Il Papa a Bartolomeo I: verso la piena comunione con gesti, preghiere e servizio
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
"Proseguire nel nostro impegno a lavorare per il ristabilimento della piena comunione tra i cristiani d'Oriente e di Occidente". E' la "ferma intenzione" personale e della Chiesa cattolica tutta, che Papa Francesco assicura in un Messaggio al Patriarca Bartolomeo I nel giorno della memoria liturgica di Sant'Andrea Apostolo, Patrono del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Il Messaggio è stato consegnato al Patriarca - e prima ancora letto dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani - al termine, questa mattina, della solenne Divina Liturgia presieduta da Bartolomeo I nella Chiesa patriarcale di San Giorgio al Fanar. Il porporato ha raggiunto Istanbul a capo di una delegazione della Santa Sede nel quadro del tradizionale scambio di visite per le rispettive feste dei santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre al Fanar per la celebrazione di Sant’Andrea.
Speranze e sentimenti da condividere
"È con grande gioia spirituale e in profonda comunione di fede e carità", scrive Francesco, che "mi unisco alla preghiera della Chiesa di Costantinopoli nel celebrare la festa del suo santo patrono l'Apostolo Andrea, primo chiamato e fratello di Pietro". Il Papa, citando la ricorrenza del quarantesimo anniversario della fondazione della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa - ad opera del Patriarca Dimitrios I e di san Giovanni Paolo II - ricorda i molti e "significativi passi in avanti" compiuti finora, esprimendo la sua personale gratitudine a quanti, nel passato e nel presente, vi si dedicano, con particolare riferimento all'operato del Metropolita Stylianos.
Volendo, in questo giorno di festa, condividere con "l'Amato fratello in Cristo" cui lo lega una fraterna amicizia, "speranze e sentimenti", Francesco poi rilancia quella che ritiene essere la "sfida attuale" delle due Chiese e dei fedeli chiamati ad un "rinnovamento di atteggiamento e condotta". Si tratta della stessa che - afferma il pontefice - pose san Giovanni Paolo II il 30 novembre del 1979, quando, nel discorso a Sua Santità Dimitrios I, a San Giorgio al Fanar, disse che "la domanda che dobbiamo porci non è se possiamo ristabilire la piena comunione, ma se abbiamo il diritto di rimanere separati".
La piena comunione e i gesti di rispetto e stima
A questo proposito il Papa mette in evidenza che la ricerca del "ripristino della piena comunione tra cattolici e ortodossi" non si limita al "dialogo teologico", ma si compie anche attraverso "altri canali di vita ecclesiale". Esattamente Francesco afferma che le reciproche relazioni "sono alimentate soprattutto attraverso gesti autentici di mutuo rispetto e stima (cfr Rm 12,9)" a dimostrazione di "una fedeltà condivisa alla parola del nostro unico Signore Gesù Cristo e la volontà di rimanere insieme nel suo amore (cfr Gv 15,10)". "Questa carità", prosegue Francesco "è frutto dello Spirito Santo (cfr Gal 5, 22) e segno di autentica vita cristiana (cfr Gv 13, 35).
Preghiera reciproca, annuncio e servizio
Ai gesti Francesco di seguito unisce anche la preghiera e il servizio nel cammino verso la piena comunione. "La nostra vicinanza cresce e si intensifica - scrive il Papa - ogni volta che, memori dell'unico battesimo in cui siamo stati rigenerati, dell'unica fede che ci anima e dell'unico Spirito Santo che ci guida (cfr Ef 4,4-5), preghiamo gli uni per gli altri (cfr Gc 5,16) e preghiamo insieme come fratelli (cfr Mt 18,19-20)". "Infine - prosegue - la nostra relazione è matura quando, obbedienti al mandato di Cristo Risorto di portare il Vangelo a tutte le creature e di guarire gli ammalati (cfr Mc 16, 15-18), cattolici e ortodossi lavorano insieme per annunciare la Buona Novella e servire i bisognosi".
Un viaggio promettente
Le tante inziative comuni - sottolinea in conclusione il Papa - già testimoniano questo "promettente viaggio" intrapreso dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, ma l'auspicio espresso oggi da Francesco è di rafforzare sempre più, anche "nei contesti locali", "il dialogo quotidiano di amore e di vita in progetti spirituali, pastorali, culturali e caritativi comuni".
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