Papa: i martiri cristiani testimoniano che l’ingiustizia non ha l’ultima parola
Sergio Centofanti - Città del Vaticano
Oggi, nel mercoledì fra l’Ottava di Pasqua, Papa Francesco ha lanciato un nuovo tweet sull’account @Pontifex in nove lingue: “I martiri di ogni tempo, con la loro fedeltà a Cristo, raccontano che l’ingiustizia non ha l’ultima parola: nel Signore risorto possiamo continuare a sperare. #Pasqua”.
Francesco: cristiani più perseguitati oggi che nei primi secoli
Papa Francesco ha levato tantissime volte la sua voce contro le persecuzioni cristiane: “Forse sembrerà difficile da credere - ha affermato in un recente videomessaggio - ma oggi ci sono più martiri che nei primi secoli”. Secondo numerose ricerche internazionali, i cristiani sono oggi il gruppo più perseguitato al mondo, con oltre 200 milioni di persone sottoposte a discriminazioni, violazioni dei diritti umani, aggressioni e attentati. In tanti perdono la vita per restare fedeli a Gesù.
Cristiani uccisi solo perché cristiani
Francesco usa parole forti: “Pensiamo ai nostri fratelli sgozzati sulla spiaggia della Libia; pensiamo a quel ragazzino bruciato vivo dai compagni perché cristiano; pensiamo a quei migranti che in alto mare sono buttati in mare dagli altri, perché cristiani; pensiamo (…) a quegli etiopi, assassinati perché cristiani … e tanti altri. E tanti altri che noi non sappiamo, che soffrono nelle carceri, perché cristiani … Oggi la Chiesa è Chiesa di martiri: loro soffrono, loro danno la vita e noi riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza”. (Messa a Santa Marta 21 aprile 2015)
Silenzio complice delle potenze
Il Papa ripete che “non c’è cristianesimo senza persecuzione”. Invita a far memoria dell’ultima delle beatitudini: “Quando vi porteranno nelle sinagoghe, vi perseguiteranno, vi insulteranno: questo è il destino del cristiano”. E denuncia: “Oggi, davanti a questo fatto che accade nel mondo, col silenzio complice di tante potenze che potevano fermarlo, siamo davanti a questo destino cristiano: andare sulla stessa strada di Gesù” (Messa a Santa Marta, 7 settembre 2015).
Due tipi di persecuzione: violenta e travestita di cultura
Il Papa parla di due tipi di persecuzione contro i cristiani: c’è quella esplicita, violenta, brutale, e c’è quella “educata, travestita di cultura, modernità e progresso”. È “la persecuzione che toglie all’uomo la libertà, anche della obiezione di coscienza! Dio ci ha fatti liberi, ma questa persecuzione ti toglie la libertà! E se tu non fai questo, tu sarai punito: perderai il lavoro e tante cose o sarai messo da parte”. “Questa è la persecuzione del mondo” - sottolinea Francesco – “quando le potenze vogliono imporre atteggiamenti, leggi contro la dignità del figlio di Dio, perseguitano questi e vanno contro il Dio creatore: è la grande apostasia”. (Messa a Santa Marta, 12 aprile 2016).
Le parole dei Papi sugli attentati di matrice islamica
In questo contesto, di fronte all’esplodere del fenomeno degli attentati, in particolare di matrice islamica, Papa Francesco ha seguito la linea dei suoi predecessori, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che nella loro condanna degli attacchi terroristici hanno pronunciato parole durissime contro la strumentalizzazione della religione e dell’uso della violenza in nome di Dio, ma senza mai dare una connotazione religiosa a quegli atti. Innanzitutto, perché la grande maggioranza dei musulmani o di aderenti ad altre confessioni religiose non si riconoscono in quelle violenze, poi per non dare adito a strumentalizzazioni e perché continuare a dialogare è decisivo per la convivenza e la pace nel mondo.
Giovanni Paolo II: dialogo con i musulmani più che mai necessario
Lo aveva già detto San Giovanni Paolo II incontrando i giovani musulmani nello stadio di Casablanca il 19 agosto 1985: “Il dialogo tra cristiani e musulmani oggi è più necessario che mai. Esso deriva dalla nostra fedeltà verso Dio e suppone che sappiamo riconoscere Dio con la fede e testimoniarlo con la parola e con l’azione in un mondo sempre più secolarizzato e, a volte, anche ateo”.
Gli attentati dell’11 settembre
Papa Wojtyla, all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001 esprimeva “profondo dolore” e turbamento di fronte a un “così inqualificabile orrore”. “Ieri – aveva detto - è stato un giorno buio nella storia dell'umanità, un terribile affronto alla dignità dell'uomo (…) Come possono verificarsi episodi di così selvaggia efferatezza? Il cuore dell'uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo. Ma la fede ci viene incontro in questi momenti in cui ogni commento appare inadeguato. La parola di Cristo è la sola che possa dare una risposta agli interrogativi che si agitano nel nostro animo. Se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l'ultima parola. Qui poggia la speranza cristiana; qui si alimenta, in questo momento, la nostra orante fiducia”.
Non permettere che le violenze inaspriscano le divisioni
Dodici giorni dopo gli attentati, il 23 settembre, il Papa lancia all'Angelus un appello durante la sua visita in Kazakhstan, Paese a maggioranza musulmana, perché i seguaci di tutte le religioni cooperino per edificare un mondo privo di violenza: “Non dobbiamo permettere che quanto è accaduto conduca ad un inasprirsi delle divisioni. La religione non deve mai essere utilizzata come motivo di conflitto”. Quindi aveva esortato “sia i cristiani sia i musulmani a pregare intensamente l’Unico Dio Onnipotente, che tutti ci ha creati, affinché possa regnare nel mondo il fondamentale bene della pace. Che le persone di tutti i luoghi, rafforzate dalla saggezza divina, operino per una civiltà dell'amore, nella quale non vi sia spazio per l'odio, la discriminazione e la violenza”.
Benedetto XVI: dialogo con i musulmani è una necessità vitale
Così anche nei successivi attentati compiuti da estremisti musulmani, Giovanni Paolo II non cita mai la parola islam. Lo stesso ha fatto Benedetto XVI. Il 7 luglio 2005, una serie di attentati suicidi compiuti da estremisti islamici sconvolge Londra causando 56 morti. Il 10 luglio all'Angelus, Benedetto XVI manifesta il suo “profondo dolore” per gli attentati terroristici e aggiunge: “Preghiamo per le persone uccise, per quelle ferite e per i loro cari. Ma preghiamo anche per gli attentatori: il Signore tocchi i loro cuori. A quanti fomentano sentimenti di odio e a quanti compiono azioni terroristiche tanto ripugnanti dico: Dio ama la vita, che ha creato, non la morte. Fermatevi, in nome di Dio!".
Il 12 settembre 2006, Benedetto XVI pronuncia la celebre lectio magistralis all’Università di Ratisbona, in Germania, citando le parole dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, in un dialogo con un persiano tenuto verso la fine del 1400, che parla, tra l’altro, della violenza nell’islam. Un passaggio subito strumentalizzato che provoca manifestazioni e incidenti nel mondo islamico. Dimenticando che il testo di Ratzinger era soprattutto una denuncia dell’emarginazione della fede religiosa nella società occidentale.
Per chiarire pubblicamente il suo pensiero, Benedetto XVI il 25 settembre 2006 incontra a Castel Gandolfo gli ambasciatori dei Paesi a maggioranza islamica, ribadendo che “la Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti anche nascosti di Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce". Benedetto XVI riafferma con forza che “il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi a una scelta del momento. Si tratta effettivamente di una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro".
Papa Francesco: dialogo con islam è fattore decisivo per la pace nel mondo
Sulla scia dei suoi predecessori, anche Papa Francesco è decisamente impegnato nel dialogo, in un’epoca “in cui è forte la tentazione di vedere in atto uno scontro tra le civiltà cristiana e quella islamica e anche di considerare le religioni come fonti di conflitto”. Nel febbraio scorso, negli Emirati Arabi Uniti ha firmato con il Grande Imam di Al-Azhar l’importante Documento sulla Fratellanza umana in cui è riaffermata “la comune vocazione di tutti gli uomini e le donne ad essere fratelli in quanto figli e figlie di Dio”, ed è condannata “ogni forma di violenza, specialmente quella rivestita di motivazioni religiose”. Papa Francesco sottolinea con forza che, pur nella diversità delle culture e delle tradizioni, il mondo cristiano e quello islamico possono incontrarsi, rispettarsi e dialogare, e prega “perché il dialogo tra il Cristianesimo e l’Islam sia fattore decisivo per la pace nel mondo di oggi” (Udienza generale 6 febbraio 2019).
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