Il Papa in ginocchio. Carraro del Cuamm: liturgia si fa vita
Fabio Colagrande - Città del Vaticano
“È stato un momento di commozione intensa, un gesto sconvolgente, che io definisco rivoluzionario”. Così don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, organizzazione impegnata in Sud Sudan dal 2006, commenta il gesto di Papa Francesco che si è chinato a baciare i piedi dei leader di quel Paese africano, al termine del ritiro spirituale per la pace svoltosi a Casa Santa Marta. “I potenti del Sud Sudan stanno umiliando il loro Paese – spiega il sacerdote – con una lotta fratricida che sta facendo male alle fasce più povere della popolazione. Quell’inchinarsi del Papa mi è parso quasi un grido di dolore: un portare ai piedi di quei leader le sofferenze, le umiliazioni di quella gente e contemporaneamente l’affermazione che il potere deve essere vinto dal servizio, dal mettersi in ginocchio, dal dono, dall’accompagnare, dall’essere con”.
Un gesto che indica una strada
“Tutto ciò – continua il direttore di Medici con l’Africa – il Papa lo ha detto con un gesto di profonda dolcezza, di grande umiltà che indica al contempo una strada”. “Penso ai nostri settanta volontari stabili che stanno lavorando lì in Sud Sudan: con quel gesto Francesco ci ha indicato la strada: quella del servizio. L’unica capace di sconfiggere davvero la guerra”. “È stato un gesto che mi ha commosso”, continua don Carraro. “Ho in mente le mamme che in Sud Sudan non hanno accesso alle strutture sanitarie per un parto, perché le strade sono insicure. I bambini che crescono malnutriti perché quando c’è insicurezza nel Paese è difficile coltivare un campo, procurarsi del cibo. Ecco, il Papa è stato capace con quel gesto di esprimere con tutta la sua persona la necessità di non dimenticare gli ultimi”.
La Liturgia si fa vita
“Ho pensato subito che questo Papa ha fatto diventare la Liturgia vita”, conclude don Carraro. “Il simbolo della Lavanda dei piedi, che rivivremo tra poco nel Giovedì Santo, un simbolo tanto caro a tutti i cristiani, diventa così realtà. È un invito a tutti i credenti in Cristo, di tutte le confessioni, e quindi anche ai leader del Sud Sudan, affinché credano davvero e perseverino nel servizio, nella dedizione e nel dono. Un gesto di una potenza unica in cui si è rivisto Gesù che lava i piedi ai potenti della terra e mostra loro che la strada non è quella dell’egoismo e degli interessi di parte, che portano al conflitto, ma del mettersi al servizio dei sofferenti”.
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