Il Papa: non possiamo restare indifferenti di fronte alla miseria di tanti
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Uomini e donne dai molteplici tratti somatici, abiti tradizionali, canti, movimenti di danza, letture e preghiere pronunciate in varie lingue portano il mondo in Piazza San Pietro dove, stamattina, Papa Francesco celebra la santa Messa nella Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato.
L'attenzione del Dio d'Israele per i più deboli
Il Dio di Israele è Colui “che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero e gli dà pane e vestito”. Lo troviamo scritto nel libro del Deuteronomio, ma ce lo ripete il libro dell’Esodo e lo stesso Salmo Responsoriale della liturgia di oggi che afferma, dice il Papa nell'omelia: “Il Signore sostiene i forestieri, assieme alle vedove e agli orfani del popolo”. Sono le categorie più vulnerabili, “spesso dimenticate ed esposte a soprusi” per le quali “il Signore ha una particolare sollecitudine”. E’ il suo tratto distintivo e questa attenzione è anche “un dovere morale” per “tutti coloro che vogliono appartenere al suo popolo”. Anche oggi:
Nel Messaggio per questa 105a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato si ripete come un ritornello il tema: “Non si tratta solo di migranti”. Ed è vero: non si tratta solo di forestieri, si tratta di tutti gli abitanti delle periferie esistenziali che, assieme ai migranti e ai rifugiati, sono vittime della cultura dello scarto. Il Signore ci chiede di mettere in pratica la carità nei loro confronti; ci chiede di restaurare la loro umanità, assieme alla nostra, senza escludere nessuno, senza lasciare fuori nessuno.
Nel mondo attuale ci sono ancora tante ingiustizie
Insieme ai gesti di carità, Papa Francesco afferma che è necessario anche “riflettere sulle ingiustizie che generano esclusione, in particolare sui privilegi di pochi che, per essere conservati, vanno a scapito di molti”. E citando ancora il Messaggio per questa Giornata prosegue:
Il mondo odierno è ogni giorno più elitista e crudele con gli esclusi. E' una verità che fa dolore., questo mondo è ogni giorno più elitista, più crudele con gli esclusi. I Paesi in via di sviluppo continuano ad essere depauperati delle loro migliori risorse naturali e umane a beneficio di pochi mercati privilegiati. Le guerre interessano solo alcune regioni del mondo, ma le armi per farle vengono prodotte e vendute in altre regioni, le quali poi non vogliono farsi carico dei rifugiati prodotti da tali conflitti. Chi ne fa le spese sono sempre i piccoli, i poveri, i più vulnerabili, ai quali si impedisce di sedersi a tavola e si lasciano le “briciole” del banchetto
Guai ai gaudenti che non si accorgono di chi è nel bisogno
Nella prima Lettura di oggi il profeta Amos usa parole dure per mettere in guardia gli spensierati e i gaudenti di Sion che pensavano solo al benessere proprio, a mangiare e a bere, senza vedere lo sfacelo di Israele. E commenta, riprendendo le parole dette a Lampedusa, l’8 luglio 2013:
È impressionante come, a distanza di 28 secoli, questi ammonimenti conservino intatta la loro attualità. Anche oggi infatti la «cultura del benessere […] ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, […] porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza.
Come cristiani non possiamo non piangere e reagire
Anche noi rischiamo di comportarci, dice ancora Francesco, come l’uomo ricco con Lazzaro di cui si parla nel brano del Vangelo di oggi. “E anche noi – prosegue - , troppo presi dal preservare il nostro benessere, rischiamo di non accorgerci del fratello e della sorella in difficoltà.
Ma come cristiani non possiamo essere indifferenti di fronte al dramma delle vecchie e nuove povertà, delle solitudini più buie, del disprezzo e della discriminazione di chi non appartiene al “nostro” gruppo. Non possiamo rimanere insensibili, con il cuore anestetizzato, di fronte alla miseria di tanti innocenti. Non possiamo non piangere. Non possiamo non reagire. Chiediamo al Signore la grazia di piangere, quel pianto che converte il cuore davanti a questi peccati.
Amare è anche impegnarsi per un mondo più giusto
Amare Dio e amare il prossimo sono due comandamenti che non si possono separare, dice il Papa, e spiega che cosa significa amare il prossimo:
Amare il prossimo come sé stessi vuol dire anche impegnarsi seriamente per costruire un mondo più giusto, dove tutti abbiano accesso ai beni della terra, dove tutti abbiano la possibilità di realizzarsi come persone e come famiglie, dove a tutti siano garantiti i diritti fondamentali e la dignità.
Amare significa ancora “sentire compassione per la sofferenza dei fratelli e delle sorelle”, “farsi prossimi di tutti i viandanti malmenati e abbandonati sulle strade del mondo”, facendo il possibile per aiutarli.
L'affidamento a Maria degli abitanti delle periferie del mondo
Dio ci chiede, dice Papa Francesco, di “impegnarci nella costruzione della famiglia umana” dove tutti sono fratelli “figli dell’unico Padre”. E conclude:
Oggi abbiamo bisogno anche di una madre e affidiamo all’amore materno di Maria, Madonna della Strada - Madonna delle tante strade dolorose - , affidiamo a Lei i migranti e i rifugiati, assieme agli abitanti delle periferie del mondo e a coloro che si fanno loro compagni di viaggio.
Bassetti: le migrazioni interpellano la Chiesa in Italia
Al termine della celebrazione, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, ringrazia Francesco per questa Messa che ha riunito intorno all’altare "gente di ogni dove, unita nello spirito di lode al Signore, padre di tutta l’umanità". Parla poi del dramma delle migrazioni che interpella la Chiesa che è in Italia. "Si tratta - dice - di un vasto movimento di popoli tormentati dalla violenza, dalla fame, dalla disperazione, che cerca aiuto presso i Paesi più ricchi e capaci". La risposta che trovano è spesso l'indifferenza. "Ma il Signore, con la sua Parola e il suo esempio di amore, ci invita ad essere solidali, a non assecondare le ingiustizie e l’empietà." E conclude: "Grazie, Santo Padre, per il suo esempio e la forza della sua parola. La Chiesa italiana, attraverso Caritas e Migrantes cerca di dar corpo al Vangelo della carità e della gioia".
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