Le missioni spaziali nel Magistero dei Papi
Laura De Luca – Città del Vaticano
"I popoli, e in particolare le giovani generazioni, seguono con entusiasmo gli sviluppi delle mirabili ascensioni e navigazioni spaziali. Oh! come vorremmo che queste intraprese assumessero significato di omaggio reso a Dio creatore e legislatore supremo. Questi storici avvenimenti come saranno segnati negli annali della conoscenza scientifica del cosmo, così possano divenire espressione di vero e pacifico progresso, a solido fondamento della umana fraternità".
E’ l’Angelus del 12 agosto 1962 di Giovanni XXIII. Come avrebbero potuto i Pontefici non guardare con entusiasmo le imprese spaziali, anche se per gli stati, per le grandi potenze, negli anni della guerra fredda, gli obbiettivi non erano solo squisitamente scientifici?
E come non poté esultare Paolo VI per i tre eroi del primo allunaggio?
"Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini del buon volere! Noi, umili rappresentanti di quel Cristo, che, venendo fra noi dagli abissi della divinità, ha fatto echeggiare nel firmamento questa voce beata, oggi vi facciamo eco, ripetendola come inno di festa da parte di tutto il nostro globo terrestre, non più invalicabile confine dell’umana esistenza, ma soglia aperta all’ampiezza di spazi sconfinati e di nuovi destini. Gloria a Dio! E onore a voi, uomini artefici della grande impresa spaziale! Onore agli uomini responsabili, agli studiosi, agli ideatori, agli organizzatori, agli operatori! Onore a tutti coloro che hanno reso possibile l’audacissimo volo! A voi tutti onore, che vi siete in qualche modo impegnati! Onore a voi, che, seduti dietro i vostri prodigiosi apparecchi, governate, a voi, che notificate al mondo l’opera e l’ora, la quale allarga alle profondità celesti il dominio sapiente e audace dell’uomo. Onore, saluto e benedizione! (…) Noi siamo a voi vicini con i nostri voti e con le nostre preghiere. Vi saluta con tutta la Chiesa cattolica il Papa Paolo sesto".
Tre anni prima, durante il progetto san Marco, di collaborazione bilaterale fra Italia e Stati Uniti e che sarebbe proseguito fino al 1980 con il coinvolgimento di Urss, Regno Unito e Canada, Paolo VI aveva intravisto con chiarezza, nelle missioni spaziali, un potenziale di pace per tutta l’umanità… Discorso agli scienziati del Centro Ricerche Aerospaziale dell’Università di Roma, 20 gennaio 1966.
"Questa pacifica impresa, unicamente diretta ai progressi della scienza, si è svolta in stretta collaborazione con gli sperimentati pionieri spaziali d’oltre Oceano; e la odierna presenza dei vostri due distinti gruppi ne è la testimonianza più bella. Vediamo di qui come la collaborazione in campo scientifico sia diventata qualcosa di più profondo, di più significativo, di più umano: sia divenuta, cioè, una mutua conoscenza, un mutuo rapporto, un mutuo aiuto, basato sulla stima reciproca, sull’intesa fraterna e leale. Questa stretta fusione di menti e di cuori, nel comune alto lavoro scientifico, è una nuova prova di quella preminenza e dignità sacra dell’uomo, su cui vi intrattenevamo lo scorso anno, considerando il complesso valore dei vostri studi e delle vostre progettazioni; è una garanzia di fratellanza vissuta e consapevole; è una promessa di pace e di progresso, cui la fede in Dio, e la collaborazione prestata alla sua opera di creazione, conferisce il valore più alto e duraturo".
Già Pio XII aveva ben chiaro che tutta la ricerca scientifica è destinata al bene di tutta l’umanità e può incoraggiare la fratellanza universale … 21 ottobre 1955. Il Papa sta parlando all’Assemblea generale dell’Unione Europea di Radiodiffusione.
"Non è cosa ardua il prevedere fino a che punto tale approfondita conoscenza indurrà gli uomini a considerarsi sempre meno estranei e meno indifferenti gli uni agli altri. Essi impareranno a rallegrarsi con chi si rallegra, a piangere con chi piange. Sarà per essi più agevole il sentirsi membri di una sola grande famiglia: quella di Dio".
Durante il pontificato di Giovanni Paolo II l’entusiasmo per le imprese spaziali si era un po’ raffreddato nella pubblica opinione. Si guardava in alto piuttosto per questioni strategiche e difensive, come conferma il famoso programma di scudo spaziale di Ronald Reagan, e di lì le fantasie cinematografiche di fantomatiche guerre stellari. Ma l’attenzione del papa – quel papa che aveva formalmente riabilitato Galileo- era immutata, e nel senso di un genuino entusiasmo scientifico. 2 ottobre 1984. Agli scienziati riuniti alla Pontificia Accademia delle scienze
"Oggi, il vostro sguardo è diretto ai cieli, non soltanto per studiare e contemplare le stelle create da Dio, come fecero i grandi personaggi ricordati poco fa, ma per parlare degli esperimenti spaziali, delle stazioni e dei satelliti spaziali costruiti dall’uomo. Sono con voi nel vostro lavoro, perché considero la presenza nello spazio dell’uomo e delle sue macchine con la stessa ammirazione che ebbe Paolo VI al tempo dell’impresa dell’Apollo 13, quando invitò i partecipanti alla settimana di studio su “I nuclei delle galassie” a “rendere omaggio a coloro che, col loro studio, con la loro azione e autorità hanno ancora una volta mostrato al mondo gli illimitati poteri delle scienze e della tecnologia moderna. Insieme a noi anche voi eleverete un ardente inno di gratitudine a Dio, il Creatore dell’universo e Padre dell’umanità, che anche in questi modi desidera essere cercato e trovato dall’uomo, adorato e amato dall’uomo”. (…)Queste diverse modalità di presenza dell’uomo nello spazio ci portano a farci una domanda: a chi appartiene lo spazio? Quando lo spazio era qualcosa che veniva solamente osservato e studiato dall’occhio umano, anche se con l’aiuto di potenti strumenti astronomici, questa domanda non era ancora stata posta. Ma ora che lo spazio è visitato dall’uomo e dalle sue macchine, la domanda è ineludibile: a chi appartiene lo spazio? Non esito a rispondere che lo spazio appartiene all’umanità intera, che esso è qualcosa a vantaggio di tutti".
E se è stato bello ascoltare il messaggio vibrante e solenne, molto formale ma non per questo meno sentito di Paolo VI ai tre eroi della luna, altrettanto entusiasmante ascoltare lo scambio decisamente più disinvolto fra Benedetto XVI e gli astronauti della Stazione spaziale internazionale in collegamento fra terra e cielo, il 21 maggio 2011
"Cari astronauti,
sono molto lieto di avere questa straordinaria possibilità di una conversazione con voi durante la vostra missione. Sono particolarmente grato di potermi rivolgere a così tanti di voi, data la presenza contemporanea in questo momento di due equipaggi sulla Stazione Spaziale.
L’umanità vive un periodo di rapidissimo progresso delle conoscenze scientifiche e delle applicazioni tecniche. In certo senso voi siete i nostri rappresentanti - la punta avanzata dell’umanità che esplora nuovi spazi e nuove possibilità per il nostro avvenire, andando aldilà dei limiti delle nostre esperienze quotidiane.
Tutti ammiriamo il vostro coraggio, la disciplina e l’impegno con cui vi siete preparati per questa missione. Noi siamo convinti che siete animati da nobili ideali e che volete mettere i frutti delle vostre ricerche e delle vostre imprese a disposizione di tutta l’umanità e per il bene comune.
Questa conversazione mi dà quindi modo di esprimere anch’io la mia ammirazione e il mio apprezzamento per voi e tutti quelli che collaborano a rendere possibile la vostra impresa e di incoraggiarvi cordialmente nel portarla a compimento con sicurezza e successo".
Ascolta in anteprima la puntata di "Le voci dei Papi" di domenica 21 luglio su Radio Vaticana Italia dedicata al Magistero papale sulle imprese spaziali.
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