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I vescovi dell'Angola dal Papa: uno scambio reciproco

Papa Francesco ha incontrato i presuli della Conferenza episcopale di Angola e São Tomé e Príncipe, arrivati a Roma in Visita ad limina. Intervista a Dionísio Hisiilenapo, vescovo della Diocesi di Namibe: "abbiamo toccato con mano la sua semplicità. Conosce la situazione del nostro Paese"

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Tante le sfide che deve affrontare la Repubblica dell'Angola, ex colonia portoghese che conquistò l'indipendenza nel 1975 e che fino al 2002 attraversò anni di guerra civile e di ateismo militante. Ma le pesanti restrizioni imposte dal passato regime marxista-leninista non sono riuscite a cancellare la presenza e l'opera della Chiesa cattolica a sostegno della popolazione. 

Anche oggi, a conflitto finito e con la tragica eredità di cinquecentomila morti e quattro milioni di sfollati, la Chiesa si è prefissa due obiettivi primari e fondamentali: la riconciliazione e la ricostruzione del tessuto sociale. Di conseguenza, tra le tante sfide, anche quella del settore educativo e sanitario, la nuova evangelizzazione e il piano di azione pastorale rivolto ai giovani come agli anziani, ma anche la formazione dei sacerdoti. Tutti argomenti affrontati nell'incontro dei vescovi angolani, arrivati a Roma in visita ad limina, con Papa Francesco che li ha ricevuti proprio oggi. 

Mons. Dionísio Hisiilenapo, vescovo della Diocesi di Namibe, ci ha raccontato le impressioni più belle del'incontro con il Pontefice la cui semplicità, ha sottolineato il presule, si può toccare con mano:

R. – L’incontro con il Santo Padre è stato veramente un’occasione di grazia e di fraternità. Lo abbiamo sperimentato e abbiamo sentito e toccato con le nostre mani la sua semplicità e i consigli che ci ha dato per la Chiesa in Angola. E’ stato un incontro informale, tutti hanno avuto l’opportunità di parlare e di fare domande. Per noi è stata la prima visita ad Limina con questo Papa ed è stata una rivoluzione grande perché le cose sono più semplici per quello che abbiamo sperimentato. E’ veramente un’occasione unica per noi come vescovi.

Come questa “semplicità” può diventare una strada maestra per affrontare la realtà che vi aspetta nel vostro Paese?

R. – Lui conosce e ha letto i documenti e le relazioni che abbiamo consegnato tempo fa per informarlo sulla realtà dell’Angola, lui li ha letti e quindi abbiamo capito la sua vicinanza ai problemi del nostro Paese: la povertà, le necessità e anche il cambiamento politico che il nostro Paese sta attraversando. Perché si sta aprendo una nuova strada con i politici che ci sono adesso, sono dello stesso partito precedente, ma ci sono stati cambiamenti. Ci ha consigliato di lavorare con questi nuovi politici, con il popolo. E' stata un’occasione di grazia e di incontro, per condividere le idee, le esperienze. Lui ci ha raccontato la sua esperienza come vescovo di Buenos Aires.


Ci può raccontare un momento o magari anche uno sguardo o una parola che l’ha particolarmente colpita di Papa Francesco?

R. – Il fatto di non stancarsi mai! La vicinanza al clero, ai sacerdoti che mi ha toccato molto e anche alla famiglia per gli attacchi che ci sono nel mondo contro la famiglia. I vescovi devono stare attenti per rispondere a queste necessità e a queste sfide.

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17 giugno 2019, 13:16