Papa: la Quaresima, tempo di grazia per liberare il cuore dalle vanità
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Entrare nella Quaresima con il passo lento per preparare il cuore e lo spirito alla Passione, Morte e Resurrezione di Cristo. Quel passo che scandisce la processione penitenziale, guidata da Papa Francesco dalla chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino verso la basilica di Santa Sabina dove celebra la Messa e presiede il rito di benedizione e di imposizione delle Ceneri, che lo stesso Pontefice riceve dalle mani del cardinale Jozef Tomko, titolare della basilica di Santa Sabina.
La Quaresima è la sveglia per l’anima
L’omelia di Francesco è un prenderci per mano per guidarci in questo tempo forte della Chiesa. Un accompagnarci alla “rotta della vita” che è Gesù, attraverso il segno della cenere, invito a liberarci dell’illusione di vivere di cose passeggere, e a scoprire il fuoco che arde per sempre, “per Dio e non per il mondo”. Il Papa, spiegando la prima Lettura, esorta a prestare attenzione al suono di corno che stride e che bandisce il digiuno (Ascolta il servizio con la voce del Papa).
È un suono forte, che vuole rallentare la nostra vita che va sempre di corsa, ma spesso non sa bene dove. È un richiamo a fermarsi, un "fermati", ad andare all’essenziale, a digiunare dal superfluo che distrae. È una sveglia per l’anima.
Trovare la vera rotta della vita
“La Quaresima – afferma il Papa – è il tempo per ritrovare la rotta della vita”, è il tornare al Signore, “meta del nostro viaggio nel mondo”. E le ceneri sul capo sono “un segno” “per dirci, con delicatezza e verità: di tante cose che hai per la testa, dietro cui ogni giorno corri e ti affanni, non resterà nulla”. E’ “un grande inganno” la cultura dell’apparenza che ci spinge a vivere di cose che passano. Una fiammata che finisce in polvere.
Il tesoro della preghiera, della carità e del digiuno
Nel viaggio del ritorno all’essenziale, ci sono tre passaggi cruciali: l’elemosina, la preghiera e il digiuno che “ci riportano a tre sole realtà che non svaniscono”. Con la preghiera – spiega il Papa – guardiamo verso l’Alto; con la carità verso l’altro e con il digiuno ci guardiamo dentro per liberarci “dalla mondanità che anestetizza il cuore”.
La preghiera ci riannoda a Dio; la carità al prossimo; il digiuno a noi stessi. Dio, i fratelli, la mia vita: ecco le realtà che non finiscono nel nulla, su cui bisogna investire. Preghiera, carità, digiuno: tre investimenti per un tesoro che dura.
No alle sirene che incantano
Gesù ha detto: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” – ripete Francesco – che lo paragona ad una bussola in cerca di orientamento, una calamita che si attacca a qualcosa, spesso restandone schiavo perché “le cose di cui servirsi diventano cose da servire”.
L’aspetto esteriore, il denaro, la carriera, i passatempi: se viviamo per loro, diventeranno idoli che ci usano, sirene che ci incantano e poi ci mandano alla deriva. Invece, se il cuore si attacca a quello che non passa, ritroviamo noi stessi e diventiamo liberi. Quaresima è tempo di grazia per liberare il cuore dalle vanità. È tempo di guarigione dalle dipendenze che ci seducono. È tempo per fissare lo sguardo su ciò che resta.
Chiamati ad una vita infuocata di Dio
L’invito del Papa è di fissare lo sguardo sul Crocifisso. “Gesù in Croce – sottolinea - è la bussola della vita, che ci orienta al Cielo. La povertà del legno, il silenzio del Signore, la sua spogliazione per amore ci mostrano la necessità di una vita più semplice, libera dai troppi affanni per le cose”, “ci insegna il coraggio forte della rinuncia”.
Abbiamo bisogno di liberarci dai tentacoli del consumismo e dai lacci dell’egoismo, dal voler sempre di più, dal non accontentarci mai, dal cuore chiuso ai bisogni del povero. Gesù, che sul legno della croce arde di amore, ci chiama a una vita infuocata di Lui, che non si perde tra le ceneri del mondo; una vita che brucia di carità e non si spegne nella mediocrità. È difficile vivere come Lui chiede? Sì, ma conduce alla meta.
La Quaresima mostra questo percorso: inizia con la cenere arriva al fuoco della notte di Pasqua, mostra che “la carne di Gesù non diventa cenere, ma risorge gloriosa”. E questo vale anche per noi. “Se con le nostre fragilità – conclude il Papa - ritorniamo al Signore, se prendiamo la via dell’amore, abbracceremo la vita che non tramonta. E saremo nella gioia”.
Dopo l’omelia, il rito dell’imposizione delle Ceneri prima sul capo di Francesco. A seguire lo stesso Pontefice le impone sui cardinali e alcuni fedeli. Diversi ministri compiono lo stesso rito recitando le formule: “Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai”, e “Convertitevi, e credete al Vangelo”.
(Ultimo aggiornamento mercoledì 6 marzo 2019 ore 17.31)
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