Chiesa in Marocco: i luoghi della visita di Francesco
Alessandro De Carolis – Rabat
Le mamme arrivano alla spicciolata, qualcuna col bebè di pochi mesi che sonnecchia dietro le spalle e le mani che spingono avanti il figlio di 5 anni che ha fame e voglia di giocare. Sono tutte musulmane e l’abbraccio affettuoso che danno alla suora che le accoglie racconta in un attimo l’essenza del dialogo interreligioso, quello che nasce dalla base, il dialogo della vita e dell’amicizia.
Il dialogo dell’amicizia
Scene di ordinaria familiarità nel “Centro rurale di servizi sociali” di Temara, gestito dalle suore Figlie della Carità, che ogni giorno assieme ad alcune collaboratrici fanno da mamme a dozzine di bambini, dalla colazione alla scuola e fino al pomeriggio inoltrato. Un’oasi in mezzo al verde della campagna dove le pecore al pascolo sono l’icona della tranquillità, anche se al cancello d’ingresso del Centro si incrociano ogni giorno i malati che vengono al dispensario a farsi curare, soprattutto se vittime di ustioni. Il Centro di Temara – che aprirà domani la seconda giornata del Papa in Marocco – è la “regola” fatta pietra e umanità che la Chiesa segue a ogni latitudine, soprattutto se vive in posti dove il Vangelo è un libro sconosciuto ai più, come accade in Marocco, con due decine di migliaia di fedeli in un Paese di 35 milioni di musulmani.
Il “ponte” di Caritas Marocco
A vincere, sempre, è il dialogo dell’amicizia e della vita, che può far maturare in certi casi, e in certe fasi, anche il dialogo tra leader di fedi diverse, come dimostra il documento della Fratellanza umana, firmato due mesi fa ad Abu Dhabi. Lo stesso dialogo e la stessa lingua che ha trovato casa nel quartiere Hassan di Rabat, sulla grande Avenue Al Alaoluyine dove tram nuovi di zecca passano ininterrottamente. Qui la Chiesa marocchina diventa braccia e sostegno per i migranti che in massa – 8 mila all’anno – passano da questa palazzina bianca a chiedere aiuto. Oggi a fine giornata Francesco ne saluterà alcuni tra quelli che hanno beneficato del programma “Qantara”, cioè “ponte”, pensato da Caritas Marocco proprio per evitare al migrante che cerca di integrarsi di dover scalare il muro dell’ostilità.
Vangelo e “Art déco”
Un terzo luogo della Chiesa a Rabat, in cui Francesco incontrerà domani a metà mattina il clero e il Consiglio ecumenico delle Chiese cristiane in Marocco, è la Cattedrale di San Pietro, che con le sue torri in art déco” svetta in pieno centro città fin dal 1921, quando il ricordo dei cristiani ridotti in schiavitù lungo la Costa dei Barbari in Nordafrica era una cicatrice fresca nella memoria. Per il Papa sarà certamente l’occasione oltre al resto di dare merito e infondere nuovo coraggio ai sacerdoti, consacrate e consacrati, che nella diversità di talari e veli continuano a scrivere in questo Paese, col dialogo della vita, vita la storia del Vangelo “in uscita”.
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