, nell’ascolto del grido di dolore delle vittime. Sono state pronunciate parole forti, ad alta voce, mai ascoltate prima in questa sede, in un cammino di misure concrete per debellare questo crimine nella Chiesa e contribuire a combatterlo in tutta la società. Tutto questo ci dice che è in atto un rinnovamento profondo della comunità ecclesiale, in tutte le sue componenti, clero, religiosi e laici, perché il popolo di Dio possa testimoniare insieme e in modo credibile la gioia del Vangelo che “riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (Evangelii gaudium).
Gli interventi di Papa Francesco
Il 21 febbraio il Papa, nel discorso inaugurale, invita alla "massima parresia" al coraggio e alla concretezza, per ascoltare “il grido dei piccoli che chiedono giustizia”. "Il santo Popolo di Dio - afferma - ci guarda e attende da noi non semplici e scontate condanne, ma misure concrete ed efficaci da predisporre" (VIDEO). Francesco offre ai partecipanti 21 “Punti di riflessione”, formulati dalle stesse Conferenze episcopali e da lui riassunti in un elenco.
Il 22 febbraio, Francesco interviene a braccio dopo la relazione di Linda Ghisoni, sotto-segretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, rimarcando il ruolo della donna nella Chiesa: "Un passo - ha detto - che noi dobbiamo fare con molta forza".
Il 23 febbraio, durante la liturgia penitenziale, il Papa eleva la sua preghiera a Dio perché doni “il coraggio di dire la verità e la sapienza per riconoscere dove abbiamo peccato”: “riempici di pentimento sincero” (Video liturgia).
Il 24 febbraio, al termine della Messa a conclusione dell'incontro, Papa Francesco in un forte discorso osserva che nella Chiesa "è cresciuta la consapevolezza di dovere non solo cercare di arginare gli abusi gravissimi con misure disciplinari e processi civili e canonici, ma anche affrontare con decisione il fenomeno sia all’interno sia all’esterno della Chiesa. Essa si sente chiamata a combattere questo male che tocca il centro della sua missione: annunciare il Vangelo ai piccoli e proteggerli dai lupi voraci". L’obiettivo è “quello di ascoltare, tutelare, proteggere e curare i minori abusati, sfruttati e dimenticati, ovunque essi siano”. E per raggiungere tale fine, la Chiesa “deve sollevarsi al di sopra di tutte le polemiche ideologiche e le politiche giornalistiche che spesso strumentalizzano, per vari interessi, gli stessi drammi vissuti dai piccoli”. "È giunta l’ora - afferma - di trovare il giusto equilibrio di tutti i valori in gioco e dare direttive uniformi per la Chiesa, evitando i due estremi di un giustizialismo, provocato dal senso di colpa per gli errori passati e dalla pressione del mondo mediatico, e di una autodifesa che non affronta le cause e le conseguenze di questi gravi delitti" (Video Messa).
Sempre domenica, nelle sue parole dopo l'Angelus, il Papa auspica che la Chiesa possa tornare ad essere assolutamente credibile e affidabile nel suo servizio ai minori: "In questo modo sapremo collaborare con tutto il nostro cuore e con efficacia, insieme a tutte le persone di buona volontà e a tutte le componenti e le forze positive della società, in tutti i paesi e a livello internazionale, perché si combatta fino in fondo, in ogni sua forma, la gravissima piaga della violenza nei confronti di centinaia di milioni di minori, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, in tutto il mondo" (VIDEO).
Le 9 relazioni
La relazione d'apertura, il 21 febbraio, è affidata al cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis. “In questo momento di crisi, originato dall’abuso dei bambini e dalla nostra cattiva gestione di questo crimine” - afferma - la strada per portare “guarigione” è quella, prima di tutto, di avvicinarsi alle ferite della gente, senza avere paura di essere feriti, riconoscendo “i nostri peccati” per poter dare una “testimonianza autentica” (Testo integrale).
Mons. Charles J. Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella seconda relazione dell'incontro, sottolinea con forza: "Ci è stata affidata la cura del nostro popolo. È nostro sacro dovere proteggere il nostro popolo e garantire la giustizia di quanti siano stati abusati" (Testo integrale).
Nella terza relazione dell'incontro, il cardinale Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotà, afferma che è necessario andare prima di tutto alla radice della crisi degli abusi che, dice, si chiama clericalismo e che significa il “travisamento del significato del ministero convertito in mezzo per imporre la forza, per violare la coscienza e i corpi dei più deboli” (Testo integrale).
La quarta relazione (22 febbraio) è del cardinale indiano Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, ha sottolineato la necessità di affrontare in maniera collegiale la piaga degli abusi: nessun vescovo dovrebbe dire a se stesso: "Affronto questi problemi e le sfide da solo", perché egli appartiene “al collegio dei vescovi, in unione con il Santo Padre”, condividendo “accountability e responsabilità”. E ancora: nessun vescovo può dire a se stesso: “Questo problema di abuso nella Chiesa non mi riguarda, perché le cose sono diverse nella mia parte del mondo”. “Ognuno di noi è responsabile per l'intera Chiesa” (Testo integrale).
L’ arcivescovo di Chicago, il cardinale Blase Joseph Cupich, ha tenuto la quinta relazione. Al centro della sua riflessione, l'accountability, il render conto della gestione di questi casi. Parla degli standard per le indagini sui vescovi e sulla loro rimozione se "sono coinvolti in cattive condotte e maltrattamenti”. Perché anche se ci sono, nelle Chiese locali “differenze nella cultura, nelle leggi civili e canoniche” - afferma - bisogna esser consapevoli “dell'urgenza di intraprendere azioni decisive senza indugio” (Testo integrale).
La sesta relazione, intitolata “Communio: agire insieme”, è svolta da Linda Ghisoni, sottosegretario per la Sezione Fedeli Laici, Dicastero Laici, Famiglia e Vita. Nell’ottica della prevenzione e del contrasto alla piaga degli abusi - osserva - c'è una esigenza di interazione tra i vari carismi e ministeri, occorre vivere la sinodalità come processo condiviso: tutti devono essere coinvolti, seppur nel rispetto delle differenze, perché tutti costituiscono l’unica Chiesa. Fondamentale - sottolinea - è dunque l’apporto dei laici, ai quali i pastori non devono esitare ad affidare incarichi di servizio, lasciando loro libertà di azione e margine di autonomia (Testo integrale).
Suor Veronica Openibo, superiora generale della Società del Santo Bambino Gesù, tiene la settima relazione (23 febbraio). “Non nascondiamo più simili fatti - afferma con forza - per paura di sbagliare. Troppo spesso vogliamo stare in silenzio finché la tempesta non passerà! Ma quella tempesta non passerà. È in gioco la nostra credibilità”, e ribadisce che “tutti i responsabili, a prescindere dal loro status clericale, che sono giudicati colpevoli devono ricevere la stessa pena per gli abusi sui minori”, abbandonando la prassi, comune in passato e ancora presente in alcune parti del mondo, di proteggere “uno di noi” ed evitare lo scandalo (Testo integrale).
L'ottava relazione è del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo metropolita di Monaco e Frisinga e presidente della Conferenza episcopale tedesca. Afferma che non è la trasparenza, ma sono gli abusi e le coperture a danneggiare la Chiesa. Il porporato si concentra sulle procedure amministrative: tali processi, sottolinea, devono rispondere a criteri di trasparenza e tracciabilità, altrimenti si generano abusi di potere che possono anche sfociare in abusi sessuali. E ricorda che al dramma degli abusi si aggiungono altre laceranti ferite: “I dossier che avrebbero potuto documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili sono stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio” (Testo integrale).
La giornalista messicana Valentina Alazraki tiene la nona è ultima relazione parlando del dovere della trasparenza nella comunicazione. Si rivolge in modo forte a vescovi e cardinali: "Siate certi che i giornalisti, le mamme le famiglie e l’intera società, per noi, gli abusi sui minori sono uno dei principali motivi di angoscia. Ci preoccupa l’abuso sui minori per ciò che comporta: la distruzione delle famiglie. Riteniamo tali abusi come uno dei crimini più abominevoli. Chiedetevi: siete nemici di quanti commettono abusi o li coprono tanto quanto lo siamo noi, le mamme, le famiglie, la società civile? Noi abbiamo scelto da quale parte stare. Voi, lo avete fatto davvero, o solo a parole? Se siete contro quanti commettono abusi o li coprono, allora stiamo esattamente dalla stessa parte. Possiamo essere alleati, non nemici. Vi aiuteremo a trovare le mele marce e a vincere le resistenze per allontanarle da quelle sane. Ma se voi non vi decidete in modo radicale di stare dalla parte dei bambini, delle mamme, delle famiglie, della società civile, avete ragione ad avere paura di noi, perché saremo i vostri peggiori nemici. Perché noi giornalisti desideriamo il bene comune" (Testo integrale).
Le testimonianze delle vittime
In apertura di incontro, cinque persone di diversi continenti hanno raccontato la loro esperienza di abusi. In tutte risuona il ringraziamento per la possibilità di poter essere ascoltate, per il contributo ad una Chiesa migliore che potrà derivare da questo appuntamento in Vaticano e un grazie per l'appoggio e l'aiuto ricevuto dal Santo Padre. Ma poi le testimonianze non fanno sconti: storie terribili di abusi, complicità, omertà, silenzi. La Chiesa deve cambiare radicalmente. Ma altrettanto forte e senza sconti risuona, nelle parole di ciascuna delle vittime, non solo il dramma che deriva dall'abuso sessuale e dalle "conseguenze tremende" che esso provoca nella vita quotidiana, nella famiglia, nei rapporti sociali e nei riguardi "perfino di Dio"; ma anche la richiesta ferma ai vescovi e alla Chiesa tutta di non "assentire" senza agire, ma di assumersi pienamente la responsabilità di quanto accade e di collaborare con la giustizia perchè questo "tumore" non solo venga estirpato, ma anche curato con "trattamenti" specifici.
Il 21 febbraio sera ha portato la sua testimonianza di un giovane proveniente dall’Asia abusato da bambino. Ricorda che dopo essere entrato in un istituto per ricevere una formazione cattolica, è “spogliato della propria innocenza ancora e ancora”. “Abbandonato al proprio destino”, non confida a nessuno il proprio dramma “per paura del disonore e della vergogna”. Dopo un lungo cammino torna la speranza. Conclude: "Ma ora, chi si assumerà la responsabilità di vite spezzate? C'è una strada! C'è un'opportunità! C'è una speranza! C'è vita! Restituite quanto è andato perso! Mostrate che vi importa! Perché tutto ciò che fate riscatterà le molte urla silenziose che attendono il giorno della salvezza.
Ha concluso la seconda giornata (22 febbraio) la drammatica testimonianza di una donna che ha subito abusi a 11 anni, e per 5 lunghi anni, da un sacerdote della sua parrocchia che ha distrutto la sua vita. “Perché a me?”, si chiedeva, oppure: “Dov’eri, Dio?”. “Quanto ho pianto su questa domanda!” ha confessato. “Non avevo più fiducia nell’Uomo e in Dio, nel Padre-buono che protegge i piccoli e i deboli. Io, bambina, ero certa che nulla di male potesse venire da un uomo che “profumava” di Dio! Come potevano le stesse mani, che tanto avevano osato su di me, benedire e offrire l’Eucarestia? Lui adulto e io bambina... aveva approfittato del suo potere oltre che del suo ruolo: un vero abuso di fede! E non per ultimo: come fare a superare la rabbia e non allontanarsi dalla Chiesa – si è chiesta - dopo un’esperienza del genere soprattutto di fronte alla gravissima incoerenza di quanto predicato e quanto agito dal mio abusatore, ma anche da chi, di fronte a questi crimini, ha minimizzato, nascosto, messo a tacere, o ancor peggio non ha difeso i piccoli, limitandosi meschinamente a spostare i sacerdoti a nuocere da altre parti? Di fronte a questo, noi vittime innocenti, sentiamo amplificato il dolore che ci ha ucciso: anche questo è un abuso alla nostra dignità umana, alla nostra coscienza, nonché alla nostra fede! Noi vittime, se riusciamo ad avere la forza di parlare o denunciare, dobbiamo trovare il coraggio di farlo pur sapendo che rischiamo di non essere credute o di dover vedere che l’abusatore se la cava con una piccola pena canonica. Ciò non può e non deve essere più così!”.
Nella preghiera iniziale del mattino, durante i tre giorni di lavori, è stata letta l'esperienza di una persona abusata seguita da un lungo silenzio.
Il 21 febbraio: "Nessuno mi ascoltava; né i miei genitori, né i miei amici, né più tardi le autorità ecclesiastiche. Non ascoltavano me e il mio pianto. Ed io mi chiedo: perché? E mi chiedo, perché Dio non mi ha ascoltato?".
Il 22 febbraio: "Quando Gesù stava per morire, sua madre era con lui. Quando sono stato abusato da un sacerdote, la mia madre chiesa mi ha lasciato da solo. Quando ho avuto bisogno di qualcuno nella chiesa per parlare dei miei abusi e della mia solitudine, tutti si sono nascosti e mi sono sentito ancora più solo non sapendo a chi rivolgermi".
Il 23 febbraio: "Mi sento come un mendicante alle porte del castello. Un mendicante di verità, di giustizia, di luce e tutto quello che ottengo è silenzio e pochissima informazione, che devo estrapolare. Sono stanco e sfinito, è come se si nascondessero dietro le loro mura, la loro dignità, i loro ruoli che non capisco. Mi fa male perché sono stato abusato, perché non dicono la verità e perché quelli che dovrebbero essere ministri della verità e della luce si nascondono nelle tenebre".
L'omelia di mons. Coleridge
E’ Mark Coleridge, arcivescovo di Brisbane e presidente della Conferenza episcopale d’Australia, a pronunciare l’omelia nella Messa celebrata dal Papa in Sala Regia a conclusione dell’incontro internazionale su “La Protezione dei Minori”. “Faremo ogni cosa in nostro potere per garantire che gli orrori del passato non si ripetano - afferma - e che la Chiesa sia un posto sicuro per tutti, una madre amorevole in particolare per i giovani e per le persone vulnerabili; non agiremo da soli ma collaboreremo con tutte le persone coinvolte nel bene dei giovani e delle persone vulnerabili; continueremo ad approfondire la nostra conoscenza sugli abusi e sui suoi effetti, sul perché siano potuti accadere nella Chiesa e su cosa si debba fare per sradicarli. Tutto questo richiederà tempo, ma non possiamo permetterci di fallire”.
I briefing
Presso l’Istituto Patristico Augustinianum di Roma, si sono svolti ogni giorno i briefing per commentare con i giornalisti i punti salienti dell'incontro. “La prevenzione è fondamentale, altrimenti l’emorragia sarà inarrestabile”; ed ancora, “quando si ascolta con il cuore non si può non essere trasformati”. Queste due frasi, rispettivamente di mons. Charles J. Scicluna, arcivescovo di Malta, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede e membro del Comitato organizzativo, e di padre Hans Zollner, presidente del Centro per la protezione dei minori della Pontificia Università Gregoriana, membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori e referente del Comitato, hanno caratterizzato il briefing del 21 febbraio (VIDEO INTEGRALE).
Dopo la “terribile crisi” che ha investito gli Stati Uniti proprio a causa delle “omissioni”, “noi ci siamo impegnati a denunciare sempre” i casi di abuso: “la trasparenza rappresenta il nostro futuro, dobbiamo affrontare i nostri peccati, non cercare di farli scomparire”. Il cardinale Seán Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, presidente della Commissione per la tutela dei minori e membro del Consiglio dei cardinali, chiarisce con fermezza nel briefing del 22 febbraio che la collaborazione con le autorità civili è fondamentale per “affrontare e gestire il tradimento inflitto su bambini e adulti vulnerabili (VIDEO INTEGRALE).
Nel terzo briefing (23 febbraio), il cardinale Reinhard Marx ribadisce la volontà comune dei presenti all’Incontro di “accettare il cambiamento”, di impegnarsi perché le “parole si traducano in azioni”, pur nella consapevolezza che l’appuntamento in Vaticano è una “tappa” verso un traguardo ancora lontano. Dobbiamo “sostenerci a vicenda”, insiste, e “non solamente nel fare degli appelli, ma nel verificare, nel portare avanti un certo monitoring” di quello che viene fatto per attuare le “linee guida”, per “certificare” le diocesi (VIDEO INTEGRALE).
Nel quarto ed ultimo briefing (24 febbraio), padre Federico Lombardi, moderatore dell'incontro, presenta tre impegni concreti: un nuovo Motu Proprio di Papa Francesco “sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili”, che accompagnerà una nuova legge dello Stato della Città del Vaticano e le Linee guida per il Vicariato della Città del Vaticano; la pubblicazione da parte della Congregazione per la dottrina della fede di un vademecum che “aiuterà i vescovi del mondo a comprendere chiaramente i loro doveri e i loro compiti”; ed ancora, la creazione di “task forces” per “aiutare le conferenze episcopali e le diocesi” in difficoltà (VIDEO INTEGRALE).
Le interviste
Gabriella Gambino, docente di bioetica e sottosegretario del Dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha lavorato nel comitato organizzatore dell’incontro. Parla del ruolo fondamentale delle donne nella lotta agli abusi: "Le donne - afferma - sono coloro che di per sé hanno la straordinaria capacità di proteggere la vita umana e le fragilità, là dove è necessario. Le madri hanno una particolare forza decisiva di fronte ai rischi nei confronti della vita, dunque è importante che abbiano un ruolo significativo nei luoghi sia dove si monitorerà l’applicazione delle regole, sia dove poi si valuteranno e si farà discernimento circa le situazioni di rischio".
"La cosa più importante per un vescovo è ascoltare per capire la sofferenza delle vittime". E' quanto afferma il cardinale Seán Patrick O’Malley, O.F.M. Cap., Arcivescovo di Boston, Presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori.
Il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, presidente della Conferenza episcopale austriaca, mette in evidenza la gravità della "ferita" che gli abusi rappresentano per il corpo di tutta la Chiesa, ma anche la nostalgia per quello che la Chiesa deve essere, qualcosa di "grande" e "puro". Il porporato riflette anche sullo "spirito della sinodalità" e della "condivisione delle esperienze" che ritiene l'unica via di uscita alla crisi della Chiesa e rilancia quanto sia stato importante che il Papa abbia convocato i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo perchè dà l'idea della responsabilità comune che abbraccia vescovi, Papa e popolo di Dio.
Il cardinale Daniel DiNardo, presidente della Conferenza Episcopale Usa, si è espresso sull'importanza del ruolo delle donne e degli uomini laici per aiutare gli stessi vescovi "a prendere una decisione in merito a sacerdoti accusati".
La teologa Marinella Perroni, docente di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo, ricorda il ruolo delle donne e parla del loro coraggio nel non tacere: "Le donne hanno una voce importante perché sono tante dalla parte delle vittime. Oggi ci sono le condizioni per parlarne e io sono orgogliosa di questo coraggio. E se noi pensiamo che sul problema degli abusi pesano sulla Chiesa cattolica percentuali come lo 0,5% mi sembra, viene da domandarci: e tutto il resto? Allora che la Chiesa cattolica dimostri che si può avere il coraggio di dire all’altro 95% che deve denunciare, questo significa liberare da questa piaga non solo il corpo di Cristo, la Chiesa, ma il mondo da una delle schiavitù più orrende: l’abuso in chiave sessuale".
“Un confronto trasparente che darà risultati di grande interesse”. È il giudizio del professor Ernesto Caffo, fondatore del Telefono Azzurro e membro della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.
“Il Papa ha parlato della lotta dell’umanità contro il male degli abusi su minori. Prima di tutto ci ha presentato il contesto mondiale, non per diminuire la gravità del fenomeno nella Chiesa ma per dare un contesto di urgenza”. Così mons. Charles J. Scicluna commenta il discorso pronunciato da Papa Francesco a conclusione dell’incontro su “La protezione dei minori nella Chiesa”. Secondo il presule maltese, “Francesco ha parlato di questo fenomeno come esperienza dolorosa che ci deve impegnare in una lotta per il bene contro il male e ci ha dato otto punti che guardano in avanti”.
Il cardinale Luis Antonio Tagle: "Daremo una risposta decisa contro la piaga degli abusi e stabiliremo degli organismi o regole, leggi. Tutte sono importanti (...) ma la strada è che noi siamo chiamati a essere la Chiesa di Gesù Cristo. Per me è questa la cosa importante. E il dolore, le grida di dolore delle vittime e dei poveri, loro sono la voce che ci sta dicendo: siate sinceri, veri, nei riguardi della vostra chiamata”.
Padre Hans Zollner, è convinto che il vertice vaticano produrrà frutti sostanziosi, concreti. E a chi critica l’incontro definendolo solo una vetrina di parole e niente azioni, risponde con pacatezza: bisogna avere la pazienza di aspettare; comunque non siamo all’anno zero, la Chiesa è già da tempo impegnata a combattere gli abusi.
Editoriali di Andrea Tornielli
Il direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, nel presentare l'incontro sulla protezione dei minori, osserva che si tratta di un evento "destinato a lasciare il segno. Prima ancora che per l’approfondimento sulle indispensabili indicazioni concrete su ciò che va fatto di fronte alla piaga degli abusi, a lasciare il segno sarà la presa di coscienza da parte di tutta la Chiesa delle conseguenze drammatiche e incancellabili provocate sui minori che li hanno subiti". Con questo appuntamento la Chiesa indica "una strada non soltanto alle proprie gerarchie e alle proprie comunità, ma offre pure una sofferta testimonianza e un impegno preciso a tutta la società. Perché la protezione dei minori è questione che riguarda tutti, come dimostrano le impressionanti cifre sui minori abusati nel mondo".
Nel commento conclusivo, Tornielli afferma che l'incontro "non è stato soltanto un pugno nello stomaco che ha reso i partecipanti più coscienti della devastante azione del male e del peccato e dunque della necessità di chiedere perdono invocando l’aiuto della grazia divina. Il summit attesta anche la ferma volontà di dare concretezza a quanto emerso fin dai prossimi giorni, con scelte operative efficaci. Perché la coscienza della gravità del peccato, e il costante appello al Cielo per implorare aiuto che hanno caratterizzato l’incontro in Vaticano, vanno di pari passo con un impegno rinnovato e operativo, per far sì che gli ambienti ecclesiali siano sempre più sicuri per i minori e per gli adulti vulnerabili. Nella speranza che questo impegno possa contagiare anche tutti gli altri settori delle nostre società".
Il cammino della Chiesa nella lotta agli abusi
L’incontro non rappresenta certo il primo passo della Santa Sede, né delle Conferenze episcopali in questa direzione. È una tappa storica di un cammino che la Chiesa cattolica intraprende da più di trent’anni in paesi come il Canada, gli Stati Uniti, l’Irlanda e l’Australia e da circa dieci anni in Europa. Cammino che proseguirà anche dopo il nuovo meeting. Il rinnovamento delle norme canoniche sui casi di abuso su minori da parte di membri del clero comincia in Vaticano già diciotto anni fa. Mentre negli ultimi vent’anni sono innumerevoli i gesti, i discorsi e i documenti che i Papi hanno dedicato al doloroso tema. A volte, la pubblicazione di norme e protocolli non ha prodotto subito il cambio di mentalità necessario per combattere gli abusi. Ma non si può parlare certo di “anno zero” nell’impegno della Chiesa nella protezione dei minori.
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