Il Papa in Giappone, gli effetti distruttivi del nucleare sulla natura e sulle persone
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Momenti molto attesi del viaggio apostolico del Papa in Giappone, saranno il Messaggio sulle armi nucleari previsto a Nagasaki e l’Incontro per la Pace che avrà luogo ad Hiroshima. Ma Francesco incontrerà anche le vittime del triplice disastro di Fukushima del marzo 2011. Valerio Albertini Rossi, fisico del Cnr, ricorda la catastrofe provocata dalle bombe nucleari sganciate dagli Usa sul Giappone nel 1945.
“Furono gli ordigni più distruttivi, che noi sappiamo, della storia militare, perché se è vero che poi, in un periodo seguente, sono stati costruiti alti ordigni ancora più potenti, sempre basati sulla tecnologia nucleare, per fortuna nessuno di questi è stato mai usato – dice Albertini Rossi - Gli effetti della caduta, dell’esplosione di queste bombe, sono tanti. Il primo, il più devastante è questo: quando c’è un’esplosione nucleare si crea un’onda di pressione a causa del grandissimo calore generato che distrugge ogni cosa. Oltre tutto, dopo l’espansione, c’è una contrazione dell’aria che riporta indietro tutto quello che era stato scagliato nella direzione eccentrica. Quindi questa caduta devastate degli oggetti ha prodotto la completa distruzione di tutti i manufatti umani nelle due città. A questo si aggiunge il calore immenso sprigionato che ha carbonizzato decine di migliaia di persone”.
E poi?
R. - Infine, c’è un terzo effetto: il fall-out, cioè la ricaduta del materiale fissile, come si dice in gergo, del materiale radioattivo di cui era costruititi il nocciolo della bomba, che viene disperso sotto forma di pulviscolo nell’atmosfera e lentamente riprecipita al suolo. I primi due effetti, cioè l’ondata di calore e l’onda d’urto che l’ondata di calore genere, sono di breve periodo e sono momentanei, nel senso che una volta che c‘è stata la distruzione si può ricostruire, ovviamente con grande fatica perché parliamo della distruzione di città, ma si ripristina lo status quo ante, lo stato precedente. Mentre invece la ricaduta di materiale radioattivo continua la sua contaminazione per decenni successivamente all’esplosione della bomba.
Che cosa rimane oggi di quelle due esplosioni? Ci sono ancora ricadute radioattive?
R. - Le ricadute avvengono nelle ore successive o, se ci sono venti, nei giorni successivi. Quello che accade è che questo pulviscolo radioattivo arriva a terra e si impasta con il terreno rimanendo lì. Bisogna quindi aspettare che faccia il suo corso, perché i materiali radioattivi hanno una loro vita e fino a quando sono vivi sono anche attivi, cioè emettono radiazioni mortali. Ma la quantità di materiale radioattivo che era all’interno delle bombe in realtà non era tantissima – è proprio questa la caratteristica degli ordigni nucleare: con poca materia si riescono ad avere degli effetti devastanti -, quindi essendo poco la materia e di vita relativamente, breve possiamo dire che adesso praticamente non si riesce più a registrare la presenza di questo pulviscolo e il tasso di radiazione è nei limiti del fondo ambientale.
Il Papa incontrerà alcune vittime, alcune persone colpite invece dall’esplosione della centrale nucleare di Fukushima. Ad oggi che cosa possiamo dire di quell’area e che cosa sta succedendo?
R. - Questa è una cosa completamente diversa perché ovviamente l’uso di Fukushima - come era stato di Cernobyl in passato - era a scopo civile, per la produzione di energia elettrica. Però non bisogna pensare che l’impatto sia inferiore rispetto a quello dell’esplosione di una bomba. Sotto quale aspetto? Ovviamente non c’è esplosione e quindi i primi due effetti - quello dell’onda d’urto e dell’ondata di calore - non ci sono stati e perciò non ha distrutto gli edifici e i territori circostanti. Tuttavia il terzo effetto, cioè quello della ricaduta del materiale radioattivo, è molto più serio, molto più grave a Fukushima – paradossalmente - che a Hiroshima e Nagasaki.
Per quanto tempo ancora la zona sarà contaminata?
R. - Dipende a cosa ci riferiamo, perché i materiali radioattivi non hanno una natura specifica: sono una famiglia di sostanze; quindi alcune di queste saranno attive per decine di anni, altre per centinaia, migliaia di anni. certo la loro concentrazione tenderà a diminuire progressivamente perché penetreranno nel terreno, verranno rilasciati negli oceani, ma la loro potenziale dannosità si estende per limiti temporali molto ampi. Parliamo di secoli, millenni.
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