Il Papa ai vescovi europei: contro le lacerazioni, rafforzate la carità
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Il Papa scrive al cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) per l’Assemblea Plenaria che ha preso il via oggi a Santiago de Compostela sul tema “Europa, tempo di risveglio? I segni della Speranza”. Un tema che Francesco, nel suo messaggio ai partecipanti, definisce un’importante provocazione per riflettere sui cammini che possono essere intrapresi per ridare al Vecchio Continente ciò che sembra aver perso da molto. E invita subito a cercare i segni, anche piccoli, di quella speranza che è sinonimo di vita nuova: “Tanti ve ne sono, spesso nascosti – dice il Pontefice - anche se sovente siamo portati a non rendercene conto. Li vediamo a cominciare dalla sollecitudine di tanti nostri fratelli verso quanti sono nella sofferenza e nel bisogno, specialmente i malati, i carcerati, i poveri, i migranti e i rifugiati; come pure nell’impegno in campo culturale, specialmente nell’educazione dei più piccoli che sono il futuro dell’Europa”.
Carità, via maestra per il cristiano
Ma tra tutte le vie possibili, il Papa suggerisce ancora quella della carità, maestra per il cristiano, definendola “il più grande antidoto contro le tendenze del nostro tempo, piene di lacerazioni e di contrapposizioni”. Carità, spiega, che vuol dire guardare l’altro come persona, soccorrerlo quando è nel bisogno, come insegna Gesù stesso: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. La carità apre e fa respirare, insiste il Pontefice, al contrario dei populismi. “I populismi che vediamo dilagare di questi tempi - rimarca - si nutrono della continua ricerca di contrasti, che non aprono il cuore, anzi lo imprigionano dentro muri di risentimento soffocante. Invece, la carità apre e fa respirare. Essa non contrappone le persone, ma vede riflesse nel 'bisogno degli ultimi' le necessità di ciascuno di noi, poiché tutti siamo un po’ indigenti, tutti un po’ fragili, tutti bisognosi di cure”.
Rinnovare l'impegno per riedificare l'Europa
Francesco chiede di essere anche testimoni di quella fede che non si trasmette mai per proselitismo, ma per attrazione, di essere aperti alla novità dello Spirito, senza ripresentare schemi del passato. E mentre cita Santiago, come luogo “altamente simbolico per riscoprire la grande ricchezza dell’Europa unita nella sua tradizione religiosa e culturale”, suggerisce tre figure di sante che Giovanni Paolo II nel 1999, proclamò compatrone d’Europa: Santa Brigida di Svezia, Santa Caterina da Siena e Santa Teresa Benedetta della Croce. Tre donne che – prosegue – “ci mostrano la carità vissuta nella famiglia, fondamento di ogni società umana e come servizio al prossimo nella verità e nel sacrificio”. Ed è solo chinandosi sulle ferite di quanti sono smarriti, indifesi ed emarginati, come hanno fatto loro, che la Chiesa potrà rinnovare il suo impegno per l’edificazione dell’Europa.
Un nuovo umanesimo
Adoperarsi per un nuovo umanesimo capace di dialogare, integrare e valorizzare ciò che è più caro alla tradizione del Continente è quindi l’esortazione finale del Papa che indica tre vettori su cui muovere il cammino per fare dell’Europa una 'famiglia di popoli', terra di pace e speranza: la difesa della vita e della dignità umana, la promozione della famiglia e il rispetto dei diritti fondamentali della persona.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui