Il Corpus Domini nel Magistero dei Papi
Laura De Luca – Città del Vaticano
Dalla mestizia del Giovedì santo alla gioia della odierna festività, perché il dono di Gesù è per tutti, nessuno escluso, ci chiede di tenere le porte aperte, e non chiuse. Ce lo ricorda Papa Benedetto XVI nella Messa del Corpus Domini del 23 giugno 2011
“La festa del Corpus Domini è inseparabile dal Giovedì Santo, dalla Messa in Caena Domini, nella quale si celebra solennemente l’istituzione dell’Eucaristia. Mentre nella sera del Giovedì Santo si rivive il mistero di Cristo che si offre a noi nel pane spezzato e nel vino versato, oggi, nella ricorrenza del Corpus Domini, questo stesso mistero viene proposto all’adorazione e alla meditazione del Popolo di Dio, e il Santissimo Sacramento viene portato in processione per le vie delle città e dei villaggi, per manifestare che Cristo risorto cammina in mezzo a noi e ci guida verso il Regno dei cieli. Quello che Gesù ci ha donato nell’intimità del Cenacolo, oggi lo manifestiamo apertamente, perché l’amore di Cristo non è riservato ad alcuni, ma è destinato a tutti”.
Il passaggio dall’intimità del cenacolo all’esplosione della gioia popolare per il dono dell’eucaristia fu sottolineato anche da Giovanni Paolo II all’approssimarsi del Grande Giubileo. Nel Corpus Domini dell’11 giugno 1998 il papa già pregustava la gioia di entrare con rinnovato entusiasmo spirituale nel terzo millennio
“Il profondo silenzio del Giovedì Santo avvolge il sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo. Il canto dei fedeli sembra quasi non potersi dispiegare in tutta la sua intensità, né, a maggior ragione, le altre pubbliche manifestazioni della pietà eucaristica popolare. (…) Per questo la Chiesa ha sentito il bisogno di un'apposita festa, nella quale fosse possibile esprimere più intensamente la gioia per l'istituzione dell'Eucaristia: è nata così, oltre sette secoli fa, la solennità del "Corpus Domini", segnata da grandi processioni eucaristiche, che pongono in evidenza l'"itinerarium" del Redentore del mondo nel tempo (…) solidale con la storia degli uomini”.
La storia degli uomini aveva vissuto qualche decennio prima una grande frattura ideologica, con le tensioni della guerra fredda. Nel pieno di quel periodo, pochi mesi prima dell’apertura del Concilio, celebrando il Corpus Domini del 21 giugno 1962 Papa Giovanni XXIII aveva dato non a caso grande risalto all’aspetto dell’unità che il mistero eucaristico conferisce alla Chiesa…
“Sì, sì, il Sacramento dell'altare è esaltazione, la prima, la fondamentale dell'insegnamento e della volontà di Cristo Nostro Signore: l'unum sint, l'unum sint [ della preghiera della sua ultima cena! (…)La liturgia del Corpus Domini è il dispiegamento, in faccia al cielo e alla terra, di quanti siamo i componenti del mistico gregge e di quanto abbiamo. (…) Ecco: alla cupola festosa del tempio massimo fanno corona le due braccia del colonnato, su cui prolungano la loro testimonianza, in espressive statue di pietra, gli uomini insigni di venti secoli di cristianesimo: martiri, confessori, dottori. Pacifica vittoria di Cristo: servizio universale della sua Chiesa: trionfo di unità e di pace. Qui siamo e ci sentiamo sulle soglie del Concilio, che questa basilica adunerà nel prossimo ottobre. Una sola fede, a tutti comune; una comune partecipazione alle stesse fonti della grazia; un palpito solo di preghiera, di sacrificio e di lavoro per il nome, il regno e la volontà del Signore”.
Una sola fede a tutti comune. Su questa stessa scia si ritrova, pochi anni dopo, nel Corpus Domini del 1969 Papa Paolo VI, ma col pensiero ancora e sempre rivolto a quei cristiani cui ancora non è permesso celebrare apertamente la propria fede, condividere la grande gioia del dono di Gesù, perché nei Paesi del socialismo reale, e non solo in Europa, la fede è ancora bandita e clandestina. 5 giugno 1969. Da pochi mesi si è conclusa oltre cortina la cosiddetta Primavera di Praga.
“E davvero, l’Eucaristia intende fondere in unità i credenti, i credenti che siamo noi, uniti a tutti i fratelli del mondo. È un’altra carità, questa: pur partendo da Cristo, essa dev’essere esercitata da noi. E la celebrazione dell’Eucaristia è sempre principio di unione, di carità, non solo nel sentimento, ma anche nella pratica. (…)Perciò l’amore che parte dall’Eucaristia è un amore irradiante: ha un riflesso nella fusione dei cuori, nell’affetto, nell’unione, nel perdono; ci fa capire che bisogna spendersi per i bisogni altrui, per i piccoli, per i poveri, per i malati, per i prigionieri, per gli esuli, per i sofferenti. Questa carità guarda anche ai fratelli lontani, ai quali l’unità non ancora perfetta con la Chiesa cattolica non permette di assidersi alla stessa tavola con noi, e ci fa pregare che se ne affretti il momento”
Nonostante le miserie della storia umana, il dono di Gesù non viene mai meno. Lo ricordava Papa Pio XII nel suo radiomessaggio per il 13° congresso eucaristico nazionale di Assisi, 9 settembre 1951…
“Presente è Gesù nel Sacramento, per dare, mistico Pane del Cielo, la vita superiore al nostro povero mondo, perpetuando il miracolo dei vergini e dei casti, il miracolo di chi non ha nulla e tutto possiede, i miracoli di quella fraterna carità, che tutti i mali e le offese sopporta con serena fortezza e nulla pensa di aver fatto fin che resta davanti a lei qualche rosa da compiere”.
Ascolta la puntata de Le voci dei Papi di domenica 23 giugno dedicata al Corpus Domini
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