Il Papa nella parrocchia di San Crispino: è con la lingua che cominciano le guerre
Adriana Masotti - Città del Vaticano
"C'è un grande desiderio nei parrocchiani di incontrare il Papa", aveva detto alla vigilia della visita don Luciano Cacciamani, parroco da poco più di due anni di San Crispino da Viterbo. E oggi, nei volti delle persone che hanno riempito la chiesa, si è letta chiaramente la gioia di averlo potuto fare. Una comunità questa, secondo la descrizione del parroco a Francesco, piccola e vivace, semplice e generosa, in cui operano diverse realtà, movimenti e gruppi ecclesiali in particolare il Cammino Neocatecumenale, presente qui da 35 anni, e la Comunità di Sant'Egidio.
La Messa dopo gli incontri
Poco prima di presiedere la celebrazione eucaristica, Francesco aveva salutato i sacerdoti della comunità e aveva confessato alcuni fedeli. Prima ancora aveva incontrato i bambini della parrocchia, i genitori dei piccoli battezzati di recente, i ragazzi del dopo cresima, i poveri e in particolare i senza dimora che in questo quartiere romano di periferia sono molti e, infine, i malati e i disabili. Sono le 17 e 20 circa quando il Papa, indossati i paramenti liturgici, si avvia in processione per fare ingresso nella chiesa. Celebrano con lui la Messa, il cardinale Angelo De Donatis, vicario generale della diocesi di Roma, mons. Guerino Di Tora, vescovo ausiliare per il Settore Nord, don Cacciamani e il il vice parroco don Andrea Lamonaca.
L'omelia di Papa Francesco
Il Vangelo di Luca di questa domenica presenta alcune parabole, esempi pratici con cui Gesù insegnava alla gente la "saggezza cristiana" e il Papa mette al centro della sua omelia una di queste. "Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: ‹Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio›, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello." Gesù, commenta Francesco, con queste parole ci vuole insegnare a non andare in giro a criticare gli altri, a guardare i difetti degli altri, ma a guardare prima ai propri difetti.
Tutti abbiamo difetti, tutti. Ma siamo abituati, un po’ per inerzia, un po’ per la forza di gravità dell’egoismo, a guardare i difetti altrui: siamo specialisti, tutti, in questo. Subito troviamo i difetti degli altri. E ne parliamo. Perché sparlare degli altri sembra dolce, ci piace. No, in questa parrocchia forse non succede [ridono], ma da altre parti è molto comune.
Tutti noi siamo specialisti nel guardare i difetti degli altri
Francesco ribadisce che per tutti noi c'è l'abitudine a guardare i difetti altrui, che siamo specialisti in questo. E' una cosa brutta e non è nuova giudicare e condannare gli altri, prosegue, ma Gesù usa parole forti: se voi andate per questa strada siete degli ipocriti e ipocrita è "uno che ha un doppio pensiero", un doppio modo di farsi vedere. Gesù fugge da questa ipocrisia e suggerisce di guardare ai propri difetti e a lasciare "vivere in pace gli altri". E il Papa ritorna su un tema su cui insiste spesso e cioè i danni causati dal giudizio e in particolare dal chiacchiericcio. Il chiacchiericcio infatti è pericoloso:
E questa è una cosa che non finisce lì: il chiacchiericcio non finisce nel chiacchiericcio; il chiacchiericcio va oltre, semina discordia, semina inimicizia, semina il male. Sentite questo, non esagero: con la lingua incominciano le guerre. Tu, sparlando degli altri, incominci una guerra. Un passo verso la guerra, una distruzione. Perché è lo stesso distruggere l’altro con la lingua e con una bomba atomica, è lo stesso. Tu distruggi. E la lingua ha il potere di distruggere come una bomba atomica. E’ potentissima. E questo non lo dico io, lo dice l’apostolo Giacomo nella sua Lettera. Prendete la Bibbia e guardate questo. E’ potentissima!
Ma, dice il Papa, qualcuno potrebbe obiettare che c'è tanta gente cattiva. Allora, continua, bisogna aver il coraggio di parlare direttamente con queste persone ma in faccia, non alle spalle, e se non ascoltano: "Dillo a chi può porre rimedio a questo, a chi può correggere, ma non dirlo nel chiacchiericcio" che non risolve niente, anzi " fa peggiorare le cose e ti porta alla guerra".
Un impegno per la Quaresima ormai vicina
C'è insomma da cambiare atteggiamento e il Papa, magari approfittando del periodo quaresimale ormai vicino, fa una proposta:
Incominceremo la Quaresima: sarebbe tanto bello che ognuno di noi, in questa Quaresima, riflettesse su questo. Come io mi comporto con la gente? Come è il mio cuore davanti alla gente? Sono un’ipocrita, che faccio un sorriso e poi da dietro critico e distruggo con la mia lingua? E se noi alla fine della Quaresima saremo stati capaci di correggere un po’ questo, e non andare sempre criticando gli altri da dietro, vi assicuro che la Risurrezione di Gesù si vedrà più bella, più grande tra noi.
Non è facile, riconosce poi, ma ci sono due medicine che ci possono aiutare. La prima è la preghiera, la preghiera per chi ci verrebbe da criticare chiedendo al Signore di risolvere il problema. La seconda è molto pratica: per evitare di sparlare degli altri mordersi la lingua.
Pregate tanto, soprattutto per la Chiesa
E' ormai sera quando Papa Francesco, dopo le tante strette di mano e i saluti alle singole persone presenti in chiesa, esce e sul sagrato al microfono si congeda dalla comunità: "Grazie per la vostra accoglienza", dice, "vi auguro una buona Quaresima". E raccomanda in questo tempo soprattutto la preghiera per la Chiesa e per lui. Infine ancora un momento di condivisione semplice e profonda nell'invito a invocare insieme la Madonna con la recita dell'Ave Maria. Mentre la sua automobile lascia la parrocchia per far rientro in Vaticano, gli occhi di molti rivelano la commozione e la gioia vissuta per la presenza di Francesco tra loro.
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