Il Papa: i beni servono, ma condivisi. Quante guerre per la cupidigia
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
I beni materiali “sono necessari alla vita”, ma se diventano il fine della nostra esistenza, incatenano il cuore, lo distolgono “dal vero tesoro che è nei cieli” e sono spesso “sorgente di inquietudine, di avversità, di prevaricazioni, di guerre”. Papa Francesco commenta così, prima della preghiera dell’Angelus, il brano del Vangelo di questa domenica, nel quale san Luca racconta della richiesta rivolta a Gesù di dirimere una questione di eredità in famiglia, e la sua risposta, attraverso la parabola del ricco stolto, “una bella parabola, che ci insegna tanto”.
Il ricco che si sente al sicuro, per i beni accumulati
Cristo, sottolinea il Papa, “esorta a rimanere lontano dalla cupidigia, cioè dell’avidità di possedere”, raccontando del ricco “che crede di essere felice perché ha avuto la fortuna di una annata eccezionale e si sente sicuro per i beni accumulati”. Ma presto questi suoi progetti di tranquillità e benessere sfrenato per molti anni, entrano in contrapposizione con quelli di Dio.
Dio gli dice: "Morirai. E i tuoi beni, di chi saranno?"
Invece dei “molti anni”, spiega Francesco, Dio indica al ricco l’immediatezza di “questa notte: stanotte morirai”; al posto del “godimento della vita” Gli presenta il “rendere la vita”, con il conseguente giudizio. Il Signore rivolge al ricco anche una domanda sarcastica: “E quello che hai preparato, di chi sarà?”.
Pensiamo alle lotte per le eredità; tante lotte di famiglia. E tanta gente, tutti sappiamo qualche storia, che all’ora della morte incomincia a venire: i nipoti, i nipotini vengono a vedere: “Ma cosa tocca a me?” - “Cosa tocca a me?” e portano via tutto. È in questa contrapposizione che si giustifica l’appellativo di “stolto” - perché pensa a cose che lui crede essere concrete ma sono una fantasia - con cui Dio si rivolge a quest’uomo. Egli è stolto perché nella prassi ha rinnegato Dio, non ha fatto i conti con Lui.
Le ricchezze incatenano il cuore, il vero tesoro è lassù
Con efficacia, l’evangelista conclude: “Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”. Un ammonimento, chiarisce il Pontefice “che rivela l’orizzonte verso cui tutti noi siamo chiamati a guardare”.
I beni materiali sono necessari – sono beni! - ma sono un mezzo per vivere onestamente – sono un mezzo! - e nella condivisione con i più bisognosi. Gesù oggi ci invita a considerare che le ricchezze possono incatenare il cuore e distoglierlo dal vero tesoro che è nei cieli.
Il valore della giustizia, della fraternità e della pace
Questo non vuol dire, conclude Papa Francesco “estraniarsi dalla realtà, ma cercare le cose che hanno un vero valore: la giustizia, la solidarietà, l’accoglienza, la fraternità, la pace, tutte cose che costituiscono la vera dignità dell’uomo”. Si tratta, spiega ancora il Papa, "di tendere ad una vita realizzata non secondo lo stile mondano, bensì secondo lo stile evangelico: amare Dio con tutto il nostro essere, e amare il prossimo come lo ha amato Gesù, cioè nel servizio e nel dono di sé".
La cupidigia dei beni, la voglia di avere beni, non sazia il cuore, anzi provoca più fame! La cupidigia è come quelle buone caramelle: tu prendi una: “Ah! Che bello!”, e prendi l’altra, e una tira l’altra. Così è la cupidigia: non si sazia mai. State attenti. L’amore così inteso e vissuto è la fonte della vera felicità, mentre la ricerca smisurata dei beni materiali e delle ricchezze è spesso sorgente di inquietudine, di avversità, di prevaricazioni, di guerre. Tante guerre incominciano per la cupidigia.
Non lasciamoci affascinare dalle sicurezze che passano
La Vergine Maria, è l’invocazione finale del Papa “ci aiuti a non lasciarci affascinare dalle sicurezze che passano”, ma ad essere “credibili testimoni dei valori eterni del Vangelo”.
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