Papa: il cristianesimo deve influire positivamente sulla vita morale pubblica
Michele Raviart – Città del Vaticano
L’insegnamento e la testimonianza del Servo di Dio don Luigi Sturzo “non devono essere dimenticati, soprattutto in un tempo in cui è richiesto alla politica di essere lungimirante per affrontare la grave crisi antropologica”. “Il primato della persona sulla società, della società sullo Stato e della morale sulla politica”, ma anche centralità della famiglia, la difesa della proprietà con la sua funzione sociale e di libertà, l’importanza del lavoro e della pace, sono valori che “si basano sul presupposto che il cristianesimo è un messaggio di salvezza che si incarna nella storia, che si rivolge a tutto l’uomo e deve influire positivamente sulla vita morale sia privata che pubblica”.
L’attualità dell’appello di don Sturzo
Così Papa Francesco si è rivolto in un messaggio ai partecipanti del convegno di Caltagirone, in provincia di Catania, per i cento anni dell’appello “a tutti gli uomini liberi e forti” di don Luigi Sturzo, atto fondativo del Partito popolare italiano e manifesto della partecipazione dei cristiani alla politica dopo il non expedit. Un anniversario importante “per la storia d’Italia e d’Europa”, spiega il Papa, che è anche un’occasione per riaffermare “il valore e l’attualità” dell’appello e “la sua predicabilità tra la gente, attraverso un nuovo dialogo culturale e sociale che sia ispirato, oggi come ieri, ai saldi principi del cristianesimo”.
Il ruolo dei cristiani laici
Il centenario è anche l’opportunità per riflettere sulla concezione cristiana della vita sociale e sulla carità nella vita pubblica per il sacerdote siciliano. “Il compito di informare cristianamente la vita sociale e politica”, scrive il Papa, “appartiene soprattutto ai laici cristiani che, attraverso il proprio impegno e nella libertà che loro compete in tale ambito, attuano gli insegnamenti sociali della Chiesa, elaborando una sintesi creativa tra fede e storia che trova il suo fulcro nell’amore naturale vivificato dalla grazia divina”.
La doverosa partecipazione dei cittadini
Superando il dualismo fra etica e politica, secondo cui Vangelo e amore sarebbero legati alla sfera privata, don Sturzo riteneva doverosa la partecipazione del cittadino alla vita del proprio Paese. “Il fare una buona o cattiva politica”, si legge ancora nel messaggio del Papa, “dipende dalla rettitudine dell’intenzione, dalla bontà dei fini da raggiungere e dai mezzi onesti che si impiegano” per questo obiettivo: così infatti “ragionano i cristiani di ogni tempo e di ogni Paese”.
L’amore è il vero vincolo sociale
“La moralizzazione della vita pubblica”, afferma Papa Francesco, “è legata per don Sturzo soprattutto a una concezione religiosa della vita, da cui deriva il senso della responsabilità morale e della solidarietà sociale”. “L’amore”, infatti, “ è per lui il vero vincolo sociale, il motivo ispiratore di tutta la sua attività” che, in modo originale, unisce etica e vita teologale e tra dimensione spirituale e dimensione sociale.
Un sacerdote esemplare
Come ricordato anche da San Giovanni Paolo II nel suo incontro con i vescovi siciliani del 1982, “prima che statista, politico, sociologo e poliedrico letterato”, don Sturzo “era un sacerdote obbediente alla Chiesa, un uomo di Dio che ha lottato strenuamente per difendere e incarnare gli insegnamenti evangelici, nella sua terra di Sicilia, nei lunghi anni di esilio in Inghilterra e negli Stati Uniti e negli anni ultimi anni della sua vita a Roma”
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