Il Magistero dei Papi sulla realtà del demonio
Laura De Luca – Città del Vaticano
Del “padre della menzogna” ha parlato recentemente, scherzando ma non troppo, Papa Francesco nel suo incontro con i bambini della parrocchia romana di san Crispino da Viterbo a Labaro, domenica 3 marzo.
"Il demonio esiste, sì, è vero, ed è il nostro nemico più grande. È quello che cerca di farci scivolare, nella vita. È quello che mette nel nostro cuore i desideri brutti, i pensieri brutti e ci porta a fare le cose brutte, le tante cose brutte che ci sono nella vita, per finire nelle guerre. (…) come possiamo comportarci noi per difenderci da queste bastonate che ci dà il diavolo, che è il padrone del mondo? Prima di tutto, con la preghiera. (…) Per questo, bisogna pregare Gesù perché allontani da noi il diavolo, perché non lo lasci venire da noi. Voi sapete qual è la qualità più grande che ha il diavolo? Perché ha delle qualità: è intelligentissimo, più intelligente dei teologi! E’ intelligentissimo, e questa è una qualità. Ma la qualità, il modo di essere più grande che ha il diavolo, è che è un bugiardo. (…) Nel Vangelo lo si chiama il padre della menzogna".
La Quaresima è il periodo ideale per non dimenticarsi del Maligno, col pensiero a Gesù che nel deserto ebbe modo di fronteggiarlo. Ecco ad esempio il richiamo di Giovanni Paolo II il 26 febbraio del 2004, in occasione dell’incontro con 4 parrocchie romane.
“Mentre intraprendiamo l’itinerario quaresimale, guardiamo a Cristo che digiuna e lotta contro il diavolo. (…) Anche noi, come Cristo, siamo chiamati a una lotta forte e decisa contro il demonio”.
Però "con il diavolo non si dialoga, non si deve dialogare, soltanto gli si risponde con la Parola di Dio" ci ha ricordato Francesco all' Angelus della prima domenica di Quaresima, il 10 marzo scorso.
"Io vorrei attirare l’attenzione, su una cosa interessante. Gesù nel rispondere al tentatore non entra in dialogo, ma risponde alle tre sfide soltanto con la Parola di Dio. Questo ci insegna che con il diavolo non si dialoga, non si deve dialogare, soltanto gli si risponde con la Parola di Dio".
Ciò che rende pericoloso il confrontarci con lui con le sole nostre forze è anche la sua costante mimesi, la mutevolezza che rafforza il suo potere ingannatore
Infatti ogni epoca ha il diavolo che meglio corrisponde ai suoi incubi… Nel Medio Evo lo si dipingeva ingenuamente come un capro malevolo dalla coda appuntita, a metà del XX secolo prese le sembianze del fungo atomico. E poi venne il tempo in cui si negò la sua esistenza. Era il tempo del materialismo, del relativismo, degli ateismi di stato, del nichilismo: se non esiste Dio, non deve esistere neppure il suo antagonista. Ma che l’uomo neghi l’esistenza il diavolo è il più strepitoso successo del diavolo stesso.
In Italia erano gli anni del piombo e dell'eroina. Memorabile l'udienza generale di Paolo VI del 15 novembre 1972.
“Sarebbe questo sul Demonio e sull’influsso, ch’egli può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società, o su avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi poco lo è. Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari, o peggio aprire la propria anima - la propria anima battezzata, visitata tante volte dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spirito Santo! - alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali il Maligno può facilmente penetrare ed alterare l’umana mentalità. Non è detto che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica (…) ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se stesso (…) si espone all’influsso del mysterium iniquitatis, a cui San Paolo si riferisce (…), e che rende problematica l’alternativa della nostra salvezza”.
Già Papa Giovanni XXIII aveva individuato questa “macchinazione dell’oblio”, il bisogno di negare l’esistenza del Maligno, facendo finta che non esista. 1959, chiusura dell’anno centenario delle apparizioni di Lourdes, 15 febbraio…
“Diletti figli Nostri, come in altri tempi della storia si addensarono nubi all'orizzonte, che misero in trepidazione anime, famiglie e popoli, così ora, si vive nell'angoscia e nella paura: specialmente da molti che purtroppo fidem et spem non habent, non hanno né fede né speranza. Molti tentano di stordirsi e di dimenticare. Ma la realtà è davanti agli occhi di tutti, e questo cumulo di disordini morali e di sforzi puerili. e sacrileghi di opporsi alla sovranità divina, alla legge santa del Decalogo e del Vangelo è qualcosa di deplorevole: così come cresce lo sgomento innanzi alla quotidiana e spensierata contraffazione della verità, della libertà, della giustizia attraverso gli organi talora nefasti della pubblica opinione”.
Guardare in faccia il male resta il compito più gravoso anche per l'uomo di fine millennio, che continua a preferire l’oblio, lo stordimento, adagiarsi nei non luoghi della virtualità, dove tutto appare neutro, né buono né cattivo. Ma appare soltanto… Ecco le espressioni chiare di Giovanni Paolo II rivolte alla popolazione di Monte sant’Angelo, in provincia di Foggia, in occasione della sua visita in Puglia, il 24 maggio 1987:
“Questa lotta contro il Demonio, che contraddistingue la figura dell'Arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il Demonio è tuttora vivo ed operante nel mondo. Infatti il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l'incoerenza dell'uomo, la frattura interiore della quale è vittima non sono solo le conseguenze del peccato originale, ma anche effetto dell'azione infestatrice ed oscura del Satana, di questo insidiatore dell'equilibrio morale dell'uomo, che San Paolo non esita a chiamare « il dio di questo mondo » , in quanto si manifesta come astuto incantatore, che sa insinuarsi nel gioco del nostro operare per introdurvi deviazioni tanto nocive, quanto all'apparenza conformi alle nostre istintive aspirazioni. Per questo l'Apostolo delle Genti mette i cristiani in guardia dalle insidie del Demonio e dei suoi innumerevoli satelliti, quando esorta gli abitanti di Efeso a rivestirsi « dell'armatura di Dio per poter affrontare le insidie del Diavolo, poiché la nostra lotta non è soltanto col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i Dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell'aria»”.
Nei primi anni del nuovo millennio è il terrorismo trasversale a far riapparire le fiamme dell'Inferno. Le torri gemelle, gli attentati di Parigi, Berlino, Bruxelles, la persecuzione spesso silenziosa di tanti cristiani nel mondo... La cosiddetta “guerra mondiale a pezzetti”, secondo l’espressione di Papa Francesco. Il male si globalizza e si spande ovunque, soprattutto nella nostra assuefazione agli orrori, attraverso la nostra tiepidezza. Dobbiamo cambiare strada, come ci ricorda dal Libano Benedetto XVI in occasione del suo viaggio apostolico del 2012, e particolarmente nel suo discorso alle istituzioni, ai capi religiosi e ai rappresentanti del mondo della cultura…
“Dobbiamo essere ben coscienti che il male non è una forza anonima che agisce nel mondo in modo impersonale o deterministico. Il male, il demonio, passa attraverso la libertà umana, attraverso l’uso della nostra libertà. Cerca un alleato, l’uomo. Il male ha bisogno di lui per diffondersi. È così che, avendo offeso il primo comandamento, l’amore di Dio, viene a pervertire il secondo, l’amore del prossimo. Con lui, l’amore del prossimo sparisce a vantaggio della menzogna e dell’invidia, dell’odio e della morte. Ma è possibile non lasciarsi vincere dal male e vincere il male con il bene (…). È a questa conversione del cuore che siamo chiamati. Senza di essa, le «liberazioni» umane tanto desiderate deludono, perché si muovono nello spazio ridotto concesso dalla ristrettezza di spirito dell’uomo, dalla sua durezza, dalle sue intolleranze, dai suoi favoritismi, dai suoi desideri di rivincita e dalle sue pulsioni di morte. La trasformazione in profondità dello spirito e del cuore è necessaria per ritrovare una certa chiaroveggenza e una certa imparzialità, il senso profondo della giustizia e quello del bene comune”.
Ascolta la puntata della serie “La voce dei papi”, dedicata al magistero dei Papi sul Maligno in onda su Radio Vaticana Italia domenica 17 marzo
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