Francesco arrivato in Marocco accolto all'aeroporto di Rabat
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Con il saluto del Re Mohammed VI e dell'arcivescovo di Rabat mons. Cristobal Lopez Romero inizia ufficialmente il ventottesimo viaggio apostolico di Papa Francesco in Marocco come " Servitore di speranza". Sotto una pioggia battente l'Airbus A320 dell'Alitalia, decollato prima delle 11.00 da Roma, è atterrato intorno alle 13.50 all'aeroporto di Rabat- Salé.
Alle 14 esatte il Papa è apparso in cima alla scaletta e ha toccato il suolo marocchino con la stretta di mano dell'erede della dinastia Alaouita, il cui regno è inziato a metà del XVII secolo, Mohammed VI. Il sorriso del Pontefice ha incontrato subito quello di due bambini in abito tradizionale che gli hanno offerto dei fiori. Quindi insieme al Re, sotto gli ombrelli colorati, Francesco ha raggiunto il Salon Royal per una breve sosta e un'offerta di prodotti tradizionale locali.
Il programma prevede subito il trasferimento in papamobile per Francesco, parallelamente al corteo del sovrano, all’Esplanade de la Tour Hassan dove avrà luogo la Cerimonia di benevenuto con la presentazione delle delegazioni e i primi discorsi ufficiali che in tanti potranno ascoltare anche attraverso dei maxischermi posti fuori della spianata.
Il pomeriggio di Francesco continuerà con la visita al Mausoleo Mohammed V, e con il trasferimento al palazzo reale per la presentazione della famiglia del Re nella visita di cortesia. Quindi una “prima volta”, come l’ha definita il direttore ad interim della Sala stampa della Santa Sede- quella di un Papa che viene accolto in un Istituto di formazione per predicatori, una realtà intitolata a Mohammed VI e inaugurata nel 2015. A seguire, è in programma l’incontro con i migranti nella sede della Caritas diocesana di Rabat, con il secondo discorso del Papa.
Prende così il via dunque un viaggio segnato principlamente dal dialogo interreligioso - “in continuità” con quello del febbraio scorso negli Emirati Arabi Uniti- dall’attenzione per i migranti, pochi mesi dopo l’adozione a Marrakech del patto delle Nazioni Unite sulla migrazione (Global Compact), e dalla conferma nella fede della piccola comunità cattolica locale.
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