Il Papa ai giornalisti Ucsi: raccontate “buone notizie” e smascherate le parole false
Alessandro Di Bussolo - Città del Vaticano
Un giornalismo che vuol essere in sintonia con il magistero della Chiesa, come quello dell’Unione cattolica della stampa italiana, che Papa Francesco incontra nel 60esimo anniversario di fondazione, deve avere “passione per la storia degli uomini”, distinguere “le scelte umane da quelle disumane", "lavorare per la coesione sociale" e soprattutto "dire la verità ad ogni costo" senza "dipendenza dal potere", smascherando “le parole false e distruttive”. Inoltre non deve temere di "rovesciare l'ordine delle notizie, per dare voce a chi non ce l'ha", di “raccontare le buone notizie, che generano amicizia sociale” e di “costruire comunità di pensiero e di vita capaci di leggere i segni dei tempi”.
Ispirati al servizio, al Vangelo e al magistero della Chiesa
E’ una sorta di decalogo quello che il Papa offre a 170 giornalisti dell’Ucsi in Sala Clementina, dopo il saluto della presidente Vania De Luca. Francesco ricorda innanzitutto la “vocazione comunitaria” di un’associazione che nello statuto si definisce “professionale ed ecclesiale”: Trovare linfa e ispirazione “nel servizio alle persone, nel Vangelo e nel magistero della Chiesa”.
Guidati dalla "passione per la storia degli uomini"
Una missione che il Pontefice incoraggia a proseguire, attingendo forza “dalle radici che vi hanno fatto nascere: la fede, la passione per la storia degli uomini e la cura delle dimensioni antropologica ed etica della comunicazione”. Segni concreti del servizio dell’Ucsi al bene comune, ricorda Papa Francesco, sono “la rivista 'Desk' e il sito web, la scuola di formazione di Assisi e le tante attività nei territori”.
Per rinnovare la vostra sintonia con il magistero della Chiesa, vi esorto ad essere voce della coscienza di un giornalismo capace di distinguere il bene dal male, le scelte umane da quelle disumane. Perché oggi c’è una mescolanza, lì, che non si distingue; voi dovete aiutare in questo. Il giornalista – che è il cronista della storia – è chiamato a ricostruire la memoria dei fatti, a lavorare per la coesione sociale, a dire la verità ad ogni costo: c’è anche una parresia, cioè un coraggio, del giornalista, sempre rispettosa, mai arrogante.
La responsabilità di parole che modellano il mondo
Questo, sottolinea il Papa, significa anche essere liberi di fronte all’audience: “parlare con lo stile evangelico: ‘sì, sì’, ‘no, no’, perché il di più viene dal maligno.
La comunicazione ha bisogno di parole vere in mezzo a tante parole vuote. E in questo avete una grande responsabilità: le vostre parole raccontano il mondo e lo modellano, i vostri racconti possono generare spazi di libertà o di schiavitù, di responsabilità o di dipendenza dal potere. Quante volte il giornalista vuole andare su questa strada ma ha dietro di sé una direzione editoriale che gli dice “no, questo non si pubblica, questo sì, questo no”, e si passa tutta quella verità nell’alambicco delle convenienze finanziarie della direzione editoriale e finisce comunicando quello che non è vero, che non è bello e che non è buono.
Comunità capaci di leggere i segni dei tempi
"Da molti vostri predecessori - chiarisce Francesco - avete imparato che solo con l’uso di parole di pace, di giustizia e di solidarietà, rese credibili da una testimonianza coerente, si possono costruire società più giuste e solidali. Purtroppo però vale anche il contrario". E chiede ai giornalisti cattolici di dare "il vostro contributo per smascherare le parole false e distruttive". Nell’era del web, prosegue il Pontefice, “il compito del giornalista è identificare le fonti credibili, contestualizzarle, interpretarle e gerarchizzarle”. E ricorda l’esempio che ha fatto spesso, anche nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”: “una persona muore assiderata per la strada, e non fa notizia; la Borsa ribassa di due punti, e tutte le agenzie ne parlano”.
Non abbiate paura di rovesciare l’ordine delle notizie, per dar voce a chi non ce l’ha; di raccontare le “buone notizie” che generano amicizia sociale – non di raccontare favole, ma buone notizie reali - di costruire comunità di pensiero e di vita capaci di leggere i segni dei tempi. Vi ringrazio perché già vi sforzate di lavorare per questo, anche con documenti come la Laudato si’ , che non è un’enciclica ecologica, ma sociale, e promuove un nuovo modello di sviluppo umano integrale.
L'impegno per far conoscere le proposte della "Laudato sì"
Voi, spiega Papa Francesco, cooperate a far diventare questo modello di sviluppo “cultura condivisa, in alternativa a sistemi nei quali si è costretti a ridurre tutto al consumo”. E invita l’Ucsi a riconoscere e potare i “rami secchi”, adottando “modalità di gestione associativa più snelle e più centrate sulla missione”, per offrire una migliore testimonianza.
L'esempio di Lolo, il primo giornalista laico beato
Contate, conclude il Papa, sugli “importanti riferimenti” della Chiesa che è in Italia e dell’accompagnamento di alcuni padri scrittori della "Civiltà Cattolica" iscritti all’associazione, tra i quali il direttore padre Antonio Spadaro. Un riferimento è anche il primo giornalista laico beato, Manuel Lozano Garrido, più conosciuto come Lolo, beatificato il 12 giugno 2010, che, ricorda Francesco “visse ai tempi della guerra civile spagnola, quando essere cristiani significava rischiare la vita. Nonostante la malattia che lo costrinse a vivere ventotto anni sulla sedia a rotelle, non cessò di amare la sua professione”.
Nel suo “decalogo del giornalista” raccomanda di “pagare con la moneta della franchezza”, di “lavorare il pane dell’informazione pulita con il sale dello stile e il lievito dell’eternità” e di non servire “né pasticceria né piatti piccanti, piuttosto il buon boccone della vita pulita e speranzosa”. Davvero un bell’esempio da seguire!
In chiusura, il Pontefice benedice di cuore il lavoro dei giornalisti “perché sia fecondo”.
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