Papa in Marocco: Gisotti, focus su dialogo, migranti e Chiesa locale
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Un viaggio dedicato al dialogo interreligioso, “in continuità” con quello del febbraio scorso negli Emirati Arabi Uniti, assieme all’attenzione per i migranti, pochi mesi dopo l’adozione a Marrakech del patto delle Nazioni Unite sulla migrazione (Global Compact), e alla conferma nella fede della comunità cattolica locale, circa 25 mila anime particolarmente attive nel campo delle opere sociali. Questo il 28.mo viaggio internazionale di Papa Francesco che, sabato e domenica prossimi, lo porterà in Marocco. Lo ha presentato stamani il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti. In un Paese di quasi 35 milioni di abitanti, dov’è “consolidata” la convivenza tra musulmani - perlopiù sunniti - e cristiani, il Pontefice, che non ha mai visitato prima il Marocco, va come “pastore” e non come “leader politico”, ha sottolineato il portavoce vaticano ricordando anche gli 800 anni dell’Incontro di San Francesco d’Assisi col Sultano Al-Kamil Al-Malek.
Prima giornata: dialogo interreligioso
L’accoglienza a Rabat, sabato nel primo pomeriggio, da parte del re Mohammed VI ricorderà, nelle tradizioni, quella tributata nel 1985 da re Hassan II a San Giovanni Paolo II, quando visitò seppur per poche ore il Paese. Ci sarà poi un percorso in papamobile per Francesco, parallelamente al corteo del sovrano, per un primo abbraccio al popolo marocchino, seguito dalla cerimonia di benvenuto all’Esplanade de la Tour Hassan: un incontro “molto sentito” con i marocchini, che potranno seguire l’evento e ascoltare il primo discorso del Santo Padre anche fuori la spianata, attraverso dei maxi schermi. Dopo la visita al Mausoleo Mohammed V, si terrà quella di cortesia al sovrano e ai familiari nel Palazzo Reale. Quindi una “prima volta”, come l’ha definita Gisotti: quella di un Papa che viene accolto in un Istituto di formazione per predicatori, una realtà intitolata a Mohammed VI e inaugurata nel 2015. Nell’occasione è stato privilegiato “l’ascolto”: non sono infatti previsti discorsi del Pontefice e di Mohammed VI, mentre si darà voce a due studenti e interverrà il ministro per gli Affari religiosi. A seguire, è in programma l’incontro con i migranti nella sede della Caritas diocesana di Rabat, con il secondo discorso del Papa: il Marocco accoglie 80 mila migranti subsahariani e circa 4 mila sono assistiti dalla Chiesa locale.
Seconda giornata: l’abbraccio alla Chiesa locale
Dopo la prima giornata focalizzata sul dialogo interreligioso, la seconda è dedicata alla Chiesa locale, con una visita privata del Papa al Centre Rural des Services Sociaux di Témera, gestito dalle suore vincenziane che si occupano in particolare dell’assistenza a bambini malati. A seguire, l’incontro nella cattedrale di Rabat con il clero, i religiosi e le religiose e con il Consiglio ecumenico delle Chiese in Marocco: previste le testimonianze di un sacerdote e di una suora francescana, seguite dal discorso di Francesco e la recita dell’Angelus domenicale. Dopo il pranzo, la Santa Messa celebrata in spagnolo nel complesso sportivo Principe Moulay Abdellah, con l’omelia del Pontefice. Sono attesi fino a 10 mila fedeli per quella che si annuncia come la celebrazione eucaristica con maggiore partecipazione in Marocco. Al termine il trasferimento all’aeroporto e la cerimonia di congedo, con il rientro in serata a Roma Ciampino.
Il seguito papale
Nel corso della conferenza stampa, il direttore ad interim Gisotti ha informato che faranno parte del seguito papale il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, mentre per la brevità del viaggio non sarà presente un dipendente vaticano. Non parteciperà il direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda, ma la sua assenza - ha precisato Gisotti - non costituisce un “precedente” e non è dovuta alle recenti vicende legate al mensile «donne chiesa mondo».
Il video girato a Loreto
Il portavoce vaticano ha poi informato i giornalisti sul colloquio odierno avuto col Pontefice, a margine dell'udienza alla presidente lituana Dalia Grybauskaite, a proposito del video sul “baciamano” circolato in questi giorni sui social, relativo al viaggio del Papa a Loreto. Francesco, ha detto Gisotti, ha spiegato che ha preferito non procedere col baciamano per motivi di “igiene”, volendo evitare il rischio di eventuali “contagi” per via della lunga fila creatasi nel Santuario.
L’intervista a Gisotti
Di seguito l’intervista al direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, sul viaggio del Papa in Marocco.
R. – Questo viaggio in Marocco si sviluppa in tre dimensioni. La prima, quella del dialogo interreligioso, in particolare con la comunità musulmana. Poi un’attenzione particolare ribadita dal Papa verso le sofferenze dei migranti e infine, non per importanza ma cronologicamente, se così possiamo dire, l’incontro con il “piccolo gregge” in Marocco, la comunità di fedeli locali che il Papa vuole incoraggiare.
Quindi un viaggio “in continuità” con quello negli Emirati Arabi Uniti e nel solco del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb?
R. – Sì. Se effettivamente andiamo a rileggere quanto aveva detto Papa Francesco, all’inizio di quest’anno, parlando al Corpo diplomatico, si sottolineava proprio come questi due viaggi, negli Emirati Arabi Uniti e in Marocco, fossero in un qualche modo uniti, collegati, per l’aspetto del dialogo interreligioso, della convivenza, degli sforzi per la pace. Adesso il viaggio in Marocco avviene peraltro dopo la firma della Dichiarazione comune sulla fratellanza umana firmata con il grande imam Al-Tayyeb e ciò dà anche un significato particolare: in un qualche modo è anche un’occasione per vedere come questa Dichiarazione può poi essere messa in pratica.
Soffermiamoci sul dialogo interreligioso: 34 anni fa nel 1985 San Giovanni Paolo II incontrava i giovani musulmani in Marocco, nello stadio di Casablanca…
R. – Ho parlato in questi giorni di preparazione con gli organizzatori locali, sia da parte delle autorità marocchine sia della Chiesa locale, e la cosa bella è che ci sono alcune persone che saranno presenti e che hanno vissuto già, come giovani, quell’incontro memorabile. San Giovanni Paolo II passò poche ore in Marocco, in occasione di un viaggio in Africa che lo portò in diversi Stati, però tutti ricordano quanto fu significativo l’incontro storico con addirittura 80 mila giovani nello stadio di Casablanca: qualcuno dice che anche lì si rafforzò l’idea di Giovanni Paolo II per l’impegno a favore del dialogo interreligioso; un anno dopo ci sarebbe stato l’Incontro delle religioni per la pace ad Assisi. Quindi sicuramente questo è un ricordo ancora vivo e lo stesso Papa Francesco sicuramente si mette sul solco di Papa Wojtyła in questo senso.
Ci sarà una “prima volta”, quella di un Papa in un Istituto di formazione per predicatori…
R. – E’ molto importante. Il Marocco ha una lunga tradizione di un islam moderato che facilita e sottolinea l’importanza della convivenza, della tolleranza, del dialogo con i cristiani e non solo. Non a caso proprio a Marrakech, due anni fa, si è tenuta una grande conferenza proprio sui diritti delle minoranze religiose nei Paesi musulmani. Dunque è un contesto molto favorevole al dialogo e a quella fratellanza umana di cui si parlava per la Dichiarazione firmata ad Abu Dhabi: E poi si sottolinea al contempo l’importanza del centro che è stato fondato e voluto dal re Mohammed VI proprio come un esempio concreto di un islam che combatte ogni deriva e ogni fondamentalismo e quindi si presenta come un centro non solo per il Marocco ma anche per tutto il Maghreb.
L’altro punto, i migranti, con un occhio all’incontro di Marrakech sul Global Compact: di cosa si tratta?
R. –Sappiamo quanto il tema dei migranti sia a cuore di Papa Francesco. In ogni viaggio che ha compiuto anche negli Emirati Arabi Uniti c’era sempre un contatto, un’occasione di incontro con chi soffre a causa di una migrazione forzata. Sappiamo che a Marrakech proprio nel dicembre scorso si è svolta una grande conferenza delle Nazioni Unite per il Global Compact, quindi per un patto globale sulla migrazione. Il Papa voleva già andare, lo ha svelato proprio lui in una conferenza stampa in aereo, ma per motivi di protocollo non poteva andare ad una conferenza senza visitare il Paese. Ha partecipato quindi il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Fra pochi giorni, quando sarà in Marocco, Francesco avrà questa occasione di incontro al centro Caritas di Rabat.
Ci sono dettagli sull’incontro con i migranti?
R. – Si può sottolineare chi sono questi migranti. La stragrande maggioranza dei migranti presenti in Marocco viene dall’Africa subsahariana e quindi possiamo immaginare con quale percorso di sofferenza arrivino in Marocco, dopo la chiusura anche di altre rotte di migrazione. Possiamo chiaramente aspettarci un discorso molto importante del Papa che tiene sempre a cuore la migrazione: in quel contesto le sue parole avranno sicuramente una maggiore forza.
L’altro tema è l’incontro con la piccola comunità cristiana locale…
R. – Sì, stiamo parlando di un “piccolo gregge” ma molto vivo e molto integrato nella società marocchina. Sono più o meno 25 mila i cattolici presenti in Marocco e la Chiesa marocchina è molto impegnata nell’educazione, nella carità, nell’assistenza ai migranti ma non solo, anche ai poveri e ai bambini bisognosi. Non a caso la domenica comincerà con un incontro a un centro per bambini tenuto dalle suore vincenziane. Quindi questo è un po’ il senso di una Chiesa che nell’essere piccolo lievito fermenta molto in questa società marocchina. E sappiamo quanto anche il tema delle periferie, se così si può dire, di questo piccolo gregge nel Marocco sia importante per Papa Francesco.
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