Il Papa alle Guardie Svizzere: siate testimoni di Cristo e della cultura della risurrezione
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Con le loro tradizionali uniformi rinascimentali, garantiscono la sicurezza del Santo Padre e presidiano, con cordialità e professionalità, gli ingressi della Città del Vaticano. Ricordando il loro “prezioso e generoso servizio al Papa e alla Chiesa”, Francesco esorta le Guardie Svizzere a diventare “testimoni del Cristo risorto”, a diffondere “la cultura della risurrezione, specialmente in quei contesti esistenziali dove prevaleva la cultura della morte”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Anche a voi capita di incontrare, sia durante il servizio in Vaticano, sia nel tempo che trascorrete a Roma, persone che giacciono nei “sepolcri” contemporanei del dolore, dello smarrimento e del disagio, e attendono una luce che li faccia rinascere a vita nuova. Vi esorto, care Guardie, a recare ad essi una parola di conforto, un gesto di fraternità, per diventare convincenti testimoni di Cristo risorto, vivo e presente in ogni tempo. Vivrete così in maniera feconda la vostra vocazione cristiana, radicata nel Battesimo, origine della fede.
Testimoni dell’amore di Dio
Essere testimoni di Cristo, sottolinea Papa Francesco, significa anche vivere e tradurre nella quotidianità la missione di ogni cristiano:
Durante il vostro soggiorno a Roma, voi siete chiamati a testimoniare la vostra fede con gioia, affinché le molte persone che incontrate, specialmente agli ingressi della Città del Vaticano, possano essere favorevolmente impressionati dallo spirito con il quale svolgete il vostro lavoro. A ciascuno di voi chiedo questo: fate in modo che quanti incontrate nel vostro quotidiano servizio, membri della Curia, colleghi di lavoro nei vari ambiti del Vaticano, pellegrini o turisti, possano scoprire anche attraverso di voi l’amore di Dio per ogni uomo. Questa è la prima missione di ogni cristiano!
Fratelli e compagni
“È necessario - aggiunge il Pontefice - essere forti, sostenuti dalla fede in Cristo. Occorre essere testimoni e apostoli di rinnovamento personale e comunitario, perché la gente attende da coloro che sono al servizio della Santa Sede dedizione totale e santità di vita”. “La realtà della caserma - conclude il Santo Padre - insegna alcuni principi etici e spirituali che riflettono molti dei valori che vanno perseguiti anche nella vita: il dialogo, la lealtà, l’equilibrio nei rapporti, la comprensione”.
Vi è data la possibilità di sperimentare momenti di gioia e inevitabili momenti di difficoltà, tipici di una esperienza collettiva. Ma soprattutto avete l’opportunità di costruire sane amicizie e allenarvi al rispetto delle peculiarità e delle idee altrui, imparando a riconoscere nell’altro un fratello e un compagno con cui condividere serenamente un tratto di strada. Ciò vi aiuterà a vivere nella società con l’atteggiamento giusto, riconoscendo la diversità culturale, religiosa e sociale come ricchezza umana e non come una minaccia. Questo è particolarmente importante in un mondo che sta vivendo, come mai prima d’ora, ingenti movimenti di popoli e di persone alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa.
Una storia che si rinnova
La Guardia Svizzera Pontificia è stata fondata nel 1506. Un'altra data significativa della sua storia è il 6 maggio del 1527: Roma viene attaccata dai Lanzichenecchi. Durante il saccheggio, gli svizzeri tentano invano di resistere all'assalto. Solo 42 dei 189 soldati del Pontefice sopravvivono al massacro, al “Sacco di Roma”. Ma riescono a portare Papa Clemente VII al sicuro a Castel Sant’Angelo, passando attraverso un passaggio segreto, il cosiddetto “Passetto”. Per ricordare questo storico avvenimento, il giuramento delle nuove reclute si svolge il 6 maggio. Lunedì prossimo saranno 23 le nuove reclute a giurare nel Cortile San Damaso, rinnovando la storia di un Corpo che coniuga modernità e tradizione.
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