Francesco ai Nunzi: difendete la Chiesa, mai unirsi a blog e a gruppi ostili al Papa
Debora Donnini – Città del Vaticano
Una bussola per orientarsi nella missione. Il discorso di Papa Francesco, consegnato stamani in Sala Clementina ai rappresentanti pontifici, consiste in una specie di “decalogo”. Alla riunione, in corso fino a sabato, partecipano 103 rappresentanti pontifici, di cui 98 Nunzi apostolici e 5 osservatori permanenti. Papa Francesco desidera, infatti, consolidare la cadenza triennale di tali riunioni dopo quelle del 2013 e del 2016. Il Nunzio, ricorda nel testo Francesco, è chiamato ad essere “uomo di Dio”, rappresentante della Chiesa e del Papa, una missione “inconciliabile” con il criticare il Papa, “avere dei blog o addirittura unirsi a gruppi ostili” a Lui e alla Chiesa. Il Nunzio deve, invece difendere la Chiesa dalle forze del male che cercano di calunniarla. E’ chiamato anche a non lasciarsi ingannare dai valori mondani, a stare attento al pericolo delle regalie, ad avere zelo apostolico, non cadendo nel “politicamente corretto”, ad essere uomo di riconciliazione, incontrando la gente e non chiudendosi in Nunziatura, ad essere umile. Ma ad illuminare la sua missione è la luce che scaturisce dalla familiarità con Gesù. Senza la preghiera si diventa “semplici funzionari, sempre scontenti e frustrati”, avverte. Tutto questo per essere “annunciatore della Buona Novella”, illuminando il mondo con la luce del Risorto.
Uomo di Dio non si lascia andare a maldicenze
Se il Nunzio dimentica di essere “uomo di Dio”, “rovina se stesso e gli altri: va fuori binario e danneggia anche la Chiesa, alla quale ha dedicato la sua vita”, avverte quindi il Papa:
L’uomo di Dio non raggira né froda il suo prossimo; non si lascia andare a pettegolezzi e maldicenze; conserva la mente e il cuore puri, preservando occhi e orecchie dalla sporcizia del mondo. Non si lascia ingannare dai valori mondani, ma guarda alla Parola di Dio per giudicare cosa sia saggio e buono.
Uomo di Chiesa e di zelo apostolico per la salvezza delle anime
Il Nunzio poi è uomo di Chiesa, “non rappresenta sé stesso” ma la Chiesa e in particolare il Successore di Pietro. Ma – mette in guardia il Papa – “cessa di essere ‘uomo di Chiesa’ quando inizia a trattare male i suoi collaboratori, il personale, le suore, la comunità della Nunziatura”. “È triste”, nota il Papa, “vedere taluni Nunzi che affliggono i loro collaboratori con gli stessi dispiaceri” che magari hanno ricevuto da altri Nunzi quando erano collaboratori. Bisogna, invece, aiutare segretari e consiglieri a formarsi per fiorire come diplomatici e, in futuro, come Nunzi. Il Papa segnala poi che “è brutto vedere un Nunzio che cerca il lusso, gli indumenti e gli oggetti firmati in mezzo a gente priva del necessario”. Si tratta di “una contro-testimonianza”, ricorda, perché l’uomo di Chiesa ha come onore più grande quello di essere “servo di tutti”.
Essere uomo di Chiesa richiede anche l’umiltà di rappresentare il volto, gli insegnamenti e le posizioni della Chiesa, cioè mettere da parte le convinzioni personali. Essere uomo di Chiesa vuol dire difendere coraggiosamente la Chiesa dinanzi alle forze del male che cercano sempre di screditarla, di diffamarla o di calunniarla. Essere uomo di Chiesa richiede di essere amico dei vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi e dei fedeli, con confidenza e calore umano, svolgendo al loro fianco la propria missione e avendo sempre uno sguardo ecclesiale, cioè di un uomo che si sente responsabile della salvezza degli altri.
E il Papa ricorda, infatti, che “la salus animarum è la legge suprema della Chiesa ed è la base di ogni azione ecclesiale”. Centrale, quindi, annunciare il Vangelo. Il Papa si richiama a san Massimiliano Kolbe che constatava il propagarsi dell’indifferentismo anche negli istituti religiosi, ricordando invece che centrale nella missione apostolica è la salvezza del maggior numero di anime. Il Nunzio deve anche distinguersi dagli altri Ambasciatori rimanendo in sede nelle grandi feste, come Pasqua o Natale, per celebrare la festa col popolo di Dio nel Paese dove si trova.
Uomo di riconciliazione: incontri la gente
Parte importante del lavoro del Nunzio è di essere “uomo di riconciliazione” e mediazione, imparziale ed obiettivo: se “si chiudesse in Nunziatura ed evitasse di incontrare la gente, tradirebbe la sua missione” e invece di essere fattore di comunione, ne diventerebbe ostacolo.
Uomo del Papa: non può unirsi a gruppi ostili
Il Nunzio, poi, “non rappresenta sé stesso ma il Successore di Pietro” agendo per suo conto presso le Chiese locali e i Governi, simboleggiando la presenza del Papa fra i fedeli tanto che in diversi Paesi è bello - nota Francesco - che la Nunziatura venga chiamata la “Casa del Papa”. Il Nunzio quindi non può essere ipocrita perché è “un ponte di collegamento” fra il Vicario di Cristo e le persone a cui è inviato. Una missione “molto impegnativa”, che richiede anche flessibilità, umiltà, capacità di comunicazione e di negoziazione, inclinazioni per le relazioni interpersonali, e anche lunghi viaggi e spostamenti vivendo “sempre con la valigia pronta”. Richiamandosi a San Paolo VI, il Pontefice rammenta che il servizio dei Nunzi è proprio quello di recarsi a visitare le comunità dove il Papa non riesce a recarsi. Deve poi aggiornarsi e conoscere bene il pensiero di chi rappresenta.
Ha anche il dovere di aggiornare e informare continuamente il Papa sulle diverse situazioni e sui mutamenti ecclesiastici e sociopolitici del Paese a cui inviato. Per questo è indispensabile possedere una buona conoscenza dei suoi costumi e possibilmente della lingua, mantenendo la porta della Nunziatura e quella del suo cuore sempre aperte a tutti. È inconciliabile, quindi, l’essere Rappresentante Pontificio con il criticare alle spalle il Papa, avere dei blog o addirittura unirsi a gruppi ostili a Lui, alla Curia e alla Chiesa di Roma.
Uomo di iniziativa e obbedienza a Dio e alla Chiesa
Serve anche capacità di iniziativa “senza mai cadere né nella rigidità mentale, spirituale e umana, né nella flessibilità ipocrita e camaleontica”. Non opportunisti ma capaci di attuare per il bene comune con creatività, coraggio, intraprendenza e dinamismo, non lasciandosi vincere dal panico in situazioni non prevedibili e rasserenando con le parole giuste per aiutare le persone. Lo stile deve essere quello dell’obbedienza, seguendo quello di Gesù. E “l’obbedienza a Dio non si separa dall’obbedienza alla Chiesa e ai Superiori”, ribadisce Papa Francesco ancora una volta richiamandosi a san Massimiliano Kolbe che ricordava: “è vero che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia”. Molta importanza gli attribuiva anche sant’Agostino.
Un Nunzio che non vive la virtù dell’obbedienza – anche quando risulta difficile e contrario alla propria visione personale – è come un viaggiatore che perde la bussola, rischiando così di fallire l’obiettivo. Ricordiamo sempre il detto “Medice, cura te ipsum”. È contro-testimonianza chiamare gli altri all’obbedienza e disobbedire.
La preghiera illumina la sua missione
L’ottavo punto tocca un nodo centrale dell’essere Rappresentante pontificio: “la familiarità con Gesù” che deve essere alimento quotidiano con la preghiera, nella Celebrazione eucaristica e nel servizio alla carità.
Il Nunzio – e tutti noi – senza una vita di preghiera, rischia di venir meno a tutti i requisiti sopramenzionati. Senza la preghiera diventiamo semplici funzionari, sempre scontenti e frustrati. La vita di preghiera è quella luce che illumina tutto il resto e tutto l’operato del Nunzio e della sua missione.
Uomo di carità e umiltà
Ma il Nunzio è anche uomo di carità operosa, adoperandosi per la pace e spendendosi in opere caritative, specialmente verso i poveri e gli emarginati, e realizzando così la sua missione e il suo essere padre e pastore. Quindi Francesco mette in guardia dal “pericolo delle regalie” esortando ad “essere prudenti nell’accettare i doni che vengono offerti per annebbiare la nostra oggettività e in alcuni casi purtroppo per comprare la nostra libertà”.
Nessun regalo di qualsiasi valore deve mai renderci schiavi! Rifiutate i regali troppo costosi e spesso inutili o indirizzateli alla carità, e ricordate che ricevere un regalo costoso non giustifica mai il suo uso.
All'inizio dell'udienza, il Papa aveva anche ricordato nella preghiera mons. Léon Kalenga Badikebele, Nunzio Apostolico in Argentina, deceduto ieri. L’intenso e diretto discorso del Papa ai rappresentanti pontifici si conclude con le “Litanie dell’umiltà” del Servo di Dio cardinale Rafael Merry del Val, segretario di Stato e collaboratore di San Pio X. Una preghiera che lo suggella, esortando a chiedere a Gesù di essere liberati dai desideri di essere onorati e amati e dai timori di essere presi in ridicolo o ingiuriati. Una preghiera che, in sintesi, indica la via cristiana dell’umiltà e dell’amore.
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