Mons. Ruiz: “La tecnologia non è neutrale agli occhi del Papa”
Davide Dionisi – Città del Vaticano
È un’enciclica ancora da approfondire e soprattutto da applicare. Sono già passati quattro anni dalla pubblicazione della Laudato Si’ e sembra che ancora non sia venuto alla luce tutto il suo valore. Ne parliamo con il segretario del Dicastero per la Comunicazione, mons. Lucio Adrián Ruiz.
Qual è il principale contributo dell’enciclica?
La Laudato Si' è stata una grande sorpresa per la Chiesa e per il mondo. Mai prima di allora un Pontefice aveva affrontato la crisi ecologica con un approccio così originale. Questo documento pontificio, infatti, allarga lo sguardo sull'origine della crisi ecologica e si concentra sulle sue cause umane piuttosto che sugli effetti del degrado dei vari ecosistemi. Pertanto, il Papa afferma che il degrado della natura deriva soprattutto da un disordine politico, economico e sociale, piuttosto che da circostanze biologiche e climatiche.
Nella sua riflessione insiste nell’evidenziare il modello di sviluppo "tecnocratico" (diverso da quello tecnologico) tra i principali responsabili della situazione attuale, che, tra l'altro, genera anche un deterioramento della qualità della vita umana e un degrado sociale. In sintesi, Papa Francesco offre un'analisi più integrale di questo problema che affligge ogni abitante della terra o della "nostra casa comune", come egli chiama il nostro pianeta.
Secondo il Papa, la tecnologia è il problema principale di questo modello tecnocratico?
No, il punto non è la tecnologia. Infatti il Papa concepisce la tecnologia come uno strumento molto utile, come un grande frutto della creatività umana che abbiamo ricevuto in dono da Dio e che abbiamo la responsabilità di sviluppare. Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli che le innovazioni tecnologiche, pur essendo state concepite per un bene, possono essere utilizzate per un male o per un altro scopo, diverso da quello che si pensava all'origine. Pertanto, la tecnologia non è neutrale agli occhi del Papa, perché, così come può favorire lo sviluppo, può anche generare problemi ambientali, sociali, economici e politici su larga scala.
Papa Francesco ci mette in guardia sul ruolo della tecnologia all’interno del "modello tecnocratico", nel quale la realtà viene misurata e gestita solo da una prospettiva economica, secondo un approccio molto riduzionista. Pertanto, la dimensione ambientale, sociale, psicologica e spirituale della società umana occupano un posto secondario e non sono prese in considerazione nelle decisioni politiche, economiche e sociali, tanto a livello locale quanto globale. Dopo tutto, questo tipo di metodo danneggia l'umanità, in particolare le persone più vulnerabili.
Quotidianamente possiamo constatare che una qualche forma di applicazione tecnologica sminuisce la dignità degli individui e delle comunità ed è ben lungi dal contribuire a una vera promozione umana. Il Papa è molto forte su questo punto e per questo afferma che "uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso. " (LS 194).
La tecnologia incide sulla missione della Chiesa o è un mero strumento per lo svolgimento dei suoi compiti?
La tecnologia, innanzitutto, ha un carattere missionario, perché attraverso di essa abbiamo una portata infinitamente più ampia per l'annuncio del Vangelo. Con l'aiuto della tecnologia siamo in grado di metterci in un atteggiamento di "uscita" fino agli "estremi confini della terra", di andare incontro a coloro che non hanno la possibilità di ricevere le parole di vita del messaggio evangelico là dove essi si trovano. Usiamo la tecnologia come uno strumento meraviglioso per la missione. Infatti, ogni tecnologia della comunicazione non solo facilita, ma anche permette che quella missionarietà propria della Chiesa sia vissuta in maniera più efficace e creativa, ma soprattutto più vicina ad ogni essere umano accompagnandolo in ogni momento della sua vita. In questo modo possiamo raggiungere coloro che vivono nelle periferie territoriali ed esistenziali che, altrimenti, non saremmo in grado di raggiungere. Mi piace pensare alla tecnologia come l'estensione della bocca, delle gambe, delle mani del Papa, per abbracciare e benedire ogni persona in tutto il mondo.
Pochi mesi dopo l’elezione a successore di Pietro, il Papa ha promosso una riforma della Curia Romana per meglio rispondere alla missione della Chiesa, così come per realizzare una gestione pastorale più fruttuosa e un governo della Chiesa più efficace e trasparente. Questa riforma ha significato per la Santa Sede una ristrutturazione organizzativa di grandi proporzioni nella quale i criteri previsti dall'enciclica Laudato Si' sono stati un riferimento costante, soprattutto nel nostro Dicastero per la Comunicazione.
Abbiamo infatti riconsiderato l'utilizzo e l'applicazione della tecnologia in modo che fossero in linea con la Laudato Si', affinché tutto fosse più sostenibile. Questo significa, allo stesso tempo, che stiamo compiendo il nostro compito principale, quello di ampliare la dimensione missionaria della Chiesa, favorendo ancora una volta il nostro atteggiamento di "uscita" costante per andare incontro ad ogni persona bisognosa della misericordia e della tenerezza di Dio.
In che modo questi criteri sono stati applicati alla riforma?
Sotto molti aspetti… In particolare, vorrei sottolinearne due: un migliore impiego dell'energia e l’attenzione per i lavoratori. Quando abbiamo implementato il sistema di iper-convergenza con la Direzione Tecnologica del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede per integrare la gestione informatizzata delle comunicazioni vaticane, non solo abbiamo voluto offrire un servizio di qualità ottimale, ma, insieme ad esso, abbiamo cercato un equilibrio tra il rafforzamento del nostro capitale umano e l'adeguamento del sistema alla nuova cultura in cui viviamo, l'ottimizzazione delle risorse e una notevole riduzione dell'impatto ambientale.
Papa Francesco promuove un'ecologia integrale che si prende cura dei lavoratori. In che modo lo avete fatto nel processo di riforma?
Il Papa ha chiesto con fermezza che la riforma non implicasse il licenziamento generale dei lavoratori, pur comportando un adattamento di tutto e tutti ad un nuovo sistema che rispondesse "al nuovo contesto comunicativo". Per Papa Francesco la questione dell'accesso al lavoro, al lavoro dignitoso, è una preoccupazione costante, che non sfugge alla riflessione sulla crisi ecologica. Nella Laudato Si' il Papa avverte categoricamente che "non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa" (LS 128).
La riforma delle comunicazioni vaticane ha portato alla riorganizzazione di nove entità in un'unica nuova istituzione, il Dicastero per la Comunicazione, più agile ed efficiente nella gestione della comunicazione istituzionale, giornalistica, teologica e pastorale. La nostra sfida è stata quella di coinvolgere gli oltre 600 dipendenti in questo processo di riorganizzazione. Pertanto, seguendo gli insegnamenti del Papa, il nostro cammino è stato quello di fornire ai lavoratori le competenze adeguate al nuovo sistema. Tutto ciò implicava una reingegnerizzazione del sistema, non solo tecnologica, ma anche umana, verificando le capacità personali, promuovendo la formazione e ricreando una nuova organizzazione e un nuovo flusso di lavoro.
Che tipo di processi di energia pulita gestisce il Dicastero per la Comunicazione?
Ad esempio, con l'applicazione di tecnologie convergenti, siamo riusciti ad aumentare la quantità dei servizi, mentre attraverso la virtualizzazione abbiamo ridotto il numero dei dispositivi per l’esecuzione degli stessi. La realizzazione di un circuito chiuso per l’impianto di climatizzazione ci ha permesso di ridurre considerevolmente i metri cubi di aria da raffreddare. Abbiamo inoltre ottenuto il 37% di risparmio energetico nell’illuminazione grazie allo studio del colore degli ambienti e degli arredi. Al termine di tutto il lungo processo di riforma dell'infrastruttura tecnologica, abbiamo osservato un risparmio energetico del 30% rispetto al sistema precedente, che equivale a circa 2.200 MW/h di energia elettrica in meno ogni anno. Dall'inizio della riforma ad oggi siamo riusciti a ridurre i consumi di 1.000 tonnellate di CO2 all'anno.
La Santa Sede ha cercato di dare un segnale internazionale con questo tipo di buone pratiche?
Il Papa auspica che questo sia un invito e un riferimento a livello ecclesiale per tutte le comunità cattoliche del mondo, affinché queste possano vedere nei gesti della Santa Sede un modo concreto di agire nella vita quotidiana e nel rapporto con l'ambiente. Ovunque occorre avviare soluzioni creative per collaborare alla tutela dell'ambiente.
A volte il Papa ha sorpreso la Chiesa e il mondo usando la parola "rivoluzione" per esprimere il modo in cui i cattolici dovrebbero agire nella società. Questa prospettiva ecologica è una sorta di rivoluzione?
Nella Laudato Si', di fronte al disfacimento di molti vincoli sociali, il Santo Padre avverte che "ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale" (LS 114). Il Papa è un comunicatore, sa perfettamente come e quando impiegare una certa terminologia. Utilizza la parola rivoluzione per rompere quegli ordini pericolosi che si sono creati nella società. Ad esempio, in diverse occasioni ha parlato di "rivoluzione della tenerezza" come atto sovversivo del cristianesimo per superare l'odio e l'egoismo.
Questa enciclica è particolarmente rivoluzionaria nell'affermare che in natura "tutto è connesso", che siamo parte di una sola creazione, quale sistema davvero integrato. Così, ognuno ha una responsabilità unica nella tutela dell'ambiente, tutti siamo personalmente responsabili. Nessuno può ignorare la crisi che il pianeta sta attraversando, perché ogni abitante della terra ne fa parte e, quindi, deve prendersene cura per sopravvivere e preservarlo per le generazioni future.
Dove possiamo vedere nel Dicastero per la Comunicazione questa "rivoluzione culturale"?
La riforma della comunicazione vaticana ha rappresentato un rinnovamento nella gestione dell'informazione. Un esempio concreto di come questo sia diventato un passo in avanti è l'accoglienza che è stata riservata alle nuove tecniche di comunicazione e il loro impiego per rafforzare la comunione umana nella diversità linguistica e culturale. Questo fa parte della "rivoluzione culturale" che definisce la riforma.
Infatti, il modello applicato alle tecniche di comunicazione e alle linee editoriali ha permesso la creazione di una piattaforma multimediale, multilingue e multiculturale in cui oggi convergono i contenuti prodotti da più di 30 team di paesi dei cinque continenti. La tecnologia è stata messa al servizio della nostra missione evangelizzatrice con una chiara enfasi sulla promozione umana e sulla vicinanza del Messaggio alla gente.
La piattaforma digitale di VaticanNews è sempre più presente sui social network, con il chiaro compito di fornire informazioni di qualità e offrire contenuti per contribuire al dibattito sociale. Nel mezzo di uno tsunami di informazioni sui social network, dove la verità ha un posto secondario e i livelli di violenza verbale e di degradazione sono molto alti, il Papa ci dice nella Laudato Si' che "questo ci richiede uno sforzo affinché tali mezzi si traducano in un nuovo sviluppo culturale dell’umanità e non in un deterioramento della sua ricchezza più profonda" (LS 47).
Il Papa ha spesso messo in guardia contro i danni che la dipendenza digitale arreca alle famiglie e alle società. Come si collega tutto ciò alla crisi ecologica?
Come possiamo osservare quasi quotidianamente, Papa Francesco è molto preoccupato per gli effetti che l'inquinamento digitale può avere sulle relazioni sociali, siano esse interpersonali o intercomunitarie. Ancora di più in seno alle famiglie. La mediatizzazione attraverso gli schermi e la perdita della presenza dell'interlocutore hanno favorito una spersonalizzazione della comunicazione intersoggettiva. Afferma che uno dei grandi rischi di questa forma generalizzata di comunicazione umana è che " permette di selezionare o eliminare le relazioni secondo il nostro arbitrio” (LS 47). Il Santo Padre ha insistito sulla necessità urgente di staccarsi dai dispositivi per non disumanizzarsi.
Ma la responsabilità di promuovere l'uso della tecnologia a misura d'uomo spetta principalmente all'educazione all'interno della famiglia. Non ci si può preoccupare e lamentare se i figli sono sempre collegati ad un dispositivo elettronico senza prima aver analizzato il rapporto che si è instaurato con loro. Occorre chiedersi quanto tempo è stato loro dedicato e se davvero è stato tempo di qualità, dedizione e creatività.
Può fornirci alcuni esempi di come Papa Francesco contribuisca a questa rivoluzione attraverso i social network?
Il livello dei follower degli account del Santo Padre è enorme. Il suo account Instagram ha 6 milioni di follower; su Twitter ne ha 47 milioni, rendendolo il secondo leader mondiale più seguito sulla piattaforma. Tuttavia quello che vorrei sottolineare è che, a differenza di molti, il Papa non usa i suoi racconti per polemizzare, attaccare o screditare, ma attraverso di essi trasmette quello che potrebbe essere riassunto come il Vangelo della tenerezza.
Con il concetto di tenerezza sintetizza l'approccio ad un mondo ferito dall'odio, dalla guerra e dall'emarginazione degli indifesi e che, quindi, richiede la conoscenza di un Dio che viene per guarire le ferite. Questo è il tenore costante dei messaggi del Papa, che vuole contribuire a generare una cultura del rispetto e dell'amore vero, personale e civile, che rinnovi la faccia della terra. Dal suo punto di vista, questo è direttamente collegato alla crisi ambientale, ed è per questo che Papa Francesco chiede una conversione ecologica integrale che favorisca lo sviluppo contemporaneo affinché diventi vero progresso umano e non mera evoluzione tecnica.
Come ha inserito Papa Francesco la tecnologia nel suo Pontificato?
Dal punto di vista delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), si è mostrato molto entusiasta di poter utilizzare i social network per raggiungere sempre più persone con il Vangelo. È attivo nella produzione di contenuti per tutti i post pubblicati dai suoi diversi account digitali. Così, nella misura delle sue possibilità, contribuisce a questa rivoluzione tecnologica e culturale.
Il Papa sa perfettamente che la cultura di oggi è sempre più segnata dalla comunicazione. E anche se, naturalmente, non è un geek, è ben consapevole dell'importanza dell’utilizzo della tecnologia appropriata nella missione della Chiesa. Per questo motivo è aperto a ricevere suggerimenti sull’impiego della tecnologia e a sostenerla nella realizzazione di nuove strutture e progetti in Vaticano, sempre per essere più vicini alle persone e aumentare la dimensione missionaria della Chiesa.
Credo che Papa Francesco abbia offerto una sintesi molto coerente del suo pensiero personale sulle tecnologie il giorno in cui ha aperto il suo account Instagram. Nel suo primo post ha dichiarato: " Voglio camminare con voi verso la via del perdono e della tenerezza di Dio".
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