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11 settembre 2001, “il giorno buio nella storia dell’umanità”

Così Giovanni Paolo II, all'indomani della tragedia, ricordava l' 11 settembre. Sono passati 18 anni dal giorno che ha cambiato per sempre la storia degli Stati Uniti e del mondo intero. Era il 2001 quando un gruppo di dirottatori scagliò quattro aerei di linea sul suolo americano, uccidendo quasi 3mila persone. La preghiera di Benedetto XVI e Francesco a Ground Zero

Luisa Urbani – Città del Vaticano

Un martedì qualsiasi di settembre che in pochi minuti si trasforma nel peggiore attacco terroristico nella storia degli Stati Uniti. Sono le 8.46 (ora locale) quando il volo American Airlines 11 si schianta contro la Torre Nord del World Trade Center, nel cuore di New York, facendo scoppiare un incendio. Poco dopo un altro aereo colpisce la Torre Sud. Polizia e vigili del fuoco tentano di evacuare i due edifici. Le operazioni, però, non sono semplici. La Torre Sud collassa su se stessa: una nuvola di polvere invade il cielo di New York ricoprendo tutto e tutti. Poco dopo, precipita anche la seconda torre. Poi lo schianto dell’American Airlines 77 al Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa americana e il quarto attacco, fallito grazie alla rivolta dei passeggeri dello United Airlines 93.

La vicinanza di Giovanni Paolo II

Milioni di persone hanno gli occhi puntati sulle tv e assistono in diretta a quello che sta succedendo, pietrificati e increduli. Vigili del fuoco, forze dell’ordine, uomini della protezione civile ricoperti di cenere che cercano di salvare più persone possibile. Strutture distrutte, sirene che squarciano il silenzio surreale, poi le grida e il tossire di uomini e donne.
Le immagini fanno il giro del mondo, arrivano anche in Vaticano sotto gli occhi di Giovanni Paolo II che il giorno dopo, nel corso dell’Udienza generale, chiederà che non si facciano applausi per creare un clima di raccoglimento e preghiera per tutte le vittime di quello che definisce “un giorno buio nella storia dell’umanità, un terribile affronto alla dignità dell’uomo”. Nonostante la sofferenza e il dolore per la perdita delle vite umane, il futuro Santo vuole però ricordare a tutti che “se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l’ultima parola”. 

Ascolta Giovanni Paolo II

La croce tra la polvere: un segno di speranza

Tra le immagini che scorrono sugli schermi di tutto il mondo c’è anche quella di una croce. Durante le operazioni di soccorso, a un certo punto, in mezzo alla polvere e ai detriti si staglia davanti ai vigili del fuoco una croce. È costituita da due travi di metallo della struttura del World Trade Center. Sotto quel segno si raccoglieranno molte persone di diverse religioni, facendo diventare la Croce di Ground Zero il simbolo di conforto per tutti coloro che hanno perso i propri cari. Oggi, a distanza di 18 anni da quel giorno, è conservata al National September 11 Memorial & Museum, uno spazio realizzato per rendere omaggio a tutte le persone che hanno perso la vita negli attacchi terroristici del 2001.

Il memoriale e la visita di Benedetto XVI

Il memoriale dell'11 settembre è un luogo che rappresenta la sopravvivenza, la rinascita e il ricordo. Nel luogo dove sorgevano le Torri Gemelle, oggi ci sono due grandi vasche, sui cui lati sono incisi i nomi di tutte le vittime. Le vasche simboleggiano la perdita di vite umane e il vuoto fisico lasciato dagli attacchi terroristici. Sarà Benedetto XVI a visitarlo per primo, 7 anni dopo quel terribile giorno. Deciderà di non pronunciare alcun discorso. Dopo l’incontro con i parenti delle vittime e i soccorritori, si raccoglierà in preghiera chiedendo al Signore di concederci “la saggezza e il coraggio di lavorare instancabilmente per un mondo in cui pace e amore autentici regnino tra le Nazioni e nei cuori di tutti”.

Il ricordo di Papa Francesco

Dopo Benedetto XVI, nel 2015, anche Francesco visiterà quel luogo simbolo. Il Pontefice, pregando con 12 leader religiosi dopo aver incontrato i familiari delle vittime, ricorderà a tutti che "questo luogo di morte si trasforma anche in un luogo di vita, di vite salvate, un canto che ci porta ad affermare che la vita è sempre destinata a trionfare sui profeti della distruzione, sulla morte, che il bene avrà sempre la meglio sul male, che la riconciliazione e l'unità vinceranno sull'odio e sulla divisione” perché “nelle differenze e nelle discrepanze è possibile vivere in un mondo di pace”.

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11 settembre 2019, 08:00