Papa in Marocco: il coraggio dell’incontro è via di pace per l’umanità
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
E’ la pioggia ad accogliere Papa Francesco in Marocco e a segnare il tragitto che porta alla Spianata della Tour Hassan II, incompiuto minareto voluto dal sultano al-Mansur. Lui a bordo della papamobile, il Re Mohammed VI su una Limousine nera aperta, entrambi salutano calorosamente la popolazione assiepata dietro le transenne. Il bianco delle colonne domina la Spianata, insieme all’ocra della torre alta più di 40 metri. Colori che fanno da cornice al primo discorso di Papa Francesco in terra marocchina; parole rivolte alla popolazione, alle autorità, alla società civile e al Corpo Diplomatico. Circa 12mila le persone che prendono parte all'evento che, secondo le autorità locali, è seguito da circa 130 mila persone a Rabat attraverso i maxi schermi presenti in più punti della città.
Il primo discorso
Un discorso che ha come asse portante il Documento sulla Fratellanza, firmato ad Abu Dhabi lo scorso febbraio, costante richiamo all’importanza del dialogo interreligioso come via per sconfiggere i fondamentalismi, per “costruire ponti”, per collaborare ad una vera e propria conversione ecologica e per rispondere alla grave crisi migratoria che il mondo sta affrontando. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Preparare un futuro migliore
“Sono felice di calcare il suolo di questo Paese, ricco di molte bellezze naturali, custode di vestigia di antiche civiltà e testimone di una storia affascinante”. Francesco comincia così il suo discorso, esprimendo gioia e gratitudine per l’invito ricevuto. “Gratitudine – afferma - che si trasforma in importante opportunità per promuovere il dialogo interreligioso e la conoscenza reciproca tra i fedeli delle nostre due religioni” ad 800 anni di distanza dallo storico incontro tra San Francesco e il Sultano al-Malik al-Kamil.
Quell’evento profetico dimostra che il coraggio dell’incontro e della mano tesa sono una via di pace e di armonia per l’umanità, là dove l’estremismo e l’odio sono fattori di divisione e di distruzione. Inoltre, auspico che la stima, il rispetto e la collaborazione tra di noi contribuiscano ad approfondire i nostri legami di amicizia sincera, per consentire alle nostre comunità di preparare un futuro migliore alle nuove generazioni.
Lavorare per un mondo più solidale
La sfida da raccogliere – sottolinea il Papa – è l’edificazione di “una società aperta, plurale e solidale”, è percorrere la cultura del dialogo, “la collaborazione come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio”.
Qui su questa terra, ponte naturale tra l’Africa e l’Europa, desidero ribadire la necessità di unire i nostri sforzi per dare un nuovo impulso alla costruzione di un mondo più solidale, più impegnato nello sforzo onesto, coraggioso e indispensabile di un dialogo rispettoso delle ricchezze e delle specificità di ogni popolo e di ogni persona.
La solidarietà, antidoto al fondamentalismo
Francesco indica un percorso da seguire, per giungere ad una collaborazione rispettosa e proficua, “senza mai stancarci, per aiutarci a superare insieme le tensioni e le incomprensioni, le maschere e gli stereotipi che portano sempre alla paura e alla contrapposizione”. Da qui l’apprezzamento per la nascita dell’Istituto Mohammed VI per imam, predicatori e predicatrici per favorire una formazione adeguata contro ogni forma di estremismo, "che portano spesso alla violenza - dice il Papa - e al terrorismo e che, in ogni caso, costituiscono un'offesa alla religione e a Dio stesso".
Costruire insieme dei ponti
Il Papa ricorre all’immagine dei ponti per affrontare le sfide precedentemente evocate, invitando a non sottovalutare il fattore religioso, pur nel rispetto delle differenze, ma riconoscendo la dignità di ogni persona, perché “Dio ha creato gli esseri umani uguali in diritti, doveri e dignità e li ha chiamati a vivere come fratelli e a diffondere i valori del bene, della carità e della pace”.
Ecco perché la libertà di coscienza e la libertà religiosa – che non si limita alla sola libertà di culto ma deve consentire a ciascuno di vivere secondo la propria convinzione religiosa – sono inseparabilmente legate alla dignità umana. In questo spirito, abbiamo sempre bisogno di passare dalla semplice tolleranza al rispetto e alla stima per gli altri.
Così Francesco ricorda due importanti iniziative: la Conferenza internazionale sui diritti delle minoranze religiose nel mondo islamico, a Marrakech nel gennaio 2016, che ha ribadito la necessità di “andare oltre il concetto di minoranza religiosa in favore di quello di cittadinanza”; la creazione dell’Istituto Ecumenico Al Mowafaqa, a Rabat, nel 2012, per iniziativa cattolica e protestante per la promozione dell’ecumenismo, del dialogo con la cultura e con l’Islam. “Percorsi – afferma il Papa - che fermeranno la strumentalizzazione delle religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo o al fanatismo cieco e porranno fine all’uso del nome di Dio per giustificare atti di omicidio, esilio, terrorismo e oppressione”.
Una vera conversione ecologica
Altra iniziativa ricordata dal Papa è la Cop22, la Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, che ha ribadito la necessità di “proteggere il pianeta in cui Dio ci ha posto a vivere e di contribuire a una vera conversione ecologica per uno sviluppo umano integrale”. Richiamando la Laudato si’, il Pontefice, rallegrandosi dei passi avanti compiuti, invita al dialogo “per invertire la curva del riscaldamento globale e riuscire a sradicare la povertà”.
Il Marocco, esempio di umanità per i migranti
Nel cuore di Francesco c’è anche la preoccupazione per la grave crisi migratoria che “è per tutti appello urgente a cercare i mezzi concreti per sradicare le cause che costringono tante persone a lasciare il loro Paese, la loro famiglia, e a ritrovarsi spesso emarginate, rifiutate”. Ricordando la Conferenza intergovernativa sul Patto mondiale per una migrazione sicura, svoltasi lo scorso dicembre in Marocco, invoca anche “un cambiamento di disposizione verso i migranti, che li affermi come persone, non come numeri, che ne riconosca nei fatti e nelle decisioni politiche i diritti e la dignità”.
Spero che il Marocco, che con grande disponibilità e squisita ospitalità ha accolto quella Conferenza, vorrà continuare ad essere, nella comunità internazionale, un esempio di umanità per i migranti e i rifugiati, affinché essi possano essere, qui, come altrove, accolti con umanità e protetti, si possa promuovere la loro situazione e vengano integrati con dignità.
I cristiani siano difensori della fraternità nella società marocchina
Il Papa si fa poi portavoce dei cristiani che “vogliono fare la loro parte nell’edificazione di una nazione solidale e prospera, avendo a cuore il bene comune del popolo”.
L’impegno della Chiesa Cattolica in Marocco, nelle sue opere sociali e nel campo dell’educazione attraverso le sue scuole aperte agli studenti di ogni confessione, religione e origine, mi sembra significativo. Per questo, mentre rendo grazie a Dio per il cammino fatto, permettetemi di incoraggiare i cattolici e i cristiani ad essere qui, in Marocco, servitori, promotori e difensori della fraternità umana.
La religione non divide ma è luce
Nel suo discorso il Re Mohammed VI ricorda anche la precedente visita di Giovanni Paolo II in Marocco a testimonianza dei buoni rapporti con il Vaticano. Il Sovrano mette in luce l’importanza del dialogo interreligioso, strumento per conoscersi l’un l’altro e che da sempre genera frutti. Il conoscere chi è diverso – ha spiegato il Re – elimina il radicalismo, per combattere l’ignoranza bisogna infatti investire sull’educazione. La religione non dovrebbe dividere ma unire perché “è luce, conoscenza e sapienza”.
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