Papa promuove pace in Sud Sudan: i due leader in Vaticano
Il 16 marzo scorso, Papa Francesco ha ricevuto in udienza il Presidente Salva Kiir. Nel corso dei colloqui - aveva riferito un comunicato della Sala stampa vaticana - ci si è soffermati “sulle questioni concernenti l’attuazione dell’accordo raggiunto recentemente dai diversi attori politici, in vista della soluzione definitiva dei conflitti, del ritorno dei profughi e degli sfollati nonché dello sviluppo integrale del Paese”. Il Papa, nell’occasione, ha espresso “il desiderio che si verifichino le condizioni di una sua possibile visita in Sud Sudan, come segno di vicinanza alla popolazione e di incoraggiamento al processo di pace".
Vescovi del Paese: l’accordo di pace un ‘passo avanti’ ma ancora si combatte
Nel febbraio scorso, i vescovi del Sud Sudan, in un messaggio pubblicato al termine della loro Assemblea plenaria svoltasi a Juba, avevano detto che “nonostante l’accordo di pace” sul terreno “violenze e scontri continuano”. I presuli avevano definito “un passo avanti” il Revitalised Agreement on the Resolution of Conflict in South Sudan, l’accordo siglato il 12 settembre ad Addis Abeba da Salva Kiir e Riek Machar, per porre fine alla guerra civile che dal 2013 insanguina il Paese diventato indipendente otto anni fa. Per arrivare alla firma c'erano voluti 15 mesi di negoziati con le mediazioni di Etiopia, Sudan, Uganda e Kenya. “Tuttavia - affermano i vescovi - la situazione concreta sul campo dimostra che non si stanno affrontando le cause profonde dei conflitti nel Sud Sudan”. In particolare il modello di "condivisione del potere" incoraggia le parti a contrattare posti e percentuali di potere, invece di lavorare per il bene del Paese. La dichiarazione ricorda che alcune parti firmatarie dell'accordo affermano di non essere state consultate in merito per cui non si sentono vincolate a rispettarlo.
Si continuano a violare i diritti umani
“Inoltre l'attuazione dell'accordo è molto in ritardo”, sottolineano i vescovi, che descrivono una situazione nella quale “se il conflitto aperto si è ridotto, l'accordo sulla cessazione delle ostilità non è in vigore, e tutte le parti sono coinvolte in combattimenti o in preparativi bellici. Il valore della vita e della dignità umana - lamentano - è dimenticato poiché le violazioni dei diritti umani continuano impunemente, tra omicidi, stupri, violenze sessuali diffuse, saccheggi e occupazioni di terreni e proprietà civili. Mentre si parla molto della pace, le azioni non corrispondono alle parole". Di qui l’appello a tutte le parti a collaborare per cercare un accordo di pace “che vada oltre a quello attuale”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui