Il Papa alla Chiesa tedesca: camminare insieme, mossi dallo Spirito
P. Bernd Hagenkord SI – Città del Vaticano
"Siamo tutti consapevoli di vivere non solo un’epoca di cambiamento, ma anche un cambiamento d’epoca che solleva questioni nuove e vecchie, di fronte alle quali un dibattito è giustificato e necessario": all'inizio della Lettera, Papa Francesco chiarisce di essere consapevole della drammatica situazione della Chiesa nel Paese e offre il suo sostegno alla riflessione su questo tema.
La Lettera è il contributo del Papa al cammino sinodale deciso dai vescovi nella loro Assemblea plenaria del marzo di quest'anno. Insieme alla rappresentanza laica (ZdK) e ad esperti esterni, la Chiesa vuole discutere i temi centrali della crisi. Lo spunto per questo cammino sinodale è stato uno studio commissionato dagli stessi vescovi sul tema dell'abuso sessuale da parte del clero e dei religiosi, ma vi sono anche altri temi, come l'invecchiamento delle comunità, la mancanza di vocazioni, la mancata accettazione della dottrina sessuale cattolica e la questione dello stile di vita dei sacerdoti.
Papa Francesco non risponde a queste domande concrete. Il suo contributo vuole essere un fondamento spirituale per il dibattito. Non offre soluzioni, non vieta le discussioni, ma nello stile dell’Evangelii gaudium il Papa ricorda la centralità dello Spirito Santo.
La sua prospettiva sulla questione è quella dell'unità della Chiesa: "Ogni volta che una comunità ecclesiale ha cercato di uscire dai suoi problemi da sola, affidandosi soltanto alle proprie forze, metodi e intelligenza, ha finito per moltiplicare e alimentare i mali che voleva superare".
Il Papa inizia la Lettera sottolineando due delle grandi forze e caratteristiche della Chiesa tedesca: "Le comunità cattoliche in Germania nella loro diversità e pluralità - afferma - sono riconosciute in tutto il mondo per il loro senso di corresponsabilità e generosità". È una Chiesa della mano tesa. In secondo luogo, Francesco indica il "cammino ecumenico intrapreso".
Oltre a queste caratteristiche positive, la ragione del cambiamento d’epoca si colloca al terzo posto: “Oggi, però, insieme a voi, noto dolorosamente la crescente erosione e il deperimento della fede con tutto ciò che questo comporta non solo a livello spirituale, ma anche a livello sociale e culturale", un declino sfaccettato e "di non facile né rapida soluzione" scrive il Papa.
Francesco si sofferma sul significato della sinodalità, sottolineandone la "doppia prospettiva", nel senso che si realizza prima di tutto "dal basso verso l'alto" e solo dopo "dall'alto verso il basso". La vita quotidiana e la vita concreta nei vari luoghi hanno quindi la priorità.
Nella Lettera, vengono ripetutamente sottolineate, secondo diverse prospettive, la centralità della fede, dell’evangelizzazione e soprattutto dello Spirito Santo. Tradotto nella vita di tutti i giorni: "Questo stimola l'emergere e la continuazione di processi che ci costruiscono come popolo di Dio, invece di cercare risultati immediati con conseguenze premature e mediatiche". Nel testo risuona la messa in guardia da una falsa riforma, così come affermato nell’Evangelii gaudium.
Per percorrere il cammino sinodale - rileva il Papa - è necessario soprattutto il coraggio. Allo stesso tempo, però, c’è anche bisogno di fare attenzione a non cadere nelle trappole poste lungo il percorso. Francesco le chiama "tentazioni".
"Alla base di questa tentazione c'è il credere che la migliore risposta ai molti problemi e alle carenze esistenti sia quella di riorganizzare le cose, cambiarle e 'rimetterle insieme' per ordinare e rendere più agevole la vita ecclesiale adattandola alla logica attuale o a quella di un particolare gruppo”. Una realtà ecclesiale organizzata non risolve nulla - spiega Francesco - perché ha bisogno anche del "morso del Vangelo", della sua freschezza.
Bisogna procedere con saggezza, la visione razionale dei problemi ha il suo significato, ma questa non è il compimento del "nostro essere fedeli". Il Papa ritorna al suo messaggio centrale: la "conversione pastorale". L’evangelizzazione deve essere il "criterio guida per eccellenza”.
La centralità dello Spirito plasma anche la modalità dei dibattiti: "La visione sinodale non elimina contraddizioni o confusione" né subordina i conflitti a falsi compromessi.
"L'evangelizzazione vissuta in questo modo - osserva Papa Francesco - non è una tattica di riposizionamento della Chiesa nel mondo di oggi", non è un "ritocco" che adatta la Chiesa allo spirito dei tempi facendole perdere la sua originalità e la sua missione profetica. D’altra parte, l'evangelizzazione non significa "un tentativo di recuperare abitudini e pratiche che hanno senso in altri contesti culturali": un doppio rifiuto di chi cerca la salvezza attraverso l'adattamento o il tradizionalismo.
Per non rimanere solo in astratto, il Papa indica gli obiettivi di una vera riforma: mettersi in movimento per incontrare le sorelle e i fratelli, specialmente quelli ai margini, i più deboli, nel contesto di una cultura dello scarto e di una cultura dove ci sono spesso “discorsi xenofobi".
Ancora una volta Papa Francesco ritorna sul tema della sinodalità, che ha bisogno di un vivo "Sensus Ecclesiae", un sentire comune per tutta la Chiesa, perché il cammino intrapreso non deve finire "isolato nelle peculiarità".
"Le sfide che ci attendono, le varie questioni e domande che emergono, non possono essere ignorate o nascoste, ma devono essere affrontate facendo attenzione sia a non rimanere impigliati in esse sia a non perderle di vista, restringendo i nostri orizzonti e la realtà". Così il Papa riassume la sua comprensione del cammino sinodale. Tutti, specialmente i "semplici e piccoli", devono essere ascoltati.
E aggiunge: "Camminiamo insieme lungo il cammino, come un corpo apostolico, e ascoltiamoci sotto la guida dello Spirito Santo, anche se non la pensiamo allo stesso modo”. Il Papa conclude: "Il Signore ci indica la via delle Beatitudini".
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui