Mons. Martin: vittime di abusi meritano tutto il nostro rispetto
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
“L’abuso ha spezzato il tuo cuore” e quando “volevi essere sostenuto e creduto dalla Chiesa”, la Chiesa ha fallito “nel capire e fare ciò che era giusto”. Non si nasconde dietro le parole il capo della Chiesa irlandese, l’arcivescovo di Armagh Eamon Martin, che prima di partire per Roma e prendere parte all’Incontro di protezione dei minori in Vaticano ha voluto scrivere un intenso messaggio di vicinanza e di solidarietà ai “fratelli e sorelle sopravvissuti agli abusi”.
Troppi fallimenti
Il presule, che nelle ultime settimane ha avuto colloqui con alcune vittime, racconta il proprio dolore nell’aver sentito di come, scrive, siete stati “feriti e violati e di come le vostre giovani vite sono state trasformate in un incubo da persone che hanno tradito la fiducia sacra che voi e le vostre famiglie avete riposto in loro”. Quella di mons. Martin è una disamina consapevole e partecipe del senso di tradimento vissuto dagli abusati a livello “spirituale, emotivo, mentale e fisico”. “Talvolta – riconosce – non si poteva dire a nessuno per anni. E poi – quando tutto ciò che volevi era essere creduto e sostenuto dalla Chiesa, e il tuo violentatore doveva essere fermato dal nuocere agli altri – c'erano troppi fallimenti nell'ascoltare, capire e fare ciò che era giusto”.
Completa trasparenza
I nuovi scandali riaprono le ferite e questo, prosegue mons. Martin, “ti fa sentire che la Chiesa non ha ancora imparato o compreso appieno”. Proprio la Chiesa irlandese è tra le più ferite dal dramma lacerante degli abusi commessi dal clero, un percorso di purificazione e rinascita che va avanti dagli anni Novanta. Ora l’Incontro in Vaticano sulla protezione dei minori che inzia giovedì prossimo si pone come momento di più ampia riflessione collegiale e mons. Martin si fa interprete delle aspettative di ogni vittima rispetto a questo appuntamento. “Giustamente – osserva l’arcivescovo di Armagh – chiedi completa trasparenza e cooperazione tempestiva con le autorità di polizia e dello Stato”. Attendi che si facciano “solidi sforzi per la protezione dei bambini”. Che si continuino a “coinvolgere pienamente donne e uomini laici nel decidere e supervisionare le best practices”, nel segno della “giustizia e della responsabilità”.
Meritate di essere creduti e amati
La chiusa del messaggio vuole essere come una carezza. “Mentre viaggio verso Roma – conclude mons. Martin – mi rendo conto che sei un membro prezioso del Corpo di Cristo; lo sei sempre stato e sempre lo sarai. Meriti di essere creduto, amato e amato, non isolato o visto come una minaccia. So che nulla di ciò che dico può annullare il male terribile che hai subito”. Il mio impegno, assicura il presule, è di fare “ancora una volta tutto il possibile per garantire che le attività della Chiesa siano il più sicure possibile per i bambini e per le persone vulnerabili. Rimarrai sempre nei miei pensieri e nelle mie preghiere”.
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