Il LEM, il modulo lunare dell'Apollo 11 Il LEM, il modulo lunare dell'Apollo 11

Anche la Chiesa andò sulla Luna

Nell'intervista al cosmologo della Specola Vaticana, padre Gionti, il ricordo dello storico allunaggio dell'Apollo 11, vissuto da Paolo VI nell'Osservatorio di Castel Gandolfo

Alessandro De Carolis - Città del Vaticano

Frammenti di  rocce lunari della spedizione dell’Apollo 11, le cosiddette pietre dell'amicizia, sono ancora oggi conservate nei Musei Vaticani. Le pietre furono donate dal presidente degli Stati Uniti Richard Nixon ai cittadini vaticani, assieme alla bandiera dello Stato della Città del Vaticano portata nello spazio dagli astronauti. Quella spedizione fu davvero storica anche per la Specola Vaticana,  l'Osservatorio astronomico che sorge nella residenza estiva dei Papi a Castel Gandolfo, nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 infatti ospitò Paolo VI.  Abbiamo chiesto a uno dei cosmologi della Specola, il gesuita padre Gabriele Gionti, di rievocare quel momento.

Paolo VI fu molto coinvolto da quello che lui chiamò “L'audacissimo volo” dei tre astronauti americani. In che modo la Specola aiutò Papa Montini a vivere la conquista della Luna?

R. – La cosa importante da sottolineare è che il discorso di Paolo VI agli astronauti appena atterrati fu fatto dalle cupole di Villa Barberini della Specola Vaticana, in particolare nella cupola dove è situato il telescopio Schmidt, che è il più grande che abbiamo qui a Castel Gandolfo. Paolo VI volle appunto collegarsi con gli astronauti e la televisione italiana e fare questo discorso agli astronauti per sottolineare come la Chiesa fosse coinvolta in tutto il progresso scientifico che poi ha portato gli astronauti sulla Luna.

I colleghi che negli anni Sessanta lavoravano alla Specola Vaticana, e che quindi seguirono anche, come scienziati, la preparazione di questa impresa, in che modo accompagnarono questo lavoro anche a distanza? Ci furono dei contatti anche con la Nasa?

R. – Non c’erano, che io sappia, delle persone direttamente coinvolte nelle missioni spaziali, perché l’attività principale degli astronomi della Specola Vaticana allora era un’attività prettamente scientifica. L’allunaggio, l’arrivo dell’uomo sulla Luna, più che un traguardo prettamente scientifico, è un traguardo tecnologico. Perché la scienza per arrivare sulla Luna era nota, ma non sapevamo come costruire dei razzi per arrivarci.

Quindi, tutto ciò che fu opera dell’ingegno umano è un qualcosa che poi ha ereditato in bene anche il resto dell’umanità…

R. – Di fatto sì. Basta pensare che i materiali che furono usati per arrivare sulla Luna sono poi stati usati per la costruzione di automobili, di aerei... Adesso alla Specola Vaticana, rispetto alla fine degli anni Sessanta, abbiamo anche un laboratorio meteoriti molto attivi. Inoltre ora abbiamo un diretto collegamento con la Nasa che tanti anni fa non avevamo grazie a queste ricerche sulle meteoriti.

Padre Gionti, dall’epoca dell’allunaggio, inteso come sfida tra due superpotenze nemiche, l’esplorazione spaziale è diventata da decenni un luogo di collaborazione internazionale. Si sono globalizzati anche gli obiettivi in questo settore?

R. – Gli obiettivi si sono sicuramente globalizzati. Basti pensare che la stazione spaziale che orbita intorno alla terra è una stazione spaziale russa utilizzata sia dai russi che dagli statunitensi. Per ciò che riguarda di più l’aspetto scientifico, è da sottolineare che grazie a queste missioni spaziali è stato messo in orbita il grande telescopio Hubble, che ha permesso di fare osservazioni astronomiche non più dalla terra, ma in orbita, quindi andando al di là dell’atmosfera terrestre, svelando l’universo che prima non conoscevamo.

Dal vostro punto di vista di scienziati, qual è l’eredità dell’allunaggio e come vedete la possibilità, sempre dal punto di vista scientifico, di un ritorno sulla Luna così, come se ne parla, nei prossimi anni?

R. – Per quanto riguarda l’allunaggio, abbiamo in eredità un’acquisizione di conoscenze che ha comportato anche, dal punto di vista scientifico, la messa in orbita di altri satelliti che hanno permesso una mappatura dell’intero universo, che da terra non avevamo. Per il futuro, si prevedono altre missioni spaziali. Si sta parlando, recentemente, di prossime missioni lunari. Ma l’altra cosa importante, il passo successivo, più che sulla Luna, è Marte. Che come fu per la Luna, avrà in caso di successo notevoli conseguenze per l’intera società umana.

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Paolo VI riceve gli astronauti dell'Apollo 11, ottobre 1969
20 luglio 2019, 09:00