Il Papa: la bellezza e l'arte antidoto alla cultura del rancore
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Una ‘casa viva’, abitata e aperta a tutti, con le porte spalancate ai popoli del mondo; un posto dove ciascuno possa sentirsi rappresentato e dove lo sguardo della Chiesa sia percepito concretamente come sguardo che non conosce preclusioni. Così Francesco all’inaugurazione del nuovo allestimento del Museo Etnologico “Anima Mundi”, ridisegna la vocazione dei Musei Vaticani, dopo il saluto del cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato.
Chi entra qui dovrebbe sentire che in questa casa c’è spazio anche per lui, per il suo popolo, la sua tradizione, la sua cultura: l’europeo come l’indiano, il cinese come il nativo della foresta amazzonica o congolese, dell’Alaska o dei deserti australiani o delle isole del Pacifico. Tutti i popoli sono qui, all’ombra della cupola di San Pietro, vicini al cuore della Chiesa e del Papa. E questo perché l’arte non è una cosa sradicata: l’arte nasce dal cuore dei popoli, è un messaggio: dal cuore dei popoli, al cuore dei popoli.
Un luogo di dialogo e di incontro
Chiunque varchi la soglia di questo luogo, incalza il Papa, dovrà trovare sempre ad attenderlo lo spazio del dialogo, dell’apertura all’altro e dell’incontro e dovrà anche sentire che la propria arte ha lo stesso valore, la stessa dignità, ed è custodita con la medesima passione "che si riserva ai capolavori del Rinascimento o alle immortali sculture greche e romane, che richiamano ogni anno milioni di persone”.
Opere d'arte contro rancore e razzismo
Il Pontefice loda anche l’allestimento realizzato da curatori, architetti, operai e artigiani, nel segno della trasparenza che sempre, dice, fa bene alle istituzioni ecclesiali ed esprime apprezzamento per la mostra speciale sull’Amazzonia, regione al centro del Sinodo dei vescovi in corso in Vaticano, intitolata Mater Amazonia - The deep breath of the world. Quindi incoraggia a “guardare ad ogni cultura, all’altro, con apertura di animo e con benevolenza” vincendo così, anche attraverso la bellezza, i tanti virus che minano la fratellanza.
La bellezza ci unisce. Ci invita a vivere la fratellanza umana, contrastando la cultura del rancore, del razzismo, del nazionalismo, che è sempre in agguato. Queste sono culture selettive, culture di numeri chiusi. Pochi mesi fa, da questo Museo, sono partite alla volta di Pechino alcune opere di arte cinese. E prima altre avevano raggiunto alcuni Paesi islamici… Quante buone iniziative si possono fare grazie all’arte, riuscendo a superare anche le barriere e le distanze.
Far risuonare la voce di Dio
Ringraziando il curatore di Anima Mundi, padre Nicola Mapelli, missionario del PIME, Papa Bergoglio, chiude con un auspicio: “Possa questo Museo Etnologico custodire nel tempo la sua identità specifica e ricordare a tutti il valore dell’armonia e della pace tra i popoli e le nazioni. E possa l’arte qui raccolta far risuonare la voce di Dio in quanti visiteranno questa collezione”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Le origini del Museo Etnologico
Le origini del Museo etnologico risalgono al 1925 quando, su impulso di Papa Pio XI, viene allestita l’Esposizione Vaticana per far conoscere le tradizioni culturali, artistiche e spirituali di tutti i popoli. Al termine dell’esposizione, l’evento temporaneo si tramuta in una mostra permanente. Nasce così il Museo Missionario Etnologico, ospitato nel palazzo Laterano fino al suo trasferimento, avvenuto agli inizi degli anni Settanta, nella sede attuale, all’interno dei Musei Vaticani. Lo spazio ospiterà nel corso del tempo, migliaia di opere provenienti da ogni parte del mondo. Già prima di questo rinnovamento, la collezione di oggetti esposti nel Museo Etnologico era molto diversificata. Oggi si aggiungono migliaia di reperti preistorici, doni elargiti all’attuale Pontefice, testimonianze delle grandi tradizioni spirituali asiatiche e delle civiltà precolombiane e dell’Islam. Ed anche produzioni dei popoli africani e degli abitanti dell’Oceania, dell’Australia e delle popolazioni indigene d’America.
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