Udienza generale: tutte le catechesi di Papa Francesco
Sergio Centofanti – Città del Vaticano
Mercoledì 7 agosto, dopo la pausa del mese di luglio, riprendono le udienze generali del Papa: sarà la 280.ma di Francesco, considerando anche le udienze giubilari tenute di sabato in occasione dell'Anno Santo della Misericordia.
Riflessioni ricche di spiritualità
L’udienza generale è un importante appuntamento settimanale che, insieme agli Angelus e alle omelie di Santa Marta, oltre ovviamente alle celebrazioni dell'anno liturgico, rappresentano il cuore spirituale del suo magistero petrino. Sono incontri con persone provenienti da tutto il mondo, anche non cattoliche, che danno occasione al Papa di svolgere una semplice ma profonda catechesi sulla fede cristiana. Si tratta di riflessioni ricche di spiritualità che vale la pena leggere o riascoltare in modo integrale, attingendo alle fonti vaticane (http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2019.index.html#audiences e https://www.youtube.com/user/vatican), per rendersi conto di ciò che Francesco dice, al di là di certe riduzioni mediatiche che amplificano solo certi temi. In questi appuntamenti non manca mai l’abbraccio prolungato ai malati.
Tredici cicli di catechesi
Finora, dunque, Francesco ha tenuto 279 udienze generali: sul sito della Santa Sede se ne contano 30 nel 2013, 43 nel 2014, 42 nel 2015, 54 nel 2016, 43 nel 2017, 43 nel 2018 e 24 fino al giugno del 2019. I temi scelti danno un’indicazione del cammino della Chiesa in questi anni. Dal 2013 ha svolto 12 cicli di catechesi, oltre a udienze dedicate ad argomenti specifici come l’Avvento, il Natale, la Quaresima e la Pasqua: lo scorso giugno ha iniziato il tredicesimo. Francesco è partito riprendendo le catechesi dell'Anno della Fede proposte da Benedetto XVI, soffermandosi sul Credo, cui ha dedicato ben 25 appuntamenti. Questi gli altri 12 cicli di catechesi: i Sacramenti (9), I Doni dello Spirito Santo (7), la Chiesa (15), La famiglia (36), la Misericordia, in occasione del Giubileo (49), la Speranza cristiana (38), la Santa Messa (15), il Battesimo (6), la Confermazione (3), i Comandamenti (17), la preghiera del Padre nostro (16), gli Atti degli Apostoli (finora 4).
La prima catechesi: vivere da risorti
Il 27 marzo 2013, Francesco dedica la prima catechesi del Pontificato alla Settimana Santa spiegando che vivere da risorti significa seguire Gesù nel suo cammino dalla Croce alla Risurrezione: significa "entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. E’ entrare nella logica del Vangelo”. Seguire Cristo esige un “uscire da sé stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio. Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi … per portarci la sua misericordia che salva e dona speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con Lui, non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo ‘uscire’, cercare con Lui la pecorella smarrita, quella più lontana … non dimenticate questo. Dio pensa sempre con misericordia: è il Padre misericordioso!”.
L’Anno della Fede: la Risurrezione di Gesù è la nostra forza
“La Morte e la Risurrezione di Gesù sono proprio il cuore della nostra speranza”, afferma Francesco nelle catechesi per l’Anno della Fede: “Senza questa fede nella morte e nella risurrezione di Gesù la nostra speranza sarà debole, ma non sarà neppure speranza... Purtroppo, spesso si è cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Gesù, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi” anche “per una visione solo orizzontale della vita. Ma è proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza più grande, perché apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicità piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti. E questo porta a vivere con più fiducia le realtà quotidiane, affrontarle con coraggio e con impegno. La Risurrezione di Cristo illumina con una luce nuova queste realtà quotidiane. La Risurrezione di Cristo è la nostra forza … è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro?”.
I Sacramenti trasformano la vita
I Sacramenti non sono riti formali - ricorda il Papa in queste catechesi – ma atti che cambiano la nostra vita. A partire dal Battesimo, che libera dal peccato originale ed è il “sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa. Insieme all’Eucaristia e alla Confermazione forma la cosiddetta «Iniziazione cristiana», la quale costituisce come un unico, grande evento sacramentale che ci configura al Signore e fa di noi un segno vivo della sua presenza e del suo amore”. Spiega Francesco: “Il Battesimo ... non è una formalità! E’ un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Un bambino battezzato o un bambino non battezzato non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d’amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli”.
I Doni dello Spirito Santo: vivere tutto con il cuore di Dio
“Lo Spirito Santo - sottolinea Francesco - costituisce l’anima, la linfa vitale della Chiesa e di ogni singolo cristiano: è l’Amore di Dio che fa del nostro cuore la sua dimora ed entra in comunione con noi. Lo Spirito Santo sta sempre con noi, sempre è in noi … è ‘il dono di Dio’ per eccellenza … e a sua volta comunica a chi lo accoglie diversi doni spirituali. La Chiesa ne individua sette, numero che simbolicamente dice pienezza, completezza … (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio)”. Il primo dono dello Spirito Santo, secondo questo elenco, è la sapienza: “Non si tratta semplicemente della saggezza umana, che è frutto della conoscenza e dell’esperienza”, ma “è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio”.
La Chiesa: il cristiano appartiene a un popolo
“Parlare della Chiesa è parlare della nostra madre, della nostra famiglia - spiega Francesco - La Chiesa infatti non è un’istituzione finalizzata a se stessa o un’associazione privata, una Ong, né tanto meno si deve restringere lo sguardo al clero o al Vaticano”. “Essere Chiesa è sentirsi nelle mani di Dio, che è padre e ci ama” e ha voluto “formare un popolo benedetto dal suo amore … che porti la sua benedizione a tutti i popoli della terra”. Far parte della Chiesa significa appartenere a questo popolo: “Non siamo isolati e non siamo cristiani a titolo individuale, ognuno per conto proprio … Nella Chiesa non esiste il ‘fai da te’, non esistono battitori liberi". Quindi ricorda quando Benedetto XVI ha descritto la Chiesa come un "noi" ecclesiale: "Talvolta capita di sentire qualcuno dire: ‘Io credo in Dio, credo in Gesù, ma la Chiesa non m’interessa’ …. e questo non va. C’è chi ritiene di poter avere un rapporto personale, diretto, immediato con Gesù Cristo al di fuori della comunione e della mediazione della Chiesa. Sono tentazioni pericolose e dannose”.
Catechesi sulla Famiglia
Il Papa inizia queste catechesi (il terzo ciclo più lungo) a cavallo tra i due Sinodi sulla famiglia. E’ un percorso molto articolato e profondo sui più diversi aspetti della vita familiare. Si tratta di catechesi molto belle. Francesco ribadisce le verità fondamentali del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e l’apertura alla vita. Nello stesso tempo guarda con misericordia alle famiglie ferite. Sottolinea la libertà che deve caratterizzare i lavori sinodali, da compiersi “cum Petro et sub Petro”, cioè con la presenza del Papa, che è “garanzia dell’ortodossia”.
La Misericordia: ciò che a Dio piace di più
Il ciclo più lungo di catechesi è dedicato all’Anno Santo della Misericordia. Il Papa afferma che “volgere lo sguardo a Dio, Padre misericordioso, e ai fratelli bisognosi di misericordia, significa puntare l’attenzione sul contenuto essenziale del Vangelo: Gesù, la Misericordia fatta carne, che rende visibile ai nostri occhi il grande mistero dell’Amore trinitario di Dio”. Ecco l’invito di Francesco: “La Chiesa impari a scegliere unicamente ciò che a Dio piace di più. E, che cosa è che a Dio piace di più? Perdonare i suoi figli, aver misericordia di loro, affinché anch’essi possano a loro volta perdonare i fratelli, risplendendo come fiaccole della misericordia di Dio nel mondo. Questo è quello che a Dio piace di più”.
La Speranza cristiana non delude
“L’ottimismo delude, la speranza no!" - spiega il Papa in questo ciclo di catechesi, il secondo più lungo - "Ne abbiamo tanto bisogno, in questi tempi che appaiono oscuri, in cui a volte ci sentiamo smarriti davanti al male e alla violenza che ci circondano, davanti al dolore di tanti nostri fratelli. Ci vuole la speranza! Ci sentiamo smarriti e anche un po’ scoraggiati, perché ci troviamo impotenti e ci sembra che questo buio non debba mai finire. Ma non bisogna lasciare che la speranza ci abbandoni, perché Dio con il suo amore cammina con noi. ‘Io spero, perché Dio è accanto a me’: questo possiamo dirlo tutti noi … Cammina e mi porta per mano. Dio non ci lascia soli. Il Signore Gesù ha vinto il male e ci ha aperto la strada della vita … Attendiamo fiduciosi la venuta del Signore, e qualunque sia il deserto delle nostre vite … diventerà un giardino fiorito. La speranza non delude!”.
La Messa: senza l’Eucaristia non possiamo vivere
“È fondamentale per noi cristiani - dice Francesco - comprendere bene il valore e il significato della Santa Messa, per vivere sempre più pienamente il nostro rapporto con Dio. Non possiamo dimenticare il gran numero di cristiani che, nel mondo intero, in duemila anni di storia, hanno resistito fino alla morte per difendere l’Eucaristia; e quanti, ancora oggi, rischiano la vita per partecipare alla Messa domenicale … se non possiamo celebrare l’Eucaristia, non possiamo vivere, la nostra vita cristiana morirebbe”. E spiega: “La celebrazione eucaristica è ben più di un semplice banchetto: è proprio il memoriale della Pasqua di Gesù, il mistero centrale della salvezza. «Memoriale» non significa solo un ricordo … ma vuol dire che ogni volta che celebriamo questo Sacramento partecipiamo al mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo. L’Eucaristia costituisce il vertice dell’azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa infatti su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di relazionarci con Lui e con i fratelli. È per questo che … si dice di «ricevere la Comunione», di «fare la Comunione»: questo significa che nella potenza dello Spirito Santo, la partecipazione alla mensa eucaristica ci conforma in modo unico e profondo a Cristo, facendoci pregustare già ora la piena comunione col Padre che caratterizzerà il banchetto celeste, dove con tutti i Santi avremo la gioia di contemplare Dio faccia a faccia”.
Catechesi sul Battesimo e la Confermazione
Il Papa, nelle sue catechesi, torna a riflettere per la seconda volta su questi due Sacramenti. “Se nel Battesimo è lo Spirito Santo a immergerci in Cristo, nella Confermazione è il Cristo a colmarci del suo Spirito, consacrandoci suoi testimoni, partecipi del medesimo principio di vita e di missione, secondo il disegno del Padre celeste … Io mi domando: come si vede che abbiamo ricevuto il Dono dello Spirito? Se compiamo le opere dello Spirito, se pronunciamo parole insegnate dallo Spirito”.
I Comandamenti: vivere nell’amore di Dio
Parlando dei Comandamenti, il Papa ricorda quanto dice Gesù: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Il compimento è proprio nell’accogliere senza riserve l’amore che Dio dona. Ma per vivere così “abbiamo bisogno di un cuore nuovo, inabitato dallo Spirito Santo” che mette in noi i desideri di Cristo: “La vita nuova infatti non è il titanico sforzo per essere coerenti con una norma, ma la vita nuova è lo Spirito stesso di Dio che inizia a guidarci fino ai suoi frutti, in una felice sinergia fra la nostra gioia di essere amati e la sua gioia di amarci. Si incontrano le due gioie: la gioia di Dio di amarci e la nostra gioia di essere amati”.
La preghiera del Padre nostro
Nel ciclo su Padre nostro, il Papa invita a ripetere a Gesù: “Signore, insegnami a pregare”. Perché “dobbiamo sempre imparare”. “Non sappiamo nemmeno se le preghiere che indirizziamo a Dio siano effettivamente quelle che Lui vuole sentirsi rivolgere … Il primo passo per pregare è essere umile, andare dal Padre e dire: ‘Guardami, sono peccatore, sono debole, sono cattivo’ … sempre si incomincia con l’umiltà, e il Signore ascolta”. Inoltre, Gesù, nella preghiera, non vuole spegnere l’umano, “non vuole che smorziamo le domande e le richieste imparando a sopportare tutto. Vuole invece che ogni sofferenza, ogni inquietudine, si slanci verso il cielo e diventi dialogo. Avere fede … è un’abitudine al grido”. I credenti sentono il bisogno di lodare Dio - afferma il Papa - “ma nessuno di noi è tenuto ad abbracciare la teoria che qualcuno in passato ha avanzato, che cioè la preghiera di domanda sia una forma debole della fede, mentre la preghiera più autentica sarebbe la lode pura, quella che cerca Dio senza il peso di alcuna richiesta. No, questo non è vero. La preghiera di domanda è autentica, è spontanea, è un atto di fede in Dio che è il Padre, che è buono … Lui ci capisce e ci ama tanto”. Il Papa invita a non dimenticare che il protagonista di ogni preghiera cristiana è lo Spirito Santo: “Noi non potremmo mai pregare senza la forza dello Spirito Santo” che “ci rende capaci di pregare come figli di Dio”. Il Rosario è la preghiera che Francesco chiede a tutti di recitare ogni giorno: per chiedere anche di respingere gli attacchi del diavolo alla Chiesa.
Gli Atti degli Apostoli: il viaggio del Vangelo nel mondo
L’ultimo ciclo di catechesi che il Papa ha appena iniziato riguarda gli Atti degli Apostoli: un libro che parla “del viaggio del Vangelo nel mondo e ci mostra il meraviglioso connubio tra la Parola di Dio e lo Spirito Santo che inaugura il tempo dell’evangelizzazione. I protagonisti degli Atti sono … una ‘coppia’ vivace ed efficace: la Parola e lo Spirito”. “La Parola di Dio corre, è dinamica, irriga ogni terreno su cui cade … la parola umana diventa efficace non grazie alla retorica … ma grazie allo Spirito Santo, che è la dýnamis di Dio … la sua forza, che ha il potere di purificare la parola, di renderla apportatrice di vita … di accendere i cuori e di far saltare schemi, resistenze e muri di divisione, aprendo vie nuove e dilatando i confini del popolo di Dio”.
Gli appelli: pace nel mondo e cristiani perseguitati
L’udienza generale è per il Papa anche un’occasione per lanciare appelli. In questi sei anni di pontificato se ne contano circa 120. Il primo sguardo di Francesco è rivolto a tutta l’umanità, con oltre quaranta appelli per la pace nelle varie regioni del mondo colpite da guerre e violenze; oltre 20 appelli sono rivolti ai cristiani nel mondo, in particolare per quelli colpiti da persecuzioni, discriminazioni o particolari difficoltà. Un’altra quindicina di appelli li ha lanciati per le persone colpite da calamità naturali, epidemie e incidenti. Una decina di appelli li ha rivolti rispettivamente ai migranti, in particolare in occasione delle tragedie del mare, ai lavoratori in difficoltà e ai poveri del mondo, anche quelli causati dal degrado ambientale.
Appelli per la vita
Francesco numerose volte parla della vita. Due segnalazioni. Un appello particolare è stato dedicato l’anno scorso alle drammatiche vicende di Vincent Lambert e Alfie Evans, dei quali ha citato esplicitamente i nomi: fatto del tutto eccezionale nella storia degli interventi papali su questi temi. Come fatto eccezionale è quanto accaduto con suor Maria Concetta Esu, 85 anni, missionaria e ostetrica in Africa. Il Papa l’ha voluta presentare personalmente all’udienza generale del 27 marzo scorso: “Io l’ho conosciuta a Bangui … Là lei mi ha raccontato che nella sua vita ha aiutato a nascere migliaia di bambini. Che meraviglia! … Cara Sorella, a nome mio e della Chiesa, ti offro un’onorificenza. È un segno del nostro affetto e del nostro ‘grazie’ per tutto il lavoro che hai fatto … al servizio della vita, dei bambini, delle mamme e delle famiglie. Con questo gesto dedicato a te, intendo anche esprimere la mia riconoscenza anche a tutti i missionari e le missionarie, sacerdoti, religiosi e laici, che spargono il seme del Regno di Dio in ogni parte del mondo. Il vostro lavoro, cari missionari e missionarie, è grande. Voi ‘bruciate’ la vita seminando la parola di Dio con la vostra testimonianza… E in questo mondo voi non fate notizia. Voi non siete notizia sui giornali”. Il loro esempio – conclude il Papa – “ci aiuti tutti a vivere il Vangelo là dove siamo”.
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