Francesco alla Messa a Bucarest: siate promotori di una cultura dell'incontro
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Maria e Elisabetta, due donne che s’incontrano e insieme lodano Dio. Di loro parla il Vangelo di oggi, festa della Visitazione della B.V. Maria.
Papa Francesco celebra la Messa nella Cattedrale cattolica di San Giuseppe a Bucarest, dopo aver incontrato il Patriarca ortodosso di Romania, Sua Beatitudine Daniel, e il Sinodo permanente della Chiesa ortodossa romena di cui ha visitato la nuova Cattedrale. Quella cattolica, dedicata a San Giuseppe, si trova a 3 chilometri che Francesco percorre in papamobile. La celebrazione si svolge in latino e in romeno, mentre l'omelia di Francesco è detta in italiano.
Maria cammina, incontra, gioisce
Nel Magnificat pronunciato da Maria, la Vergine si fa portatrice di speranza per gli umili e il Papa di lei indica ai fedeli tre aspetti: Maria cammina, Maria incontra, Maria gioisce. I Vangeli ci riferiscono diversi viaggi compiuti da Maria e, sottolinea il Papa, “non sono stati mai percorsi facili, hanno richiesto coraggio e pazienza”.
Ci dicono che la Madonna conosce le salite, conosce le nostre salite: ci è sorella nel cammino. Esperta nel faticare, sa come prenderci per mano nelle asperità, quando ci troviamo davanti ai tornanti più ripidi della vita. Come buona madre, Maria sa che l’amore si fa strada nelle piccole cose quotidiane.
Le tante donne che hanno sofferto e sperato
L’amore materno di Maria che sa trasformare una grotta in casa per suo figlio, fa pensare a tante altre donne. E Francesco dice:
Contemplare Maria ci permette di rivolgere lo sguardo a tante donne, madri e nonne di queste terre che, con sacrificio e nascondimento, abnegazione e impegno, plasmano il presente e tessono i sogni del domani. Donazione silenziosa, tenace e inosservata, che non teme di “rimboccarsi le maniche” e caricarsi le difficoltà sulle spalle per portare avanti la vita dei propri figli e dell’intera famiglia sperando ‘contro ogni speranza’.
Una speranza che appartiene al popolo romeno, che resiste al di là di tutto le difficoltà e apre il futuro. Maria, dice il Papa, “ci invita a camminare insieme”.
L'incontro tra Maria e Elisabetta: camminare insieme
Nell’incontro tra Maria e Elisabetta, osserva Francesco, c’è uno scambio tra due generazioni: la giovane cerca nell’anziana le sue radici, l’anziana “profetizza sulla giovane donandole futuro”. Un abbraccio che risveglia il meglio di ciascuno.
È il miracolo suscitato dalla cultura dell’incontro, dove nessuno è scartato né etichettato, al contrario, dove tutti sono ricercati, perché necessari, per far trasparire il Volto del Signore.
L'invito a uscire da se stessi
Il camminare insieme suscita la presenza di Dio e la. sua potenza. E Francesco ricorda che è lo Spirito Santo che “ci incoraggia a uscire da noi stessi” per guardare agli altri, soprattutto ai più poveri e agli esclusi, e a “benedirli”. Una cultura dell’incontro da vivere anche tra i cristiani.
Nella Chiesa, quando riti diversi si incontrano, quando a venire prima non sono le proprie appartenenze, il proprio gruppo o la propria etnia, ma il Popolo che insieme sa lodare Dio, allora avvengono grandi cose.
Beato chi “ha il coraggio di creare incontro e comunione”, afferma il Papa.
Maria gioisce per la grandezza del Signore
Maria ricorda nel Magnificat il luogo dove dimora Dio e cioè in mezzo al suo popolo, e Francesco esorta i fedeli a non temere, “a non lasciarci cadere le braccia”, perché “Dio è in mezzo a noi come un salvatore potente”. E questo è fonte di gioia per il cristiano. Ma a volte i cristiani sono tristi, e il Papa dice che spesso “il problema della fede è la mancanza di gioia”.
La fede vacilla quando ci si barcamena nella tristezza e nello scoraggiamento. Quando viviamo nella sfiducia, chiusi in noi stessi, contraddiciamo la fede, perché anziché sentirci figli per i quali Dio fa grandi cose, rimpiccioliamo tutto alla misura dei nostri problemi e ci dimentichiamo che non siamo orfani: nella tristezza dimentichiamo che non siamo orfani; abbiamo un Padre in mezzo a noi, salvatore potente.
La gratitudine verso i testimoni della fede di queste terre
Il segreto della gioia, prosegue il Papa, sta nella fiducia in Dio e nella sua grandezza. Noi siamo piccoli, ma “Dio può sempre compiere meraviglie se rimaniamo aperti a Lui e ai fratelli”. E il pensiero di Francesco va all’esperienza vissuta dal popolo romeno:
Pensiamo ai grandi testimoni di queste terre: persone semplici, che si sono fidate di Dio in mezzo alle persecuzioni. Non hanno posto la loro speranza nel mondo, ma nel Signore, e così sono andati avanti. Vorrei rendere grazie a questi umili vincitori, a questi santi della porta accanto che ci indicano il cammino. Le loro lacrime non sono state sterili, sono state preghiera che è salita al Cielo e ha irrigato la speranza di questo popolo.
Siate promotori della cultura dell'incontro
Papa Francesco conclude incoraggiando tutti ad essere, come Maria, portatori di benedizione per la propria Nazione e "promotori di una cultura dell’incontro" che, dice, " smentisca la divisione e permetta a questa terra di cantare con forza le misericordie del Signore”.
Al termine della celebrazione eucaristica il saluto e il sentito ringraziamento dell'arcivescovo di Bucarest, mons. Ioan Robu, seguito dal dono al Papa di un calice. Il gesto è sottolineato da un fragoroso e lungo applauso da parte dei fedeli che così hanno voluto esprimere a Francesco il loro affetto e la felicità per questo incontro.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui