Papa per Giornata missionaria: conversione e apertura illimitata all'annuncio
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“Una Chiesa in uscita fino agli estremi confini richiede conversione missionaria costante e permanente”, sull’esempio di tanti santi che “ci mostrano possibile e praticabile questa apertura illimitata”. E’ il cuore del messaggio di Papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale di questo 2019, che si celebra il 20 ottobre, nel pieno del Mese missionario straordinario che il Pontefice ha indetto nel 2017, per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud di Papa Benedetto XV, il 30 novembre 1919.
L'essere figli di Dio non è atto individuale, ma ecclesiale
In questo tempo straordinario di missionarietà, scrive il Papa, sarà importante “rinnovare l’impegno missionario della Chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto”. Il titolo del messaggio "Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo", ricorda Francesco, è uguale al tema dell’Ottobre missionario.
La nostra appartenenza filiale a Dio non è mai un atto individuale ma sempre ecclesiale: dalla comunione con Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, nasce una vita nuova insieme a tanti altri fratelli e sorelle.
Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi
“Gratuitamente abbiamo ricevuto questo dono – prosegue Francesco - e gratuitamente lo condividiamo, senza escludere nessuno”. Perché “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi arrivando alla conoscenza della verità e all’esperienza della sua misericordia grazie alla Chiesa, sacramento universale della salvezza”.
Una Chiesa in uscita fino agli estremi confini richiede conversione missionaria costante e permanente.
I santi e l'aperuta illimitata fino agli estremi confini
Papa Francesco ricorda i tanti santi, uomini e donne di fede che “ci testimoniano, ci mostrano possibile e praticabile questa apertura illimitata, questa uscita misericordiosa come spinta urgente dell’amore e della sua logica intrinseca di dono, di sacrificio e di gratuità”.
È un mandato che ci tocca da vicino: io sono sempre una missione; tu sei sempre una missione; ogni battezzata e battezzato è una missione. Nessuno è inutile e insignificante per l’amore di Dio. Ciascuno di noi è una missione nel mondo perché frutto dell’amore di Dio.
Il Battesimo ci garantisce che siamo figli e figlie di Dio
La vita divina ed eterna, sottolinea il Papa, “ci viene comunicata nel Battesimo, che ci dona la fede in Gesù Cristo vincitore del peccato e della morte, ci rigenera ad immagine e somiglianza di Dio e ci inserisce nel corpo di Cristo che è la Chiesa”. In questo senso, il Battesimo è veramente necessario per la salvezza, spiega, “perché ci garantisce che siamo figli e figlie, sempre e dovunque, mai orfani, stranieri o schiavi, nella casa del Padre”. Siamo figli dei nostri genitori naturali, ricorda Francesco, “ma nel Battesimo ci è data l’originaria paternità e la vera maternità: non può avere Dio come Padre chi non ha la Chiesa come madre”. Gesù, sottolinea il Pontefice nel suo messaggio, dice ai discepoli: “come il Padre ha mandato me, anche io mando voi pieni di Spirito Santo per la riconciliazione del mondo”.
Al cristiano compete questo invio, affinché a nessuno manchi l’annuncio della sua vocazione a figlio adottivo, la certezza della sua dignità personale e dell’intrinseco valore di ogni vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Il rifiuto della paternità di Dio impedisce la fraternità universale
Purtroppo, commenta ancora Papa Francesco, il “dilagante secolarismo” quando rifiuta la paternità di Dio nella nostra storia, “impedisce ogni autentica fraternità universale che si esprime nel reciproco rispetto della vita di ciascuno”
Senza il Dio di Gesù Cristo, ogni differenza si riduce ad infernale minaccia rendendo impossibile qualsiasi fraterna accoglienza e feconda unità del genere umano.
Benedetto XV: la Chiesa universale supera le patrie e le etnie
Quindi il Papa ricorda che cento anni fa fu “l’universale destinazione della salvezza offerta da Dio in Gesù Cristo” a portare Benedetto XV “ad esigere il superamento di ogni chiusura nazionalistica ed etnocentrica, di ogni commistione dell’annuncio del Vangelo con le potenze coloniali, con i loro interessi economici e militari”. Nella sua Lettera apostolica Maximum illud il Papa ricordava che l’universalità della Chiesa “esige l’uscita da un’appartenenza esclusivistica alla propria patria e alla propria etnia”.
Anche oggi la Chiesa continua ad avere bisogno di uomini e donne che, in virtù del loro Battesimo, rispondono generosamente alla chiamata ad uscire dalla propria casa, dalla propria famiglia, dalla propria patria, dalla propria lingua, dalla propria Chiesa locale.
La singolare coincidenza con il Sinodo panamazzonico
Nella missio ad gentes, sottolinea Francesco, i missionari, “annunciando la Parola di Dio, testimoniando il Vangelo e celebrando la vita dello Spirito chiamano a conversione, battezzano e offrono la salvezza cristiana nel rispetto della libertà personale di ognuno, in dialogo con le culture e le religioni dei popoli a cui sono inviati”. Quindi il Pontefice ricorda la “provvidenziale coincidenza con la celebrazione del Sinodo Speciale sulle Chiese in Amazzonia”, che si terrà in Vaticano dal 6 al 27 ottobre, per dire che la missione affidataci da Gesù “sia ancora attuale e necessaria anche per quelle terre e per i loro abitanti”.
Le parole di Benedetto XVI ad Aparecida 2007
Papa Benedetto XVI, inaugurando nel 2007 l’incontro dei vescovi latinoamericani ad Aparecida, in Brasile, nel quale il cardinale Jorge Bergoglio fu presidente della commissione di redazione del Documento finale, disse, e Papa Francesco fa sue queste parole, che “lo Spirito Santo è venuto a fecondare le culture” dell’America Latina e dei Caraibi, “purificandole e sviluppando i numerosi germi e semi che il Verbo incarnato aveva messo in esse, orientandole così verso le strade del Vangelo. [...] Il Verbo di Dio, facendosi carne in Gesù Cristo, si fece anche storia e cultura”.
Il rinnovamento delle Pontificie Opere Missionarie
Infine il Papa ricorda che nella Maximud Illud, le Pontificie Opere Missionarie sono già proposte come strumento missionario.
Le POM esprimono il loro servizio all’universalità ecclesiale come una rete globale che sostiene il Papa nel suo impegno missionario con la preghiera, anima della missione, e la carità dei cristiani sparsi per il mondo intero.
Quattro opere per aiutare il Papa nel suo ministero
La loro offerta, conclude Francesco, “aiuta il Papa nell’evangelizzazione delle Chiese particolari (Opera della Propagazione della Fede), nella formazione del clero locale (Opera di San Pietro Apostolo), nell’educazione di una coscienza missionaria dei bambini di tutto il mondo (Opera della Santa Infanzia) e nella formazione missionaria della fede dei cristiani (Pontifica Unione Missionaria)”. Il Pontefice rinnova il suo appoggio a tali Opere, e si augura “che il Mese missionario straordinario dell’ottobre 2019 contribuisca al rinnovamento del loro servizio missionario al mio ministero”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui