Quello che il Papa non ha detto sui peccati di gola e lussuria
Sergio Centofanti – Città del Vaticano
Meritano una riflessione le varie “traduzioni”, apparse in questi giorni, delle parole del Papa rivolte ai Gesuiti in Mozambico pubblicate da Civiltà Cattolica il 26 settembre. Francesco aveva sottolineato che “una delle dimensioni del clericalismo è la fissazione morale esclusiva sul sesto comandamento”, aggiungendo:
“Una volta un gesuita, un grande gesuita, mi disse di stare attento nel dare l’assoluzione, perché i peccati più gravi sono quelli che hanno una maggiore «angelicità»: orgoglio, arroganza, dominio… E i meno gravi sono quelli che hanno minore angelicità, quali la gola e la lussuria. Ci si concentra sul sesso e poi non si dà peso all’ingiustizia sociale, alla calunnia, ai pettegolezzi, alle menzogne. La Chiesa oggi ha bisogno di una profonda conversione su questo punto”.
Virgolettati di fantasia
In vari hanno fatto festa a queste parole, gridando all’autoassoluzione generale. Un giornale ha riferito, virgolettando, che Papa Francesco ha detto che “gola e lussuria non sono peccati gravi”. In realtà, sul testo riportato da Civiltà Cattolica il Papa dice “meno gravi”, quindi, purtroppo per tutti, sempre “gravi”. Altre testate giornalistiche sono state più prudenti nel virgolettare e hanno liberamente “tradotto” il pensiero del Papa con un “non sono peccati tanto gravi”. Un’altra testata si è fatta prendere dall’entusiasmo e nel titolo la spara grossa: il Papa avrebbe detto “La lussuria non è peccato”. Poi qualcuno deve aver avvertito che era un po’ troppo fantasioso detto in quel modo, così il titolo è stato cambiato, ma su google ne resta la traccia. Il testo del servizio però lo ribadisce e virgoletta frasi mai pronunciate dal Papa: “Gola e lussuria non sono peccati. O, almeno, non sono tra i più gravi”.
Una riflessione merita l’abitudine di semplificare e purtroppo manipolare la verità. Un fenomeno che, pur nella fretta di tutti i giorni, ci deve spingere alla fatica della verifica delle fonti prima di emettere giudizi.
Le manipolazioni del pensiero
Su un altro fronte, se in molti si sono detti felici per l’ennesimo (inesistente) cambiamento di dottrina, altri si sono stracciati le vesti. Fra i tradizionali critici di questo Papa c’è chi ha cercato di fargli dire che la pedofilia è un peccato meno grave, facendo finta di non ricordare che, contro questo crimine efferato che uccide dentro, Bergoglio ha usato parole durissime: “E a quanti abusano dei minori vorrei dire: convertitevi e consegnatevi alla giustizia umana, e preparatevi alla giustizia divina, ricordandovi delle parole di Cristo: «Chi scandalizzerà anche uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!» (Mt 18,6-7)” (Discorso alla Curia Romana, 21 dicembre 2018). Francesco è il Papa che è arrivato a paragonare l’abuso sui minori perpetrato dai chierici alle messe nere, dunque ai riti satanici.
Semplificazioni indebite e frasi ridotte a slogan finiscono per trasmettere un messaggio falsato gettando nuova benzina sul fuoco delle polemiche sui social.
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